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9 mar 2012

Pippo Pollina "Perche' amo le donne"

Oggi un pensiero si è insinuato, fin dal mattino, nella mia mente vedendo crescere di centimetro in centimetro una pianta del mio giardino: Io amo le donne molto piu' degli uomini.Le amo e le stimo di piu'.Le apprezzo e le considero la fortuna di questo pianeta.Tutte le donne che ho avuto il privilegio di frequentare erano sempre migliori di me.E di molto.Certo, un po la casualità gioca un ruolo, chè la madre , la nonna o la sorella non si possono scegliere.Le donne hanno un solo difetto.Quello di farsi trascinare, spesso per amore, su quel terreno putrido e scivoloso che gli uomini frequentano.A volte mi chiedo : Perchè molte donne italiane, quelle tante signorine giovani e belloccie hanno svenduto la loro identità interpretando il ruolo " di corpo seminudo danzante e nullapensante " che tanto abita il piccolo schermo italiano ?Io penso che il motivo sia legato al fatto che è l'uomo che la obbliga a tanto.Perchè l'uomo di turno al posto di comando la vuole cosi'.Perchè l'uomo la vuole solo per quello.E quindi la forma in relazione a quell'esigenza e poco importa che anche quell'uomo ha una moglie, una figlia etc..etc..La donna, crescendo, e lo fa abbastanza presto, nutre l'esigenza di migliorarsi, di...svilupparsi di elevare il proprio spirito e avvicinarsi alle domande ( e quindi anche alle risposte ) importanti della vita.Forse perchè madre natura la avvicina alla questione della pro-creazione e quindi ad uno dei momenti cruciali dell'esistenza, chissà..?L'uomo invece non cresce.Li trovi a bighellonare in squallide sale da gioco dove si scommette sulle corse dei cavalli.Li trovi a litigare negli stadi.(Anche se le donne hanno fatto capolino negli stadi.E suppongo per quell'inspiegabile fenomeno di copiare l'uomo nelle sue manifestazioni peggiori. ) Li trovi a discutere di automobili e beni di consumo.Li trovi a definire quanto piu' possibile la loro posizione sociale che è indicata dal danaro e dalla professione esercitata.La donna spesso si interessa di cultura, legge, capisce il significato della poesia.L'uomo, che non sia protagonista e interprete dell'arte, non se ne occupa.Spesso la deride.E quando la apprezza, per cultura o intuizione esce fuori tutto il suo infinito narcisismo, la sua sterminata tendenza alla gara, alla competizione.Una competizione che l'uomo pratica nella piazza per esprimere il suo Ego nella società.La donna invece se compete lo fa..per amore.Compete, ovvero, perchè vuole essere oggetto di ineteresse per colui che alberga nei suoi pensieri e nei suoi sentimenti.L'uomo usa la violenza come una forma di odio e di punizione.Per questo a volte uccide e fersice profondamente persino colei che è stata la madre dei suoi figli e che ha dormito e condiviso giorno e notte con lui.La donna non lo farebbe mai.Anche se a volte ma molto raramente accade.La donna esercita la vanità e si agghinda di ninnoli per " piacere " al suo uomo.L'uomo una volta avuto cio' che gli spetta non si fa piu' neanche la barba per pigrizia e per indolenza.Mi piacerebbe che la vita vedesse le donne maggiormente protagoniste...anche della politica.Il mondo sarebbe molto meglio di cio' che è.Ne sono convinto.

24 gen 2012

L'appartenenza "Pippo Pollina"

Possano tutti i padri e tutte le madri del mondo decantare il loro orgoglio per i loro figli e lasciare che la loro gioia si esprima feconda nel verbo chiaro della benevolenza. E possano tutte le donne e gli uomini del mondo dipingere nella tela del loro sentire per la gente a loro vicina un netto : Mi piace quello che sei perchè mi piace quello che fai.Io non sono mai stato uno di voi.Non perchè non lo abbia voluto o non abbia avvertito quel significato di aderenza a un comune sentire, pensare o desiderare.Non perchè il germe dei distinguo abbia reso ciechi e sordi i miei sensi e la mia ratio.
Ma perchè è storia ed è paradigma che non tutti i figli trovino adeguato spazio nella tavola dei commensali.E perchè anche se un cantuccio ti è riservato, e da quello osservi quel mondo andare alla rovina o all'incanto,ebbene, giorno dopo giorno ti accorgi che non c'è altra scelta che l'esilio.L'esilio è quello spazio dove si realizza la comprensione della solitudine.Quello stato ovvero che descrive alla perfezione la nostra " essenza finita " e te la spiaccica crudele sotto gli occhi.Quella dimensione in cui tutti siamo tutti cittadini del mondo e la nostra appartenenza si eleva a quella ontologica degli spiriti vaganti, senza passaporti nè bandiere.Ma con una accidentale identità di lingua e cultura.La non appartenenza non è una scelta deliberata.Spesso avviene per negazione.Sei stato rifiutato oppure ti sei sentito cosi' e questo basta.Raramente, tempo dopo, si realizza un ricongiungimento.Quella sorta di miracoloso ritrovarsi emotivo e intellettuale che appunto quasi mai accade.Chi sceglie l'esilio si abitua ad abitare la distanza e guarda tutto da quella collina privilegiata ma irrimediabilmente triste :Perchè il bambino inerte sogna l'abbraccio del padre e non la pacca sulla spalla del passante ammirato.Quel bambino un giorno diventerà un ragazzo e crescerà con quel vuoto che la sua patria o la sua famiglia gli hanno lasciato.Costui lavorerà per il successo in funzione di quel riconoscimento paterno che raramente sarà grande abbastanza.L'esilio porta infatti alla " estraneità " e disinnesca il meccanismo dell'identificazione.L'esilio ti porta in fretta di fronte al dramma ( e alla grandezza ) dell'uomo.Alle domande estreme dell'esistenza.Da quel luogo è piu' facile parlarsi e darsi delle risposte importanti perchè si è piu' liberi dai giudizi e dalle influenze altrui.Quello è il luogo in cui appunto la libertà trova compiutezza e ti regala gli elementi per nutrirti.Ti dona modo di rimetterti in piedi e di percorrere il tuo cammino.Tragitto che pero' non sarà mai lo stesso di quello precedente nè mai piu' lo diventerà.Quel percorso ti porterà a confronto con altre realtà, con altri luoghi, con altri modi di intendere la vita.Con cose che ti piacciono e che cercavi ma anche con cose indesiderabili o complesse da capire.Quelle dimensioni potranno anche darti il benvenuto e salutare la tua diversità come un arricchimento per loro.Quelle dimensioni ti daranno il diritto di esistenza e espressione.Anche quel " po di buon esito delle cose "( o " successo " come dir si voglia ) che servirà a fortificare la fede in sè e nel proprio agire.Ma quelle dimensioni non potranno darti l'appartenenza.Perchè ci sono case che una volta abbandonate non si trovano piu'.Ci sono strade che una volta percorse diventano memoria.Ci sono storie che abbiamo abitato e che si sono perse nel vento.Per sempre.Chi è padre o madre non manchi mai di dare ai suoi figli il terreno sotto i piedi per camminare.Terra che non è solo pane da morsicare e " Roba " accumulata ma soprattutto amore.Quell'amore che tutti noi, assetati di vita e moribondi dell'anima , inseguiamo disperati ora con allegria ora con tristezza.

26 mag 2011

PIPPO POLLINA BANNERI

Mi sono svegliato presto, stamattina.
Avevo come uno strano sentimento.
Sotto il sole, una piazza piena piena di gente che, mano nella mano, al vento...
siamo bandiere dentro i cassetti,
lamenti delle madri in ginocchio
nessuno ci puo' dividere e spegnere
gli uccelli sono in cielo per volare
apro le mani e si aprono i fiori
sono carezze di mandorle dolci
senti il sangue che infiamma il cuore?
A capotavola si è seduta la pace
stringo al laccio quel serpente traditore
e ti regalo stelle di cotone
cielo che non hai occhi eppure piangi
non c'è corona solo per chi vince......

30 apr 2011

Pippo Pollina Signore da qui si domina la valle


Signore, da qui si domina la valle
e a cento e a mille ne vedo
di cristi discesi sul selciato
all'ombra d'alberi stizziti
al cospetto d'un cielo gravido ed ambrato
Signore, da qui ne vedo a cento e a mille
di quelli che lei chiama mobili birilli
sono braccia, sono mani, sono occhi chiari e scuri
sono capelli imbrigliati fra le crepe dei muri
Signore, da qui si sentono le voci
si leggono i contorni delle luci
e ancora della notte i pochi fuochi accesi
e ancora della notte i fiochi fiocchi appesi
sui rami della fede e della speranza
sui rami di chi crede nell'oltranza
sui rami della finita infinita storia
sui rami della madre memoria
Signore da qui si domina la valle
e a cento e a mille piegati sui ginocchi
affranti su grandi lenzuoli bianchi
amici, fratelli, sorelle, amanti
Signore, cosa passa nella sua mente?
Lo sguardo perduto nell'orizzonte
I pensieri altrove, i capelli al vento
gli occhi lo specchio dello sgomento
Signore, da qui si domina la valle
e a cento e a mille ne vedo bruciare di sete
sciogliersi al sole come comete
lanciarsi nel vuoto dello sconforto
Signore, da qui si sentono le voci
le grida invincibili della vita
fermi quest'odio, questa partita,
questa maledetta follia infinita

5 gen 2011

Prima che vi uccidano "Pippo Pollina"

Ispirata all'omonimo romanzo di Pippo Fava.


Capisca pure chi lo vuole
che i tempi cambiano sotto il sole
vola la sabbia sui portoni
giace la rabbia sugli altari.
Capisca pure chi lo vuole
ma quanto sangue per le strade
quanti fratelli da ricordare
in nome di cosa o di chi...
Capisca pure chi lo vuole
prima che arrivino
prima che vi uccidano.
Capisca pure chi lo vuole
l'intenditore ha poche parole
da regalare ai larghi sorrisi
ed alle intese scacciacrisi.
E dimmi da che parte stai tu
intrepido aquilonista
che osservi placido dalla giostra
e non ti butti nella mischia?
Chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato
getti la maschera sul selciato
alzi il cappello dell'innominato
sputi sull'animo dei senza fiato.
Capisca pure chi lo vuole
adesso prima che arrivino.
Prima che vi uccidano.
Perché i maestri dell'inganno
vivono sempre in alto
e vi vedono arrivare
anche di notte o all'imbrunire
c'hanno il sorriso dell'attore
le parole giuste per salutare
una carezza per colpire
e una certezza per mentire.
E danno tempo per pensare
e tempo ancora per continuare
lo sguardo teso all'infinito
hanno un coltello per amico
perché i maestri dell'inganno
sanno capire e sanno comprare
laddove il cuore della gente
ha smesso di battere e levare.
Capisca pure chi lo vuole
prima che arrivino
prima che vi uccidano

14 set 2010

Cafè Caflisch Canzoni di amanti e migranti (Pollina/Bardill)

Ciao amici,stasera torno a parlare di musica ma non solo..Spesso ho proposto qualche pezzo del grande cantautore Pippo Pollina e quasi tutti fanno parte di questo album Cafè Caflisch"...Fino all’ascolto di questo disco non so bene perché,ma pure io non mi ero mai interessato alla musica di Pippo Pollina,ne avevo già sentito parlare,però ignoravo che avesse alle spalle ben 15 album,che fosse stato impegnato negli anni ’80 nell’allora nascente movimento antimafia, collaborando con il mensile catanese “I siciliani” fino all’uccisione,da parte di Cosa Nostra,del suo direttore storico Giuseppe Fava,e che dopo circa 6 anni di intensa attività musicale in un gruppo catanese nel 1985 avesse abbandonato l’Italia per approdare,dopo un lungo vagabondaggio per l’Europa,nella vicina Svizzera,dove tuttora vive a Zurigo ed in cui ha poi realizzato negli anni a seguire quanto da lui prodotto fino ad ora.
Quindi si può ben dire che ho ascoltato il disco scevro da qualsiasi influenza mediatica,tra l’altro non conoscendo minimamente neppure il coautore dell’intero lavoro,cioè lo scrittore e musicista Linard Bardill,primo scopritore dello stesso Pollina nel lontano 1987 quando si accorse del talento dimostrato in un’esibizione di strada di un giovane migrante italiano:si trattava di Pippo Pollina.

E proprio i migranti ha per oggetto il sottotitolo “Canzoni di amanti e migranti”di questo disco a quattro mani,che prende invece il nome da uno storico caffè palermitano che pare, secondo leggenda,fosse luogo di ritrovo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e che proprio lì avesse preso forma buona parte del suo celebre romanzo “Il Gattopardo”.
La famiglia Kaflish era costituita da pasticceri svizzeri che, alla fine dell'Ottocento, si sono trasferiti in Sicilia con la speranza di fare fortuna: impresa che ha dell'incredibile, dato che sono partiti da un paese che appartiene all'immaginario popolare come sede della ricchezza e del benessere e si sono trasferiti in una regione che, misurata sui parametri non solo svizzeri, ma italiani, occupa (e a maggior ragione occupava un secolo fa) una delle ultime posizioni in fatto di parametri economici.Non solo,ma sono andati a sfidare i siciliani in uno dei settori in cui sono impareggiabili: quello della pasticceria. Un po' come andare in Marocco ad aprire un ristorante di cuscus o in Alto Adige ad avviare un'attività di produzione di canederli. Partita che si suppone persa ancor prima di cominciare. Invece la scommessa impossibile è stata vinta, tanto che a Palermo il loro caffè-particceria è diventato un punto di riferimento importante sia per l'accostamento di due gusti tanto
diversi come quello svizzero e quello siciliano, sia come luogo di ritrovo di artisti e letterati. Come si legge nelle note della copertina: "La storia del Caffè Kaflisch diventa metafora del destino dei popoli (tutti) che nei secolo sono stati ospiti e ospitanti, viaggiatori e padroni di casa. E le loro terre luoghi di emigrazione e di immigrazione. E le loro genti hanno solcato il mondo con valigie di cartone chiuse da uno spago sottile,a bordo di una nave improbabile e riboccante, sui sogni di un avvenire più roseo e di una vita da mordere tra speranze e disperazioni".All'interno di questo duplice percorso da nord a sud e da sud a nord nasce il disco "Cafè Caflisch Canzoni di amanti e migranti" Contiene sei canzoni di Linard Bardill,cinque di Pippo Pollina e una di Kostantin Wecker,tradotta in italiano dallo stesso Pollina e diventata inno internazionale pacifista di grande impatto.Si tratta di un cd in cui le due anime degli autori si intrecciano intimamente,non solo si pongono in rapporto di contiguità,ma le due poetiche,i modi di suonare,lo spirito insomma dei brani di uno e dell'altro si richiamano, si rincorrono,anche per le tematiche poetiche e politiche.Poi che dire di Pollina un artista del calibro Può continuare più che degnamente la grande tradizione del panorama cantautorale italiano.Parole e musica che vibrano d'amore e impegno civile,rabbia che sembra sgorgare da ognuno di noi.Non sembra somigliare a nessuno tranne che a se stesso.Un talento dalla voce coinvolgente,ti cattura sia che suoni il pianoforte,la chitarra acustica o un semplice tamburello.Passa con estrema disinvoltura dalla grintosa rabbia di denuncia ad atmosfere nostalgiche e romantiche nel senso migliore del termine.Ogni sua canzone è una storia che non contiene approssimazioni riempitivi per ammaliare il pubblico,tutto di lui sembra vero,autentico...E ancora non riesco a capire lo scarso successo qua in Italia!!

Le traccie:
Il disco comincia con un brano di Bardill dal titolo “Wenn i gohn” (quando me ne andrò) che si apre con note che ricordano vagamente l’intro di Jump dei Van Halen per poi procedere però pacatamente come lo scorrere placido di un fiume di pianura, in una sorta di rassegnatezza al proprio destino di migrante “ Quando me ne andrò fischierà il vento sulle colline / quando me ne andrò sarà l’ultimo pezzo di pane / nessuno capirà e sette sigilli / avrà il libro dove è scritto il mio nome”.



Uno splendido organo che si intreccia con una chitarra acustica apre “Caffè Caflisch” bella ballata scritta e musicata da Pollina, che focalizza la migrazione di una famiglia grigionese nella difficile Sicilia di una Palermo ottocentesca, si tratta della famiglia Caflisch che porterà lì le tradizioni grigionesi con il pensiero, però sempre rivolto alla propria terra “Ma a volte una malinconia, un dolore strano, non lo so… / come una sorta di magia, chissà se un giorno tornerò? / E penso alla luce e al fragore del sole sulle alpi / i boschi antichi del Grigione e il sole batte forte i colpi”.



Segue “Uf un furt” (In piedi e via), una malinconica ballata di Bardill dal testo grondante poesia ...Poi “A songwriter in New York” è uno slow con pianoforte in evidenza,batteria spazzolata ed il sax a tracciar nell’aria intriganti evoluzioni, per un testo scritto a quattro mani da Pollina e Bardill e che tratta l’esperienza da musicista in New York in un alternarsi di lingue tra italiano, inglese e romancio,belle le immagini “e tu mi domandi/chi sono /da dove vengo /che cosa farò / non importa / si trova sempre una strada/si inventa una storia /questo è il mio mestiere / ed ogni medaglia / ha sempre due lati / un bacio la sera / l’indomani una lama / la vita è un trailer / molto troppo corto / raccogli la notte / solo lei è infinita”.
En Leopard im Kaffi” (Il Gattopardo al Caffè) è un palese omaggio di Bardill al protagonista del celebre romanzo di Tomasi di Lampedusa, una ballata molto ispirata, basta ascoltare i versi finali “Vorrei di nuovo coltivare le ore / e di nuovo falciare le preoccupazioni / e pronunciare ancora la parola libertà / Libertà / e avere un posto dove i miei desideri danzano fino allo sfinimento / un posto dove i miei sogni si allungano all’infinito / un posto dove le mille cose che ho in testa / fanno una pausa da sé stesse”.
Decisamente rock e di quel rock anni settanta è appunto “Anni settanta”, un nostalgico elenco di elementi degli anni ’70 ora mancanti e che fanno desiderare a Pollina di rivivere quegli anni, tra le tante assenze mi piace citare il passo “Ridatemi Fellini e il calcio totale / rivoglio Pasolini ed uno straccio d’ideale”.



“Lampedusa” di Bardill è invece un brano cupo, duro a partire dai suoni gutturali del suo cantare in tedesco fino a quelli delle chitarre elettriche e le relative distorsioni, perfetta per il tema eterno della stupidità umana mai stanca di creare assurde ingiustizie “Mentre gli uni giocavano a fare i diplomatici / e sotto il tavolo si facevano “piedino” / mentre gli uni dall’ingordigia / dimenticavano cosa vuol dire mangiare / mentre gli uni dei loro stupidi problemi di lusso / ne facevano un problema di tutti / e piegavano l’intero mondo / alla loro logica di potere / gli altri affogavano come ratti nel mare”.
Un pianoforte angosciante apre “Grida no”,un forte e martellante appello a gridare no alle ingiustizie dettate dalla società in cui viviamo perché,canta Pollina,“Se politici e corrotti sia di destra che sinistra /delinquenti e poi mafiosi,ladri e malavitosi /han buttato sto paese nella polvere e nel fango: / Io non scappo, lotto e rimango, grido no!”.



Los bueb” (Ascolta ragazzo) è caratterizzato da un ritmo sincopato tracciato dall’organo,ha un’atmosfera un po’ magica ed un po’ misteriosa, è una canzone che racconta del dialogo tra un padre ed un figlio, invitato a superare regni di gnomi e di giganti fino a quando ormai grande si troverà da solo a percorrere la propria esistenza “Sei solo figlio mio, tu solo / in quel momento non ti chiedi più se ne valeva la pena / vai avanti e basta / ciao ragazzo mio / ci si trova sempre un passo più avanti di quanto si creda”.
Dolce e tenera canzone d’amore,di quelle nate probabilmente alla chitarra in una triste sera in cui manca l'amore,“Ciao bella ciao” che non si commenta si ascolta!!!


Con “RosegarteBardill ci parla con dolcezza, con una melodia sorretta dal pianoforte, di come la vita di ogni giorno ci assorba a tal punto da farci dimenticare i nostri progetti e i nostri sogni “Ora che abbiamo questo giardino abbiamo un sacco di cose da fare / togliamo le erbacce, sudiamo, corriamo come i matti, siamo in stress totale / cambiamo i pannolini dei nostri piccoli e proviamo a guadagnarci la vita / e nel realizzare questo sogno abbiamo finito per dimenticarlo”.
Chiude l’intero lavoro “Ci sarà”, canzone piena di speranza, quella un giorno di poter tornare dal lungo viaggio intrapreso e ritrovare il proprio amore, canzone che si chiude con queste belle parole “E tu amore mio / tu non dimenticare / perché per sempre io sarò / nel tuo giardino un albero / nella tua pioggia il sole / Ci sarà il coraggio, sì ci sarà / Sarà dura ma si vedrà / E’ forte la speranza / e non è mai abbastanza” su un assolo di chitarra elettrica.



E’ quindi un bel disco questo lavoro a quattro mani,che sa coniugare stili diversi, che tiene conto di come una delle realtà più forti e presenti di questa nostra società sia proprio la precarietà dell’esistere,la difficoltà di restare a vivere dove si è nati con il conseguente strappo dalle proprie abitudini e dai propri affetti.Un disco scritto con il cuore ma soprattutto con la testa.

23 ago 2010

Versi per la Libertà -Pippo Pollina


Ammanettate il vento
se credete
che vi scombina i capelli
il vento che entra nelle case
per consolare il pianto
il vento che entra nelle case.
Ammanettate il pianto
se credete
per tranquillizzare il mondo
il pianto che matura nei petti
e distrugge le mura e spegne le candele
e distrugge le mura e spegne le candele.
Ammanettate la fame
se credete
di difendervi i galloni
ma la fame non ha braccia
il pianto non ha vergogna
ma la fame non ha braccia
il pianto non ha vergogna
il vento non conosce sbarre.
Ammanittate le ombre
che di notte vanno nei giardini
a mettere bandiere sopra le pietre
e chiamano a voce forte le madri
che non hanno più sonno
e vegliano dietro le porte (chiuse)
ammanettate i morti.
Ammanettate i morti
se credete.

20 lug 2010

PIPPO POLLINA "Anni Settanta"


Come sarebbe bello vivere negli anni settanta
quando il cuore era gonfio e la fame era tanta
e l’uomo era tornato appena dalla luna
per scoprir che la terra era la vera fortuna.
...Ridatemi Fellini ed il calcio totale
rivoglio Pasolini ed uno straccio d'ideale...
voglio tornare indietro fino agli anni settanta
coi capelli lunghi e mia nonna che canta
con la televisione ancora in bianco e nero
e la lotta di classe quella sì davvero
Musica musica musica di quella giusta
la chitarra di Jimi Hendrix che picchia e frusta
musica musica musica di quella vera
la voce di Robert Plant dura e sincera
Come sarebbe bello vivere negli anni settanta
quando tutto era nuovo e la passione era tanta
e le ragazze portavano la minigonna
laddove il sesso era l'orgoglio di esser donna
e anche una bestemmia aveva dignità
perché era arrabbiatura e non volgarità
Ridatemi Marcuse e i viaggi di Siddharta
le piramidi di Gizah e il mistero di Agartha
voglio tornare indietro fino agli anni settanta
perché mi annoio a morte in questo tempo di carta
e chi portava i baffi era perfino elegante
evviva i pantaloni a zampa di elefante
Musica musica musica di quella giusta
la disperazione di Janis Joplin che ci sovrasta
musica musica musica di quella vera
la Giamaica di Bob Marley, la musica nera.
E Gandhi Che Guevara Martin Luther King...
e il mondo che si ferma intero ad ascoltare
che Cassius Clay non vuole fare il militare
Musica musica musica Guantanamera
evviva l'eroe romantico che rinasce a sera
voglio tornare indietro fino agli anni settanta
quando il cuore era gonfio e la passione era tanta
ridatemi l'Europa in piazza a protestare
contro tutte le guerre e contro il nucleare
Ridatemi il coraggio e un po' d’indignazione
prima che il grande sonno ci faccia da padrone.
Rivoglio quelle idee e l'utopia di fondo
che un giorno sia possibile un nuovo mondo...
il senso del pericolo il senso dello Stato
evviva il sacrifico di Peppino Impastato
musica musica musica di quella giusta
la chitarra di Jimi Hendrix che picchia e frusta
musica musica musica di quella forte
l'anrachia di Léo Ferré contro la morte
Musica musica musica da Oslo al Sahara
la voce indimenticabile di Victor Jara
musica musica musica Guantanamera
per una vita più giusta per una vita più vera

27 giu 2010

Pollina canto per ustica

Oggi è uno di quei giorni in cui ascolto le parole del cielo
Come quegli animali infelici fuori aspettando le piogge
Come gli indiani con le orecchie sulla terra e i cavalli al galoppo
Come i torrenti in odore delle rapide sfiorando le sabbie.
E se il mio tempo è un granello di polvere un pulviscolo di stelle
Che non si trova più nel calendario né nelle pagine gialle
Se il mio destino l'avete scritto su un muro di carta e catrame
La mia memoria me la gioco a dadi e sulla sponda di un fiume.
Oggi ho bisogno di un cenno di un segnale particolare
Una luce che mi colga nel mio ventre nel mio peregrinare
Fra le vostre coscienze o fra quello che ne rimane
Non più in fondo al mare
Ma sulla mia pelle e le mie ali.
C'è una brezza crudele che spinge le mie ossa d'airone
Che son forti e portano in grembo migliaia di cuori,
Ciascuno con una promessa da raccontare,
Un passato, un futuro, un dolore da ricordare
Oggi è uno di quei giorni in cui credo alle parole del cielo
Cupo e minaccioso, un sentiero di nuvole scure,
Un cattivo presagio, una minaccia da dimenticare,
Un tremore di terra che scuote perfino le viscere del mare.
Attraverso le rotte del mondo io di bellezza ne vedo,
Mentre lascio una firma di fiamma che spettina il cielo,
Fioriranno i ciliegi, sorrideranno al mio passaggio
I viandanti, gli gnomi, le spose candide di maggio
E se qualcuno si è illuso di mischiare bene le carte
Di nascondere la sua vergogna fra i giochi della malasorte
Di regalare al futuro e ai fratelli un mattino normale
Ma non c'è più niente di normale e non c'è futuro che non faccia male.
Chi ha rubato il sonno alle madri e sparso gemme nel vento?
Chi ha sottratto il sorriso ai bambini e di colpo l'ha spento?
Chi ha spezzato i polmoni d'acciaio del colosso volante?
Chi ha giocato da baro sapendo che c'era un perdente?
E ora nella vertigine, mentre sprofondo nel vuoto,
Avverto nei sensi la pace di un luogo remoto,
Le vette inaccessibili e i ghiacci che ho già trasvolato
Dove regna il silenzio, dove l'uomo non è mai stato
E mi sembra di vederle le iene nella stanza dei bottoni
Con uniformi di cartapesta a decidere i cattivi e i buoni
Stravaccati in poltrone di pelle, ché non si rischia niente
Con l'arroganza del potere e l'indifferenza di certa gente
Eppure la storia va avanti non conosce padroni,
Anche a quelli che muovono i fili un giorno tremeranno le mani,
Perché esiste un passaggio comune, un comune destino
Che fa più vita la vita e non fa sconti a nessuno
Torneranno le stagioni di sempre per chi ha vinto e perduto.
Per chi ha avuto una sorte beffarda e anche per chi ha taciuto
E a ciascuno toccherà fare i conti senza un ma senza un se
Alla fine del giorno resteranno gli avanzi di qualche perché.


19 giu 2010

Pippo Pollina,Grida no!!!

Un grido che io mi sento di urlare contro la politica italiana e non solo. Un grido che ha le parole della canzone di Pippo Pollina....Bisogna assolutamente trovare il coraggio di abbandonare i nostri meschini egoismi e cercare un nuovo slancio collettivo magari scaturito proprio dalle cose che ci fanno male,dai disagi quotidiani,dalle insofferenza comuni,dal nostro rifiuto! Perché un uomo solo che grida il suo no,è un pazzo.Milioni di uomini che gridano lo stesso no,avrebbero la possibilità di cambiare veramente il mondo...

Il brano "GRIDA NO" è la versione italiana scritta da Pippo Pollina di "Sage nein!", inno dell'anti-militarismo,composto dal grande cantautore tedesco Konstantin Wecker, la canzone si trova nel disco "Caffé Caflisch" Pippo Pollina
C'è qualcuno che ha deciso
c'è qualcosa di preciso
c'è nell'aria un certo suono
un sinistro e sordo tuono
e se adesso è col sorriso
empio di cinismo intriso
gli stranieri che gentaglia
fuori dalla nostra Italia
Tu alza il pugno e tieni duro
GRIDA NO
Amici stiamo bene attenti
perché già di questi tempi
cambian pagine di storia
e la bugia diventa gloria
Fatti forza e alzati in piedi
credi solo a ciò che vedi
GRIDA NO
Se sei povero o studente
casalinga o benestante
non importa un accidente
se sei ateo oppur credente
se hai dieci anni oppure cento
ma sei sempre controvento
non temere, tieni duro
GRIDA NO
E se un giorno ti diranno
che la colpa è dei diversi
negri, ebrei, omosessuali
all'origine dei mali
e se a scuola rideranno
al tuo spirito ribelle
ai tuoi gesti solidali
ai tuoi sogni mai uguali
Fatti forza e alzati in piedi
GRIDA NO
Quante sono le cazzate
che ci vengon propinate
da tv, radio, giornali,
dalle multinazionali
che costringono la gente
a piegarsi lentamente
alla logica del più forte,
all'abitudine, alla morte
Fatti forza, alzati in piedi
GRIDA NO
Se sei donna e non velina
se sei uomo e sei pensante
se hai la dignità sopita
di una libertà perduta
se hai dieci anni oppure cento
ma sei sempre controvento
non temere, tieni duro
GRIDA NO
Se politici corrotti
sia di destra che sinistra
delinquenti e poi mafiosi
ladri e malavitosi
han buttato 'sto paese
nella polvere e nel fango
Io non scappo, lotto, rimango
GRIDO NO
GRIDO NO
GRIDO NO
GRIDA NO

16 giu 2010

BUONA FORTUNA


Buona fortuna a te povero cuore vinto
che nella vita ne hai preso di freddo
e quante volte hai pianto
buona fortuna a te zattera in mezzo al mare
che hai perso tutto ma t'è rimasta la voglia di cantare
buona fortuna a te e alle tue morbide piume
di uccello giovane che vola sul mondo
senza sapere come
buona fortuna te albero del deserto
che tante volte t'han reciso i rami
ma non sei mai morto
io c'ho un sorriso buffo
ed un silenzio per ogni occasione
che taglia come una lama affilata
disintegra ogni illusione
io c'ho un rifugio segreto che apro solo agli amici
e lascio fuori i falsi profeti per non sentirne le voci
buona fortuna a te...
Buona fortuna a te madre mia benedetta
con le tue gambe fili di cotone
di strada ne hai fatta
buona fortuna a te speranza mai sopita
che non si sa come andrà a finire
ma ti giochi la partita
buona fortuna a te anima canterina
che questa notte è ancora buio pesto
ma verrà mattina
buona fortuna a te stella del firmamento
alle tue mani ai tuoi occhi di smeraldo che non li spenga il tempo
io c'ho una spada e un fiore
conosco i trucchi del giocoliere
li uso quando ne ho bisogno e non ho niente da temere
io c'ho un giardino di arance e mele
terrazze a picco sull'imbrunire
e paradisi da coltivare
buona memoria per non dimenticare
buona fortuna a te, poeta maledetto
che non si fermi il fiume sulle rive dell'oltraggio
che non si fermi il tempo sul timore di un presagio

26 mag 2010

PIPPO POLLINA "CENTOPASSI"



Coi capelli al vento ed il cuore in mano
E i pensieri che viaggiano e arrivano lontano
Come treni merci allungano il passo
Ad ogni stazione un po' di coraggio
Che passerà,questo tempo passerà...
Coi colori accesi dentro agli occhi scuri
La passione incendia il cemento dei muri
E le paure di mille generazioni
Di chi resiste alle tentazioni
Di questa libertà.
Questo tempo passerà...
Passerà
E si porterà con se le tue paure
Passerà
E travolgerà questa vita in fondo a un fiume
E passerà...
Così
E passerà
Senza fuoco e coltelli né lama di spada
Su una scalinata a sognar la rugiada
Ad intonare una rima mai scritta
Una canzone derelitta
che passerà,come questo tempo passerà
A chi scriverà dei versi migliori
Per chi ha rischiato in prima persona
Per chi ha cercato una soluzione
E c'era la vita che lo aspettava
A braccia aperte lo aspettava
Dietro l'angolo lo aspettava
Passerà e si porterà con se le tue paure
Passerà
E travolgerà questa vita in fondo a un fiume
Passerà
E non ci sarà più niente che potrà fermare
E passerà
Così
E passerà...
Sì passerà...
Vedrai passerà

PIPPO POLLINA

Pippo Pollina,una canzone che trovo molto attuale,un canto di una madre che cerca di far addormentare con questa ninna nanna il proprio bimbo in un paese dove c'è la guerra,la canzone che Pollina cantava come ninna nanna ai figli...Sono sempre i figli di domani a raccogliere i debiti che gli lasciamo.E' incredibile come,nonostante tutto,in questa foresta di sterco ancora riescano a non morire i fiori della speranza.Può bastare il canto di un padre,anche su un gommone in mezzo alla tempesta,per immaginare un futuro migliore.E il dono migliore di questa ballata è quello di sintetizzare in poche immagini una storia di tutti,che si chiami Darfur, Afghanistan,Iraq,o tante di quelle realtà dimenticate....

Pippo Pollina


Penso che non esistano canzoni più indicate per capire quanto ancora oggi dobbiamo a questi giovani che allora hanno rischiato tutto e spesso sono morti per un'idea di libertà e di giustizia.Mi rammarico di vivere in una società come quella odierna dove i meriti di chi è morto allora vengono equiparati al terrore delle bande nazifasciste tacendo troppe volte acriticamente anche nelle lezioni di storia a scuola il ruolo fondamentale che il partigianato e tutti gli italiani resistenti hanno avuto nella costruzione di questa Repubblica..Questa canzone me l'hanno insegnata a scuola quando i partigiani erano rispettati come persone che hanno scelto da che parte stare e io starò sempre con loro!!!e se qualche sindaco leghista vieta questa canzone ,non solo a casa, oggi più che mai risuoni Bella ciao..