14 set 2010

Cafè Caflisch Canzoni di amanti e migranti (Pollina/Bardill)

Ciao amici,stasera torno a parlare di musica ma non solo..Spesso ho proposto qualche pezzo del grande cantautore Pippo Pollina e quasi tutti fanno parte di questo album Cafè Caflisch"...Fino all’ascolto di questo disco non so bene perché,ma pure io non mi ero mai interessato alla musica di Pippo Pollina,ne avevo già sentito parlare,però ignoravo che avesse alle spalle ben 15 album,che fosse stato impegnato negli anni ’80 nell’allora nascente movimento antimafia, collaborando con il mensile catanese “I siciliani” fino all’uccisione,da parte di Cosa Nostra,del suo direttore storico Giuseppe Fava,e che dopo circa 6 anni di intensa attività musicale in un gruppo catanese nel 1985 avesse abbandonato l’Italia per approdare,dopo un lungo vagabondaggio per l’Europa,nella vicina Svizzera,dove tuttora vive a Zurigo ed in cui ha poi realizzato negli anni a seguire quanto da lui prodotto fino ad ora.
Quindi si può ben dire che ho ascoltato il disco scevro da qualsiasi influenza mediatica,tra l’altro non conoscendo minimamente neppure il coautore dell’intero lavoro,cioè lo scrittore e musicista Linard Bardill,primo scopritore dello stesso Pollina nel lontano 1987 quando si accorse del talento dimostrato in un’esibizione di strada di un giovane migrante italiano:si trattava di Pippo Pollina.

E proprio i migranti ha per oggetto il sottotitolo “Canzoni di amanti e migranti”di questo disco a quattro mani,che prende invece il nome da uno storico caffè palermitano che pare, secondo leggenda,fosse luogo di ritrovo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e che proprio lì avesse preso forma buona parte del suo celebre romanzo “Il Gattopardo”.
La famiglia Kaflish era costituita da pasticceri svizzeri che, alla fine dell'Ottocento, si sono trasferiti in Sicilia con la speranza di fare fortuna: impresa che ha dell'incredibile, dato che sono partiti da un paese che appartiene all'immaginario popolare come sede della ricchezza e del benessere e si sono trasferiti in una regione che, misurata sui parametri non solo svizzeri, ma italiani, occupa (e a maggior ragione occupava un secolo fa) una delle ultime posizioni in fatto di parametri economici.Non solo,ma sono andati a sfidare i siciliani in uno dei settori in cui sono impareggiabili: quello della pasticceria. Un po' come andare in Marocco ad aprire un ristorante di cuscus o in Alto Adige ad avviare un'attività di produzione di canederli. Partita che si suppone persa ancor prima di cominciare. Invece la scommessa impossibile è stata vinta, tanto che a Palermo il loro caffè-particceria è diventato un punto di riferimento importante sia per l'accostamento di due gusti tanto
diversi come quello svizzero e quello siciliano, sia come luogo di ritrovo di artisti e letterati. Come si legge nelle note della copertina: "La storia del Caffè Kaflisch diventa metafora del destino dei popoli (tutti) che nei secolo sono stati ospiti e ospitanti, viaggiatori e padroni di casa. E le loro terre luoghi di emigrazione e di immigrazione. E le loro genti hanno solcato il mondo con valigie di cartone chiuse da uno spago sottile,a bordo di una nave improbabile e riboccante, sui sogni di un avvenire più roseo e di una vita da mordere tra speranze e disperazioni".All'interno di questo duplice percorso da nord a sud e da sud a nord nasce il disco "Cafè Caflisch Canzoni di amanti e migranti" Contiene sei canzoni di Linard Bardill,cinque di Pippo Pollina e una di Kostantin Wecker,tradotta in italiano dallo stesso Pollina e diventata inno internazionale pacifista di grande impatto.Si tratta di un cd in cui le due anime degli autori si intrecciano intimamente,non solo si pongono in rapporto di contiguità,ma le due poetiche,i modi di suonare,lo spirito insomma dei brani di uno e dell'altro si richiamano, si rincorrono,anche per le tematiche poetiche e politiche.Poi che dire di Pollina un artista del calibro Può continuare più che degnamente la grande tradizione del panorama cantautorale italiano.Parole e musica che vibrano d'amore e impegno civile,rabbia che sembra sgorgare da ognuno di noi.Non sembra somigliare a nessuno tranne che a se stesso.Un talento dalla voce coinvolgente,ti cattura sia che suoni il pianoforte,la chitarra acustica o un semplice tamburello.Passa con estrema disinvoltura dalla grintosa rabbia di denuncia ad atmosfere nostalgiche e romantiche nel senso migliore del termine.Ogni sua canzone è una storia che non contiene approssimazioni riempitivi per ammaliare il pubblico,tutto di lui sembra vero,autentico...E ancora non riesco a capire lo scarso successo qua in Italia!!

Le traccie:
Il disco comincia con un brano di Bardill dal titolo “Wenn i gohn” (quando me ne andrò) che si apre con note che ricordano vagamente l’intro di Jump dei Van Halen per poi procedere però pacatamente come lo scorrere placido di un fiume di pianura, in una sorta di rassegnatezza al proprio destino di migrante “ Quando me ne andrò fischierà il vento sulle colline / quando me ne andrò sarà l’ultimo pezzo di pane / nessuno capirà e sette sigilli / avrà il libro dove è scritto il mio nome”.



Uno splendido organo che si intreccia con una chitarra acustica apre “Caffè Caflisch” bella ballata scritta e musicata da Pollina, che focalizza la migrazione di una famiglia grigionese nella difficile Sicilia di una Palermo ottocentesca, si tratta della famiglia Caflisch che porterà lì le tradizioni grigionesi con il pensiero, però sempre rivolto alla propria terra “Ma a volte una malinconia, un dolore strano, non lo so… / come una sorta di magia, chissà se un giorno tornerò? / E penso alla luce e al fragore del sole sulle alpi / i boschi antichi del Grigione e il sole batte forte i colpi”.



Segue “Uf un furt” (In piedi e via), una malinconica ballata di Bardill dal testo grondante poesia ...Poi “A songwriter in New York” è uno slow con pianoforte in evidenza,batteria spazzolata ed il sax a tracciar nell’aria intriganti evoluzioni, per un testo scritto a quattro mani da Pollina e Bardill e che tratta l’esperienza da musicista in New York in un alternarsi di lingue tra italiano, inglese e romancio,belle le immagini “e tu mi domandi/chi sono /da dove vengo /che cosa farò / non importa / si trova sempre una strada/si inventa una storia /questo è il mio mestiere / ed ogni medaglia / ha sempre due lati / un bacio la sera / l’indomani una lama / la vita è un trailer / molto troppo corto / raccogli la notte / solo lei è infinita”.
En Leopard im Kaffi” (Il Gattopardo al Caffè) è un palese omaggio di Bardill al protagonista del celebre romanzo di Tomasi di Lampedusa, una ballata molto ispirata, basta ascoltare i versi finali “Vorrei di nuovo coltivare le ore / e di nuovo falciare le preoccupazioni / e pronunciare ancora la parola libertà / Libertà / e avere un posto dove i miei desideri danzano fino allo sfinimento / un posto dove i miei sogni si allungano all’infinito / un posto dove le mille cose che ho in testa / fanno una pausa da sé stesse”.
Decisamente rock e di quel rock anni settanta è appunto “Anni settanta”, un nostalgico elenco di elementi degli anni ’70 ora mancanti e che fanno desiderare a Pollina di rivivere quegli anni, tra le tante assenze mi piace citare il passo “Ridatemi Fellini e il calcio totale / rivoglio Pasolini ed uno straccio d’ideale”.



“Lampedusa” di Bardill è invece un brano cupo, duro a partire dai suoni gutturali del suo cantare in tedesco fino a quelli delle chitarre elettriche e le relative distorsioni, perfetta per il tema eterno della stupidità umana mai stanca di creare assurde ingiustizie “Mentre gli uni giocavano a fare i diplomatici / e sotto il tavolo si facevano “piedino” / mentre gli uni dall’ingordigia / dimenticavano cosa vuol dire mangiare / mentre gli uni dei loro stupidi problemi di lusso / ne facevano un problema di tutti / e piegavano l’intero mondo / alla loro logica di potere / gli altri affogavano come ratti nel mare”.
Un pianoforte angosciante apre “Grida no”,un forte e martellante appello a gridare no alle ingiustizie dettate dalla società in cui viviamo perché,canta Pollina,“Se politici e corrotti sia di destra che sinistra /delinquenti e poi mafiosi,ladri e malavitosi /han buttato sto paese nella polvere e nel fango: / Io non scappo, lotto e rimango, grido no!”.



Los bueb” (Ascolta ragazzo) è caratterizzato da un ritmo sincopato tracciato dall’organo,ha un’atmosfera un po’ magica ed un po’ misteriosa, è una canzone che racconta del dialogo tra un padre ed un figlio, invitato a superare regni di gnomi e di giganti fino a quando ormai grande si troverà da solo a percorrere la propria esistenza “Sei solo figlio mio, tu solo / in quel momento non ti chiedi più se ne valeva la pena / vai avanti e basta / ciao ragazzo mio / ci si trova sempre un passo più avanti di quanto si creda”.
Dolce e tenera canzone d’amore,di quelle nate probabilmente alla chitarra in una triste sera in cui manca l'amore,“Ciao bella ciao” che non si commenta si ascolta!!!


Con “RosegarteBardill ci parla con dolcezza, con una melodia sorretta dal pianoforte, di come la vita di ogni giorno ci assorba a tal punto da farci dimenticare i nostri progetti e i nostri sogni “Ora che abbiamo questo giardino abbiamo un sacco di cose da fare / togliamo le erbacce, sudiamo, corriamo come i matti, siamo in stress totale / cambiamo i pannolini dei nostri piccoli e proviamo a guadagnarci la vita / e nel realizzare questo sogno abbiamo finito per dimenticarlo”.
Chiude l’intero lavoro “Ci sarà”, canzone piena di speranza, quella un giorno di poter tornare dal lungo viaggio intrapreso e ritrovare il proprio amore, canzone che si chiude con queste belle parole “E tu amore mio / tu non dimenticare / perché per sempre io sarò / nel tuo giardino un albero / nella tua pioggia il sole / Ci sarà il coraggio, sì ci sarà / Sarà dura ma si vedrà / E’ forte la speranza / e non è mai abbastanza” su un assolo di chitarra elettrica.



E’ quindi un bel disco questo lavoro a quattro mani,che sa coniugare stili diversi, che tiene conto di come una delle realtà più forti e presenti di questa nostra società sia proprio la precarietà dell’esistere,la difficoltà di restare a vivere dove si è nati con il conseguente strappo dalle proprie abitudini e dai propri affetti.Un disco scritto con il cuore ma soprattutto con la testa.

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