2 giu 2011

2 GIUGNO 1946 "LA STORIA"

Il 2 giugno è per il nostro paese una data storica "la nascita della Repubblica Italiana".
Proprio il 2 giugno 1946 dopo una guerra sanguinosa e 20 linghissimi anni di regime totalitario, l’Italia fu chiamata ad un doppio compito:esprimersi sulla forma dello Stato (monarchico o repubblicano) e votare i partiti che rappresenteranno l’Assemblea Costituente.Quindi dopo molto tempo gli italiani tornano a votare democraticamente (in Italia non si votava dal 1924, escludendo i plebisciti del ’29 e del ’34) e, inoltre, si tratta della prima consultazione in cui hanno diritto di voto anche le donne ...
COME SI ARRIVO' A QUELLA DATA STORICA
Prima di tutto è necessario capire e raccontare come si arrivò a quella data storica del 2 giugno 1946,e per fare questo bisogna dire che fu il giorno in cui si concretizzerà la cosiddetta "Svolta di Salerno",un  patto con cui il Segretario del partito comunista Palmiro Togliatti ed i vertici dei Comitati di Liberazione Nazionale accettarono la proposta di Badoglio,capo del Governo nominato dal Re dopo l'arresto di Mussolini,col quale si prevedeva la nascita di un esecutivo rappresentativo di tutte le forze antifasciste e col compito di traghettare il Paese fino alla fine della guerra mondiale.Solo a quel punto, si decise a Salerno nel 1944, si sarebbe affrontata la "questione istituzionale".Dopo tale accordo, il Re, Vittorio Emanuele III, pur non abdicando si ritira a vita privata: nomina suo figlio, Umberto, Luogotenente generale del regno e ad Umberto spetterà gestire la transizione assieme ai governi che si formeranno in quel periodo.Il patto di Salerno è così recepito in norma positiva, vale a dire dal Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 151 del 1944 che si sarebbe tenuto appunto un referendum in cui sarebbe risultata prevalente la scelta istituzionale che avrebbe totalizzato "la maggioranza dei votanti" validamente espressi: è la cosiddetta "Costituzione provvisoria", che accompagna la vita politica dell'Italia in un periodo post bellico di non facile gestione; vanoe Bonomi succede a Badoglio e l'Italia stessa ha un governo composto per intero da personalità rigidamente antifasciste.
Nel frattempo, il governo Bonomi viene sostituito dall'esecutivo presieduto da Alcide de Gasperi: il nuovo primo ministro si impegna per portare a compimento la scelta referendaria, opponendosi ai tentativi dei partiti della sinistra tesi a determinare la scelta della forma di stato e di governo per altre vie, che coinvolgessero il popolo solo in maniera indiretta. Il referendum (e la contemporanea elezione dell'Assemblea Costituente) viene dunque indetto per il due giugno 1946: si scelse questa data perchè anniversario della nascita di Garibaldi. Il fronte politico si divide all'inizio della campagna elettorale: Liberali, monarchici e qualunquisti a favore della Monarchia; comunisti, socialisti, repubblicani e azionisti a favore della Repubblica; molto più prudente l'atteggiamento della DC, che non voleva creare alcuna difficoltà a De Gasperi. Intanto, Vittorio Emanuele III abdica e suo figlio sale al trono il 9 maggio del 1946: sarà un periodo breve, ed Umberto II sarà - a sua volta - il Re di Maggio.Si arriva al Referendum, tra paure di colpi di stato e timori per una guerra civile paventata da alcuni esponenti politici anche di primo piano: in realtà, il due ed il tre di giugno non accade nulla di particolare nelle 35000 sezioni sparse per lo Stivale; l'Italia vota ed è felice di poterlo fare.
Chiusa la tornata elettorale, dalle ore 14.00 del 3 giugno inizia lo spoglio: i dati sono incerti, contrastanti ed oscillanti; all'inizio, comunque, l'indicazione risultante dai suffragi è favorevole alla Monarchia, che aveva proprio tentato, con Umberto, di riproporsi con un volto nuovo, giovane e non compromesso. A mezzanotte del 3 giugno la vittoria della Monarchia sembra ormai certa: il Ministro degli Interni, il socialista Giuseppe Romita, scriverà nei suoi Diari che "quello fu davvero un momento terrificante". Poche ore dopo, all'alba del 4 di giugno, il Presidente del Consiglio Alcide de gasperi scrive un biglietto riservato indirizzato al Ministro della Real Casa, Falcone Lucifero, dicendo che "rebus sic stantibus" (stando così le cose) non poteva ritenersi plausibile una vittoria della Repubblica.
La situazione viene mantenuta nell'incertezza, ma il 5 giugno il Ministro degli interni comunica il numero ufficiale dell'affluenza alle urne e, subito dopo, i voti ottenuti sia dalla Repubblica (12.182.155), sia dalla Monarchia (10.362.709) senza fare alcuna proclamazione di vittoria e capovolgendo quelli che fino a quel momento sembravano i risultati della consultazione elettorale.
La vicenda alimentò voci di brogli, nonchè una accusa che rimase poi indimostrata, secondo la quale ilo Ministero degli interni avrebbe fatto confluire un milione di schede tutte favorevoli alla repubblica all'interno delle urne che contenevano i voti espressi. A questo punto, secondo il suo segretario particolare, Massimo Caprara, il Minsitro di Grazia e Giustizia, Palmiro Togliatti, a scrive al Primo Presidente della Corte di Cassazione, Giuseppe Pagano, cioè a colui al quale sarebbe spettato il compito di proclamare l'esito finale del referendum, di astenersi dallo svolgere tale ufficio. Il parto della Repubblica è difficile, dice Togliatti, quindi "va aiutato".Giuseppe Pagano presiede dunque la seduta plenaria della Cassazione, il 10 di giugno, nella Sala della Lupa a Montecitorio: ripropone le cifre già lette da Romita ma non proclama la vittoria della Repubblica, rimandando questa solenne dichiarazione "ad altra e successiva seduta" nella quale la Corte avrebbe dato conto anche dell'esito dei reclami in precedenza pervenuti ed inerenti la regolarità delle operazioni di voto.A tal punto, De Gasperi sale al Quirinale: il capo del Governo rappresenta al Re il fatto che due milioni di voti di vantaggio sono un'indicazione chiara, e quindi ritiene che i poteri debbano passare dalla Corona al Governo.
 Il Re si oppone e si apre una fase delicatissima: ci sono scontri in alcune città ed il Governo è sull'orlo della crisi, con Togliatti che, nella seduta dell'undici giugno, afferma che o il governo assume tutti i poteri,o il Re potrebbe destituirlo con un colpo basso e cancellare di fatto il referendum.De Gasperi capisce che è ora di agire,non attende la seduta finale della Cassazione ed il suo esecutivo delibera all'unanimità: l'Italia è una Repubblica, il Re è destituito ed è un privato cittadino; i suoi poteri sono assunti temporaneamente dal presidente del Consiglio dei Ministri.

Umberto II chiede aiuto agli USA che però non lo appoggiano: il Re capisce che è finita, e lascia l'Italia il 13 giugno, dopo aver accusato il governo di violare arbitrariamente la legge e di non curarsi della magistratura. De Gasperi risponde duro: “Un periodo che non fu senza dignità si chiude con una pagina indegna”, ed il 18 giugno la Cassazione conferma l'esito della consultazione elettorale. La Repubblica ha vinto, anche se i Giudici non considerarono le schede bianche e quelle nulle, come invece avrebbe dovuto fare, ai fini dell'individuazione della maggioranza dei "votanti" che - secondo il decreto legislativo luogotenenziale 151 avrebbe dovuto determinare la vittoria dell'una o dell'altra forma di Stato. La Cassazione, infatti, ritenne di dover interpretare la formula "maggioranza dei votanti" come "maggioranza dei voti validamente espressi" altrimenti, come dichiarò in un'intervista del 1960 il Presidente Pagano, la Corte non avrebbe potuto decidere per la mancanza del tempo necessario alle verifiche di tutte le schede.
Una giornata memorabile di Patrizia Gabrielli
Lunghissima attesa davanti ai seggi elettorali.Sembra di essere tornate alle code per l’acqua,per i generi razionati.Abbiamo tutti nel petto un vuoto da giorni d’esame, ripassiamo mentalmente la lezione:quel simbolo, quel segno,una crocetta accanto a quel nome.Stringiamo le schede come biglietti d’amore.Si vedono molti sgabelli pieghevoli infilati al braccio di donne timorose di stancarsi e molte tasche gonfie per il pacchetto della colazione.Le conversazioni che nascono tra uomini e donne hanno un tono diverso, alla pari.Milioni di donne in tutta Italia,nelle grandi città industriali del nord come in quelle del centro sud,nei piccoli centri agricoli e nelle comunità montane, sostano composte in lunghe file davanti ai seggi elettorali è il 2 giugno del 1946. È una giornata soleggiata, indossano abiti leggeri,almeno le più giovani, ma tante, soprattutto le anziane, espongono un rigoroso lutto,in molti casi segno delle atrocità della guerra,in altri specchio di quell’Italia contadina lontana dai
processi di modernizzazione e secolarizzazione. Alcune sono semplicemente abbigliate, altre sfoggiano toilettes più accurate, sebbene i disagi del dopoguerra sembrino non favorire i consumi.Che il paese viva gravi difficoltà economiche lo richiamano le odiate scarpe ortopediche,accessori fissati nelle memorie come il simbolo del sacrificio e della rinuncia alla femminilità imposti dal conflitto bellico.Le immagini dei cinegiornali ci mostrano note stelle del cinema,la popolare Anna Magnani,insieme a volti sconosciuti,tutte alle prese con il primo voto.Il 2 giugno del 1946 le italiane si recano alle urne per la prima volta – se si escludono le amministrative del marzo,aprile 1946 che riguardano soltanto alcune regioni – per esprimere la propria volontà politica sul referendum Monarchia o Repubblica,e per eleggere i membri dell’Assemblea costituente.È una consultazione importante nei successivi decenni si susseguiranno, seppure con toni e intensità diverse,celebrazioni e dibattiti,mentre andrà accumulandosi una produzione di ricerche e di studi che ricostruiranno i principali passaggi,le biografie dei leader e di molti esponenti della Costituente, invece, si trascurerà – almeno fino a dieci anni fa – l’importanza e la novità rappresentata dal conseguimento del suffragio femminile attivo e passivo e i suoi riflessi nel panorama politico e culturale.Eppure «era un’occasione storica, non solo per l’importanza delle questioni in gioco,ma anche per il fatto che le donne poterono votare per la prima volta nella storia italiana».
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