2 apr 2011

DA PRATO A EBENSEE NEL SEGNO DELLA MEMORIA!!!!

Quando parliamo di Shoa e campi di sterminio pensiamo subito a Mauthausen e sopratutto Auschwitz
però non tutti sono a conoscenza di un'altro  campo di concentramento quello di Ebensee(Austria)che è stato uno dei più grandi sottocampi di Mauthausen,e questo è legato alla città di  Prato perchè proprio qui furono deportati numerosi pratesi ..Per spiegare meglio vorrei prendere la storia personale e le sofferenze di un ex deportato di Prato,Roberto Castellani.Roberto era un operaio tessile appena diciassettenne,e nonostante fosse un giovane fascista,aveva partecipato nel marzo del 1944 a uno sciopero generale contro la guerra  per chiedere pane e lavoro,organizzato da gruppi di opposizione in tutta l'Italia settentrionale e centrale,a Prato dagli antifascisti locali in collaborazione con il Comitato di Liberazione Nazionale di Firenze.(Questo sciopero è oggi riconosciuto dagli storici come un evento della Resistenza non armata di portata eccezionale per le condizioni in cui si svolse in piena occupazione nazista.)

Castella fu arrestato il 7 marzo durante il rastrellamento effettuato per rappresaglia dai fascisti repubblichini che lo consegnarono alla polizia tedesca, fu deportato assieme ad altri 140 lavoratori pratesi prima a Mauthausen e poi nel lager di Ebensee...Per essere più precisi và fatto notare che dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943(vedi link),e la susseguente occupazione dell'Italia centrale e settentrionale da parte dei tedeschi,per il comando nazista anche l'ex alleato era visto ormai come un enorme serbatoio di manodopera,e dunque ogni occasione era utile per deportare in massa gli uomini in grado di lavorare.Vennero deportati dall'Italia nei campi di concentramento più o meno 40.000 persone, tra cui circa 8.000 ebrei.
Soltanto 10% del numero complessivo sopravvisse al lager.Il 6 maggio 1945, dopo 14 mesi di durissimo lavoro forzato e di orrori di ogni genere, Roberto Castellani, ridotto a soli 28 kg, venne liberato insieme agli altri sopravvissuti dall'esercito degli Stati Uniti d'America. Dei suoi concittadini deportati dopo lo sciopero generale soltanto 18 sopravvissero al campo di concentramento. Il lager di Ebensee appartiene a quella fase del sistema concentrazionario nazista il cui obiettivo principale era quello di sfruttare al massimo, per l'economia di guerra, il lavoro dei deportati. Compito dei prigionieri del lager era la costruzione, all'interno della montagna, di un vasto reticolo di gallerie disposte su più piani, per l'industria degli armamenti.
Anche il deportato Castellani dovette lavorare, in condizioni terribili, alla realizzazione delle fabbriche sotterranee. Secondo il progetto iniziale, nelle gallerie avrebbe dovuto trasferirsi il centro di ricerca missilistica di Peenemünde (culla della mitica "Wunderwaffe", il missile V2), che era stato bombardato. La produzione vera e propria dei missili era localizzata invece nel campo di Dora/Mittelbau, presso Nordhausen in Turingia.La situazione disastrosa degli ultimi mesi di guerra costrinse però i nazisti a utilizzare le gallerie di Ebensee per la produzione di armi difensive e di carburante.Oltre 8.500 persone di 20 diverse nazionalità persero la vita nel lager di Ebensee. Ad essi vanno aggiunti coloro che, ammalatisi o comunque non più in grado di lavorare, come molti deportati pratesi, vennero trasferiti a Mauthausen per essere sterminati nella camera a gas, o al centro di "eutanasia" nel castello di Hartheim dove venivano assassinati, talvolta dopo aver subito strazianti esperimenti da parte dei medici nazisti.
Il lager di Ebensee si iscrive dunque pienamente nel capitolo dell'"annientamento attraverso il lavoro". È dagli anni Cinquanta, dunque ormai da mezzo secolo, che Roberto Castellani, anche nella sua qualità di presidente a Prato dell'ANED, vale a dire dell'associazione degli ex deportati politici e dei familiari delle vittime, organizza regolarmente viaggi ad Ebensee, per la ricorrenza della Liberazione del campo, avvenuta il 6 maggio 1945, per ripercorrere i luoghi della sofferenza sua e di migliaia di deportati, portare testimonianza e ricordare le vittime. A questi viaggi partecipano mogli, sorelle, fratelli, figli e figlie dei suoi compagni di sventura assassinati,e poi rappresentanti ufficiali del Comune di Prato e dei Comuni dell'odierna Provincia di Prato(tra cui il mio comune Carmignano che ogni anno finanzia a 4 giovani il viaggio info),
 cittadini interessati e classi di studenti delle scuole.Alle cerimonie commemorative prendono parte anche italiani provenienti da molte altre zone d'Italia, polacchi, russi, cechi, francesi, israeliani e rappresentanti di tutte le altre nazioni che hanno avuto vittime a Ebensee. Fino agli inizi degli anni Ottanta, tuttavia, non vi partecipavano né rappresentanti ufficiali né semplici cittadini del Comune di Ebensee...Per oltre trent'anni Roberto Castellani e Dorval Vannini, l'amico che aveva condiviso con lui la deportazione, e che nel frattempo è purtroppo deceduto, hanno tentato caparbiamente di prendere contatto con l'Amministrazione comunale di Ebensee, perché sentivano l'esigenza di parlare con la gente del paese, di condividere il ricordo con gli abitanti del luogo in cui si era svolto il loro calvario.

(foto R.castellani)
 Forse la donna che nell'inverno 1944\45 aveva mandato la nipotina a portare una caramella a Roberto che, ormai ridotto a uno scheletro,spalava neve in una strada del paese,era ancora viva…. Anche se poche,vi erano pur state persone che avevano tentato di aiutarlo.Castellani lo ricordava bene,ed era a questa Ebensee che voleva riallacciarsi,per ristabilire un contatto nel segno della reciproca comprensione,ma si scontrava con una reazione di rifiuto dei rappresentanti del Comune.Del resto,l'atteggiamento degli abitanti di Ebensee non era migliore:quando per le strade del paese passavano i pullman delle associazioni degli ex deportati, la gente in genere chiudeva gli scuri delle finestre.Fu nel 1984 che si verificò una svolta. Su una rivista italiana Castellani e Vannini lessero di un medico, ex ufficiale dell'Aeronautica,il dottor Rudolf Pekar, che all'epoca era di stanza in un campo di lavoro per internati civili vicino al lager di Ebensee. Nell'articolo si raccontava come a suo tempo avesse rivelato,e di conseguenza contribuito a vanificare, il diabolico piano del comandante del lager: all'avvicinarsi degli americani, il comandante Anton Ganz, delle SS, aveva infatti progettato di minare le gallerie,mandarvi i circa 18.000 deportati ancora in vita con il pretesto di un falso allarme aereo,e così sterminarli tutti in una volta.Castellani si ricordava bene quel giorno, ed era vero… anche allora si era detto che il comitato di Resistenza interno del campo fosse stato messo al corrente del piano da un medico austriaco.I deportati di conseguenza avevano messo in atto una resistenza passiva non seguendo gli ordini, e i capi del campo si erano dati alla fuga.Vannini e Castellani fecero visita al dottor Pekar, e nel marzo 1984 lo invitarono a Prato. Lo pregarono anche di prendere contatto con il Comune di Ebensee.Nel settembre di quello stesso anno il dottor Pekar tornò a Prato, per ricevere la cittadinanza onoraria, ma questa volta non venne da solo. Lo accompagnava il nuovo Sindaco di Ebensee,Rudolf Graf, un giovane socialdemocratico.Qual è in quegli anni il clima politico a Prato? L'Amministrazione cittadina appoggia l'ANED sin dalla sua fondazione e i politici pratesi partecipano da anni ai viaggi della memoria.Nell'Italia centrale,governata dalla sinistra,i valori della Resistenza e il ricordo del martirio dei deportati sono tenuti alti sin dal dopoguerra,e se vi è un rischio, caso mai, è che la memoria collettiva sconfini nella retorica soltanto celebrativa.
Ebensee e forse l'intera Austria stanno invece appena iniziando a confrontarsi con la propria storia,le proprie responsabilità, il fatto che il loro paese sia stato luogo di orrori,che il nazismo vi abbia potuto prosperare: molti ancora si aggrappano all'alibi di essere stati, a causa dell'annessione, la "prima vittima" di Hitler.Si ha l'impressione che la realtà dei lager sia stata rimossa,è come se venisse scoperta solo adesso, tanto che per affrontarla bisogna inventarsi le parole, creare nuove categorie del pensiero. L'imbarazzo è così grande da rendere difficile l'incontro.Anche per i pratesi,tuttavia, è un'occasione per confrontarsi con la generazione degli austriaci del dopoguerra,per verificare quali siano le possibilità di contatto e di collaborazione, superando così eventuali rigidità, in una visione di apertura, necessaria per la costruzione di una cultura della memoria in parte condivisa, di un'Europa unita e solidale.Castellani e Vannini insistono, caparbiamente: non più odio,vendetta,rifiuto,ma la volontà di conoscersi,di comprendersi,di dialogare per costruire la pace,fondata però sulla testimonianza,senza quindi oscurare mai la verità sulle responsabilità oggettive dei crimini commessi.Il Sindaco di Prato dell'epoca, Alessandro Lucarini, inizia a colloquiare con il suo omologo Rudolf Graf.Graf comprende,è profondamente colpito da questo gesto di amicizia e di riconciliazione partito da due sopravvissuti di Ebensee (né, del resto, avrebbe potuto partire da altri, dal momento che nessuno, se non loro, era legittimato a compierlo). Forse, perché vi fosse questa capacità di comprensione, questa sensibilità, questa apertura era stato indispensabile un cambio generazionale… I due Sindaci accolgono l'idea dei due ex deportati di avviare un gemellaggio ufficiale. Castellani e Vannini possono contare sull'appoggio della maggioranza della loro associazione, l'ANED - ma non tutti i familiari delle vittime,inizialmente,accettano questa iniziativa. Anche tra gli abitanti del Comune austriaco vi sono coloro che guardano con perplessità,quando non con aperta ostilità,all'idea di un gemellaggio con Prato.Dopo alcuni anni di preparazione, di intenso scambio di idee, tuttavia, si arriva al gemellaggio: nel settembre 1987 l'accordo viene concluso a Prato, nel maggio 1988 segue la firma ad Ebensee, questa volta per Prato firma il nuovo Sindaco Claudio Martini. Sia a Prato che a Ebensee tutti i partiti rappresentati nel Consiglio Comunale votano a favore della ratifica del gemellaggio.Nel testo dell'accordo si legge tra l'altro testualmente: "Le città di Prato e di Ebensee si propongono l'obiettivo di favorire ogni iniziativa tendente a far conoscere quanto avvenuto nel lager nazista di Ebensee, da attivarsi di comune accordo affinché sia sviluppata la conoscenza reciproca tra i popoli Italiano e Austriaco, ad incrementare gli scambi culturali ed a mantenere legami permanenti tra le due Municipalità."

Questi due comuni così disuguali - Prato ha circa 190.000 abitanti, Ebensee appena 9.000 - hanno in tal modo concluso un gemellaggio del tutto particolare. (Si potrebbe definire unico, se non fosse stato imitato nel 1998 dai Comuni di Empoli e di St. Georgen an der Gusen, in Alta Austria. Anche questo secondo gemellaggio, la cui conclusione non può che far piacere, ha come sfondo analoghe vicende storiche.) L'eccezionalità del gemellaggio è senz'altro riconosciuta, in Austria e in Italia, dai media locali e da quelli nazionali, e dall'Associazione europea delle città gemellate. Si sa infatti che i gemellaggi in Europa si basano per la gran parte su interessi economici o turistici, e si limitano in genere a visite reciproche tra gli amministratori cittadini. Qui invece si tratta di un impegno comune per la conservazione della memoria e per la pace. Molti abitanti di Ebensee vengono a Prato per il 6 settembre(vedi link), anniversario della Liberazione della città, quando tra l'altro si svolge una fiaccolata in ricordo dell'eccidio di 29 partigiani a Figline, presso Prato, perpetrato proprio in quel giorno dai soldati tedeschi in ritirata.

Quanto la situazione sia cambiata ad Ebensee appare evidente già dalle celebrazioni che per la ricorrenza della Liberazione del campo hanno luogo nel cimitero del lager. Da quando vi è il gemellaggio, le celebrazioni sono organizzate direttamente dal Comune di Ebensee, in accordo con il Comitato internazionale Mauthausen, e insieme alle delegazioni straniere vi partecipano anche molti abitanti del luogo. In queste occasioni sono invitati a parlare membri del governo federale austriaco o il presidente della Camera e, grazie a fondi messi a disposizione dal Ministero degli interni e dall'Unione europea, viene offerto un ricco programma culturale. Significativo è inoltre il fatto che alle cerimonie sia ora invitato a parlare anche Wladislaw Zuk, un ex prigioniero polacco del lager, rimasto a Ebensee dopo la Liberazione, e che guidi le scolaresche nelle gallerie per spiegare loro la storia di Ebensee durante il nazismo, spezzando in tal modo l'isolamento, assai doloroso, in cui è stato costretto per decenni. Nell'agosto del 1988 è stato fondato il Verein Widerstandsmuseum (Associazione Museo della Resistenza), che ha come obiettivo la creazione di un Museo di Storia Contemporanea, che oggi ha sede nella ex scuola elementare. L'associazione, che svolge compiti analoghi a quelli altrove assolti dagli apparati amministrativi dei luoghi della memoria, pubblica una rivista e organizza varie manifestazioni culturali, quali cicli di conferenze o letture da parte di autori, utili a consolidare la coscienza democratica e antifascista. Esiste una fornitissima biblioteca, frequentata da scolari e studenti, e vengono attuati progetti di ricerca aventi a oggetto l'avvento del nazismo in Austria e la storia locale di quegli anni, con particolare attenzione al lager di Ebensee e al movimento di Resistenza nella zona del Salzkammergut.
Una delle gallerie, un tempo luoghi di terrore e di sterminio, dimenticate e inaccessibili (anzi addirittura pericolose) per oltre quarant'anni, è stata dotata di un impianto di illuminazione con il contributo di fondi pubblici. Nel maggio 1997 vi è stata collocata anche un'esposizione permanente di documenti e fotografie. Per questa impegnativa iniziativa il Verein Widerstandsmuseum si è rivolto, all'inizio degli anni Novanta, alle nove imprese - tra cui la Wiener Brückenbau Industrie AG, la Ferro-Betonit-Werke AG e la Siemens AG Österreich - ancora esistenti, delle oltre venti ditte private che a suo tempo si servirono degli internati del lager di Ebensee come manodopera a basso costo. L'unica a rispondere fu la Siemens, che inviò 10.000 scellini austriaci (neppure un milione e mezzo di vecchie Lire!). .
Ovviamente, sarebbe eccessivo affermare che questi straordinari risultati siano dovuti unicamente al gemellaggio Prato-Ebensee.Vi hanno contribuito anche altre persone, quali i membri del Comitato internazionale Mauthausen,o lo storico Florian Freund,che ha effettuato gli studi sul lager di Ebensee e ha collaborato all'esposizione permanente. Ma si può dire con certezza che attraverso il gemellaggio si è messo in moto un processo che con largo anticipo rispetto ad altre realtà austriache ha portato Ebensee a confrontarsi con la storia locale e ad elaborarne il ricordo. Di grande valore simbolico è poi il fatto che ora ad Ebensee vi sia una Pratoallee (Viale Prato), e a Prato un Piazzale Ebensee.Ma il merito non è solo dei rappresentanti ufficiali delle due amministrazioni. Molti sono i cittadini di Prato e di Ebensee che nei tredici anni da quando esiste il gemellaggio si sono impegnati per garantirne il successo. Ad Ebensee, nel 1992, è stata fondata un'apposita associazione, cui numerosi cittadini partecipano attivamente, per affrontare tutti i problemi di progettazione e organizzativi legati al gemellaggio. Anche gli ambienti della Chiesa cattolica, sia a Prato che a Ebensee, si sono impegnati per favorire uno scambio costante tra le due cittadinanze. Numerosi sono i pratesi che sono stati ripetutamente ospiti di famiglie di Ebensee e viceversa. Per poter meglio comunicare, diversi giovani dei due Comuni hanno imparato il tedesco o l'italiano. Più volte è stato organizzato uno scambio tra ragazzi delle scuole. Né sono mancati scambi di manifestazioni culturali, quali mostre ed esibizioni musicali. Nel maggio 1997 si è festeggiato a Ebensee il decennale del gemellaggio, e per garantirne la continuità degli obiettivi i due Sindaci, Herwart Loidl e Fabrizio Mattei, hanno firmato un programma in dieci punti. Al punto 8 si legge (e visti i più recenti sviluppi in Austria si potrebbe quasi considerare una premonizione): "Le due comunità, al di là di eventuali cambiamenti economici, politici e sociali, si impegnano a far sì che il gemellaggio fra Prato ed Ebensee rimanga fedele al senso ed allo spirito dei suoi fondatori ed a quegli ideali di pace che lo hanno ispirato." (E forse non è un caso che alle ultime elezioni per il parlamento austriaco la FPÖ di Haider abbia riscosso a Ebensee il 7% di voti in meno rispetto alla media nazionale, anche se ovviamente vi ha avuto un certo peso la tradizione socialdemocratica di questa zona industrializzata.) In occasione delle celebrazioni per il decennale, nel 1997, il Consiglio Comunale di Ebensee ha inoltre deliberato all'unanimità un provvedimento assai significativo, conferendo la cittadinanza onoraria al reale promotore del gemellaggio, a colui che insieme a tanti infelici concittadini ha subito ad Ebensee orribili sofferenze, e che tuttavia, pensando al futuro, e consapevole che un atteggiamento ostile è inevitabilmente sterile, ha teso la mano in un gesto di riconciliazione, ha operato perché fosse compreso e affrontato il terribile passato nel territorio di Ebensee: Roberto Castellani
Anche a Prato è stata istituita l'Associazione per il gemellaggio Prato-Ebensee, il Presidente è Andrea Mazzoni. Nel 2002 è stato inaugurato (alla presenza del Presidente della Repubblica Ciampi che ha avuto parole di grande apprezzamento per il gemellaggio nel suo discorso) il Museo della Deportazione di Prato con il suo Centro di Documentazione: insieme al gemellaggio questo è l'altro sogno di Roberto Castellani che è stato realizzato dal Comune di Prato anche grazie alla sua caparbietà. Negli anni Settanta aveva portato, insieme ad altri compagni dell'ANED, alcuni oggetti trovati nell'area del campo e nelle gallerie di Ebensee, riconducibili alla vita quotidiana e al lavoro schiavo dei deportati nel lager, oggi visibili al Museo (pochissimi sono i Musei di questo tipo in Europa).Oltre 12.000 visitatori, in prevalenza scolaresche provenienti da ogni parte della Toscana e da altre parti d'Italia e d'Europa, hanno finora visitato il Museo. L'ottimo rapporto stabilito in quasi vent'anni con Ebensee ha portato buoni frutti anche per la conoscenza: l'archivio storico del Centro di documentazione si è arricchito di elenchi, foto e documenti originali avuti dal Museo-Memoriale dell'ex lager di Ebensee. Un oggetto eccezionale, la campana originale del campo di Ebensee, è stato concesso al nostro Museo dal Comune di Ebensee, proprio in virtù del gemellaggio tra le due comunità.Nel 2003 è stato girato un film sulla vita di Castellani "Luci nel buio" di Gabriele Cecconi.
INFO VIAGGIO DELLA MEMORIA; QUI
INFO MUSEO DEPORTAZIONE PRATO;QUI

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