E’ una stagione calda, questo dicembre insolitamente mite allontana l’idea del Natale e del clima freddo e inclemente che ci attende. Il tempo che verrà è un inverno gelido: problemi (ma non per tutti), ristrettezze, poca voglia di ridere e scherzare. C’è però anche chi non resiste nemmeno a questo clima, per quanto la stagione sia favorevole. E’ il caso della mia tartaruga, che vedete nella fotografia. Era abituata ad un clima africano, e per questo aveva bisogno di caldo tutto il giorno. Qui non era possibile, perchè il mio appartamento, per quanto ampio, o forse proprio per questo, non dava abbastanza calore. Inutile cercare sistemi artificiali, riscaldarla con una lampada speciale e costosa, accendere la stufa e farle trovare sempre la sua foglia di lattuga fresca. La mia tartaruga deperiva ogni giorno di più, non mangiava, si muoveva sempre meno. Eppure le tartarughe della sua specie sono molto longeve, chissà, forse gli esperti diranno pure che con le comodità moderne la loro speranza di vita è cresciuta moltissimo. Sarà, ma io vedevo sempre quelle rughe, quello sguardo un po’ spento, un occhio semichiuso, un’aria come per dire “lasciatemi in pace, questo non è posto per me”. Forse era solo una creatura nata per essere libera, che invece tenevo in una schiavitù forzata. Io ero il padrone, e avevo deciso quanto tempo lei doveva rimanere con me, senza chiedere il suo parere. Avrò avuto i miei buoni motivi, come li hanno tutti i padroni del mondo quando decidono le sorti di chi è sottoposto al loro potere; magari anche qualche motivo che poteva essere scambiato per buono e giusto. Non esistono motivi giusti per imporre sacrifici se non l’egoismo e l’indifferenza verso i problemi degli altri, specialmente quando questi “altri” non hanno armi per difendersi e devono stare buoni e zitti, sopportando la loro condizione. Stamattina la mia tartaruga se n’è andata, con una grandissima dignità. Si è richiusa nel suo guscio, dopo aver sopportato chissà per quanti anni di essere sballottata tra una fiera, un mercato o una fredda casa che non era la sua. Si è ritirata con grande dignità nel suo rifiuto di una condizione non cercata, non voluta, non meritata. Il freddo di questa stagione incipiente l’ha uccisa. Ha preferito uscire di scena ora piuttosto che adattarsi a questo clima malsano, a quest’aria cattiva che sta per arrivare. A questa maledetta, spietata, insensibile e fredda nuova stagione. Un saluto a Chelona, la mia tartaruga, e un augurio a tutti noi. Ne avremo bisogno.
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