20 lug 2011

Ignazio Buttitta "U Razzismu"

Era uno di quelli, e sono tanti,
li conosciamo di faccia e di persona,
che partono con il destino d’emigrante
in cerca di pane e di fortuna;
c’è chi li chiama zingari e chi li chiama
gente del Sud parenti della fame.
Era uno di quelli del lavoro
che aveva mani ricche e braccia sane;
una covata in una casa senza becchime
senza molliche e senza croste di pane;
e la chioccia accucciata con il gozzo
gonfia di pianto nella strozza.
Era siciliano e carne nostra
Nunzio Lìcari di Catenanova;
da bambino succhiava colostro
nel guscio della madre, come uova;
da grande ebbe spine ed ebbe chiodi
vento e tempesta e mai un’alba nuova.
Dalla Germania avvilito per la pena,
scriveva lettere d’amore e di fuoco:
“Se mangio o bevo inghiotto del veleno,
siamo divisi ma il mio cuore è con voi.
Qui sono un estraneo, carne senza prezzo,
succhiano sangue e mi danno disprezzo.”
C’è chi ritorna, c’è chi non ritorna
e lascia l’ossa dentro la miniera;
chi chiude gli occhi e chiude i suoi giorni
senza i figli e senza moglie vicino;
e c’è chi resta lì morto ammazzato
da una mano straniera sopra il selciato.
Uno di questi fu Nunzio Lìcari,
adesso alla famiglia arrivano le ossa;
e i bambini che aspettano il padre
guardano la casa e gli pare una fossa:
scriveva lettere, ora la lettera è lui
ammazzato innocente e a sangue freddo.
La poesia “U Razzismu” del poeta Ignazio Buttitta prende spunto da un fatto di cronaca: Nella cittadina tedesca di Rosenheim, il lavoratore siciliano Nunzio Lìcari di Catenanuova (EN) è stato ucciso in una domenica del 1974 dal tedesco Bergauer, di 21 anni, che lo ha brutalmente assalito con pugni e calci lasciandolo moribondo sulla strada. L’assassino ha dichiarato alla polizia che non conosceva la sua vittima e che aveva commesso l’omicidio perché si era accorto che si trattava di un italiano. “io – ha aggiunto – non posso soffrire gli stranieri.” Il giornale bavarese “Münchener Merkur” nel riportare l’avvenimento commenta che l’odio razziale, soprattutto contro gli italiani, è alla base del delitto. Nunzio Lìcari era padre di cinque figli e aveva avuto un passato di miseria.

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