Si può quindi comodamente sostenere che per millenni la risorsa acqua sia stata gestita allo stesso modo, pur essendo sempre stata a disposizione della collettività, negli anni si è proceduto verso un'evoluzione del sistema di distribuzione,che prima avveniva in alcuni punti ben definiti,poi in modo capillare in tutte le abitazioni,le quali,in epoche relativamente recenti, si sono dotate di sistemi di scarico delle acque reflue, di conseguenza i comuni hanno realizzato un sistema di collettamento fognario e in epoche ancora più recenti di depuratori, creando quello che oggi definiamo il Sistema Idrico Integrato. Tutto questo sempre grazie ad una gestione territoriale del bene, da parte dei Comuni, garanti della qualità e della economicità del servizio, che fino oggi viene garantito al cittadino al solo costo di gestione.Però con la nuova legge del governo che entrrerà in vigore nel caso non passasse i SI del referendum de 12 e 13 Giugno,legge fortemente voluta dal Berlusconi,che obbligherà le Amministrazioni comunali,o le società di gestione del Sistema Idrico Integrato,a cedere ad uno o più soggetti privati almeno il 40 per cento del capitale sociale delle società di gestione.
Un obbligo che sicuramente avrà una serie di ripercussioni sui fruitori del bene stesso,innanzitutto di carattere economico, l'ingresso di un socio privato, che dovrà necessariamente trarne un profitto, trasformerà il Bene ora elargito come servizio in merce per l'interesse di pochi, ma potrebbe portare ripercussioni anche legate alla gestione, che potrebbe considerare non vantaggiose aree definite "poco strategiche" per motivi morfologici o peggio ancora per motivi legati alla densità di quelli che passeranno nei prossimi mesi essere considerati da utenti a clienti.
Il motivo per cui il governo ha imposto questo obbligo è ancora poco chiaro(anche l'ipotesi di interessi personali di alcuni sono molto plausibili), o comunque non è stata cura del legislatore mettere a conoscenza i "consumatori " dello scopo di questa legge,una ragione in più per cui questa decisione deve vedere tutti i cittadini ad andare alle urme la prossima domenica... Chiunque ha ancora dei dubbi come nel caso del nucleare deve porsi la seguente domanda: "Mio figlio, il figlio di mio figlio e i figli di chiunque altro su questo pianeta, avranno ricadute positive dalla mia azione e dalle mie decisioni?" L'Acqua è un “Bene Comune” e il Servizio Idrico Integrato deve essere un “servizio privo di rilevanza economica.2 SI per l'Acqua!!
L'ACQUA E' UN BENE DI TUTTI DI DON MILANI
(E’ una lettera del 1955 inviata al direttore del Giornale del Mattino Ettore Bernabei)Caro direttore, a rileggere l’articolo 3 della Costituzione, “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale…” mi vengono i bordoni. Oggi non volevo parlarti dei paria d’Italia, ma d’un’altra cosa. C’è questa legge 991 (legge per la montagna che garantisce finanziamenti e agevolazioni fiscali, ndr) che pare adempia la promessa del secondo paragrafo dell’articolo 3: “… è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini”. A te, cittadino di città, la Repubblica non regala un milione e mezzo, né ti presta i soldi. A noi sì. Basta far domanda… Infatti eravamo già a buon punto perché un proprietario mi aveva promesso di concederci una sua sorgente assolutamente inutilizzata e inutilizzabile per lui, la quale è ricca anche in settembre e sgorga e si perde in un prato poco sopra alla prima casa che vorremmo servire. Due settimane dopo, un piccolo incidente.
Quel proprietario ha un carattere volubile. Una mattina s’è svegliato d’umore diverso e m’ha detto che la sorgente non la concede più. Ho insistito. S’è piccato. Ora non lo scoscendi più neanche colle mine. Ma il guaio è che quando ho chiesto a un legale se c’è verso d’ottenere l’esproprio di quella sorgente, mi ha risposto di no. Sicché la bizzettina di quell’omino, fatto insignificante in sé, ha l’atomico potere di buttar all’aria le nostre speranze d’acqua, il nostro consorzio, la famosa 991, il famoso articolo 3, le fatiche dei 556 costituenti, la sovranità dei loro ventotto milioni di elettori, tanti morti della Resistenza (siamo sul monte Giovi! ho nel popolo le famiglie di quattordici fucilati per rappresaglia). Ma qui la sproporzione tra causa ed effetto è troppa! Un grande edificio che crolla perché un ragazzo gli ha tirato coll’archetto! C’è un baco interiore dunque che svuota la grandiosità dell’edificio di ogni intrinseco significato. Il nome di quel baco tu lo conosci. Si chiama: idolatria del diritto di proprietà. A 1995 anni dalla Buona Novella, a sessantaquattro anni dalla Rerum Novarum, dopo tanto sangue sparso, dopo dieci anni di maggioranza dei cattolici e tanto parlare e tanto chiasso, aleggia ancora vigile onnipresente dominatore su tutto il nostro edificio giuridico. Tabù. Son dieci anni che i cattolici hanno in pugno i due poteri: legislativo ed esecutivo. Per l’uso di quale dei due pensi che saranno più severamente giudicati dalla storia e forse anche da Dio?…
Guai se non avremo almeno mostrato cosa vorremmo fare… Peccatori come gli altri, passi. Ma ciechi come gli altri no…
Guai se non avremo almeno mostrato cosa vorremmo fare… Peccatori come gli altri, passi. Ma ciechi come gli altri no…
Che i legislatori cattolici prendano dunque in mano la Rerum Novarum e la Costituzione e stilino una 991 molto più semplice in cui sia detto che l’acqua è di tutti. Quando avranno fatto questo, poco male se poi non si riuscirà a mandare due carabinieri a piantar la bandiera della Repubblica su quella sorgente. Morranno di sete e di rancore nove famiglie di contadini. Poco male. Manderanno qualche accidente al governo e ai preti che lo difendono. Poco male. Partiranno per il piano ad allungarvi le file dei disoccupati e dei senza tetto. Non sarà ancora il maggior male. Purché sia salva almeno la nostra specifica vocazione di illuminati e di illuminatori. Per adempire quella basta il solo enunciare leggi giuste, indipendente dal razzolar poi bene o male. Chi non crede dirà allora di noi che pretendiamo di saper troppo, avrà orrore dei nostri dogmi e delle nostre certezze, negherà che Dio ci abbia parlato o che il Papa ci possa precisare la parola di Dio. Dicendo così avrà detto solo che siamo un po’ troppo cattolici. Per noi è un onore. Ma sommo disonore è invece se potranno dire di noi che, con tutte le pretese di rivelazione che abbiamo, non sappiamo poi neanche di dove veniamo o dove andiamo, e qual è la gerarchia dei valori, e qual è il bene e quale il male, e a chi appartengono le polle d’acqua che sgorgano nel prato di un ricco, in un paesino di poveri.
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