11 apr 2011

Josè Samarago "8 Giugno 2009"(La cosa Berlusconi)

Questo articolo, con questo stesso titolo, è stato pubblicato ieri sul quotidiano spagnolo “El País”, che me lo aveva espressamente commissionato. Considerando che in questo blog ho lasciato alcuni commenti sulle prodezze del primo ministro italiano, sarebbe strano non mettere anche qui questo testo. In futuro ce ne saranno sicuramente altri, visto che Berlusconi non rinuncerà a quello che è e a quello che fa. Né lo farò anch’io.

La Cosa Berlusconi
Non trovo altro nome con cui chiamarlo. Una cosa pericolosamente simile a un essere umano, una cosa che dà feste, organizza orge e comanda in un paese chiamato Italia. Questa cosa, questa malattia, questo virus minaccia di essere la causa della morte morale del paese di Verdi se un profondo rigurgito non dovesse strapparlo dalla coscienza degli italiani prima che il veleno finisca per corrodergli le vene distruggendo il cuore di una delle più ricche culture europee. I valori fondanti dell’umana convivenza vengono calpestati ogni giorno dalle viscide zampe della cosa Berlusconi che, tra i suoi vari talenti, possiede anche la funambolica abilità di abusare delle parole, stravolgendone l’intenzione e il significato, come nel caso del Polo della Libertà, nome del partito attraverso cui ha raggiunto il potere. L’ho chiamato delinquente e di questo non mi pento. Per ragioni di carattere semantico e sociale che altri potranno spiegare meglio di me, il termine delinquente in Italia possiede una carica più negativa che in qualsiasi altra lingua parlata in Europa. È stato per rendere in modo chiaro ed efficace quello che penso della cosa Berlusconi che ho utilizzato il termine nell’accezione che la lingua di Dante gli ha attribuito nel corso del tempo, nonostante mi sembri molto improbabile che Dante l’abbia mai utilizzato. Delinquenza, nel mio portoghese, significa, in accordo con i dizionari e la pratica quotidiana della comunicazione, “atto di commettere delitti, disobbedire alle leggi o a dettami morali”. La definizione calza senza fare una piega alla cosa Belusconi, a tal punto che sembra essere più la sua seconda pelle che qualcosa che si indossa per l’occasione.
È da tanti anni che la cosa Belusconi commette crimini di variabile ma sempre dimostrata gravità. Al di là di questo, non solo ha disobbedito alle leggi ma, peggio ancora, se ne è costruite altre su misura per salvaguardare i suoi interessi pubblici e privati, di politico, imprenditore e accompagnatore di minorenni, per quanto riguarda i dettami morali invece, non vale neanche la pena parlarne, tutti sanno in Italia e nel mondo che la cosa Belusconi è oramai da molto tempo caduto nella più assoluta abiezione. Questo è il primo ministro italiano, questa è la cosa che il popolo italiano ha eletto due volte affinché gli potesse servire da modello, questo è il cammino verso la rovina a cui stanno trascinando i valori di libertà e dignità di cui erano pregne la musica di Verdi e le gesta di Garibaldi, coloro che fecero dell’Italia del secolo XIX, durante la lotta per l’unità, una guida spirituale per l’Europa e gli europei. È questo che la cosa Berlusconi vuole buttare nel sacco dell’immondizia della Storia. Gli italiani glielo permetteranno
BIOGRAFIA
José de Sousa Saramago nasce ad Azinhaga, in Portogallo il 16 novembre 1922. Trasferitosi a Lisbona con la famiglia in giovane età, abbandonò gli studi universitari per difficoltà economiche, mantenendosi con i lavori più diversi. Ha infatti lavorato come fabbro, disegnatore, correttore di bozze, traduttore, giornalista, fino a impiegarsi stabilmente in campo editoriale, lavorando per dodici anni come direttore letterario e di produzione. Il suo primo romanzo, "Terra del peccato", del 1947, non riceve un grande successo nel Portogallo oscurantista di Salazar, il dittatore che Saramago non ha mai smesso di combattere, ricambiato con la censura sistematica dei suoi scritti giornalistici. Nel 1959 si iscrive al Partito Comunista Portoghese che opera nella clandestinità sfuggendo sempre alle insidie ed alle trappole della famigerata Pide, la polizia politica del regime. In effetti, bisogna sottolineare che per capire la vita e l'opera di questo scrittore non si può prescindere dal costante impegno politico che ha sempre profuso in ogni sua attività. Negli anni sessanta, diventa uno dei critici più seguiti del Paese nella nuova edizione della rivista "Seara Nova" e nel '66 pubblica la sua prima raccolta di poesie "I poemi possibili".Diventa quindi come detto direttore letterario e di produzione per dodici anni di una casa editrice e, dal 1972 al '73, è curatore del supplemento culturale ed editoriale del quotidiano "Diario de Lisboa" Sino allo scoppio della cosiddetta Rivoluzione dei Garofani, nel '74, Saramago vive un periodo di formazione e pubblica poesie ("Probabilmente allegria", 1970), cronache ("Di questo e d'altro mondo", 1971; "Il bagaglio del viaggiatore", 1973; "Le opinioni che DL ebbe", 1974) testi teatrali, novelle e romanzi. Il secondo Saramago (vice direttore del quotidiano "Diario de Noticias" nel '75 e quindi scrittore a tempo pieno), libera la narrativa portoghese dai complessi precedenti e dà l'avvio ad una generazione post-rivoluzionaria. Nel 1977 lo scrittore pubblica il lungo e importante romanzo romanzo "Manuale di pittura e calligrafia", seguito nell'ottanta da "Una terra chiamata Alentejo", incentrato sulla rivolta della popolazione della regione più ad Est del Portogallo. Ma è con "Memoriale del convento" (1982) che ottiene finalmente il successo tanto atteso. In sei anni pubblica tre opere di grande impatto (oltre al Memoriale, "L'anno della morte di Riccardo Reis" e "La zattera di pietra") ottenendo numerosi riconoscimenti. Gli anni Novanta lo consacrano sulla scena internazionale con "L'assedio di Lisbona" e "Il Vangelo secondo Gesù", e quindi con "Cecità". Ma il Saramago autodidatta e comunista senza voce nella terra del salazarismo non si è mai fatto avvincere dalle lusinghe della notorietà conservando una schiettezza che spesso può tradursi in distacco. Meno riuscito è il Saramago saggista, editorialista e viaggiatore, probabilmente frutto di necessità contingenti, non ultima quella di tenere vivo il suo nome sulla scena letteraria contemporanea. Nel 1998, sollevando un vespaio di polemiche soprattutto da parte del Vaticano, gli è stato conferito il Nobel per la letteratura. José Saramago muore il giorno 18 giugno 2010 nella sua residenza a Lanzarote, nella località di Tías, sulle Isole Canarie.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Oramai sono schifato da questo paese! ciao

ANAM ha detto...

Ciao Maurizio...a chi lo dici!!!
buona serata!!!