17 mar 2011

1861-2011 La rivoluzione deve partire da noi

Finalmente siamo arrivati al 17 marzo festa dell'unità d'Italia...In questi giorni ho dedicato molto spazio ai 150 anni dal pezzo a Garibaldi(leggi)la storia dell'Inno e la bandiera(leggi)la "Lira e l'Euro"(leggi)e alcune poesie dei più grandi poeti italiani(leggi)...Sinceramente anche se non sono per niente orgoglioso di questa Italia sempre più intollerante,razzista,divisa,ingiusta,rissosa e cinica;anche se fatico a festeggiare mentre si respingono i migranti in mare,si distrugge l'ambiente,la storia si taglia alla sanità,la ricerca,la cultura si legifera per una singola persona,per quell'Italia che invece vuole giustizia, dignità,lavoro,accoglienza,pace,cultura,solidarietà,speranza... Dico  AUGURI!
In questi giorni di unione e fratellanza da Nord a sud abbiamo assistito all'ennesimo becero comportamento dei Leghisti...per esempio il trota che scappa al bar durante l'inno...Pensando bene e in un paese normale(ma lo siamo?) questo ennesimo affronto della Lega dovrebbe essere sufficiente per cancellare la loro presenza dall’orizzonte politico Italiano. (o per lo meno, far loro perdere buona parte dei loro voti).In pratica pero’ non e’ cosi’.Qui in Italia, questo ennesimo affronto della Lega, non fara’ cadere nemmeno una foglia!Anzi nonostante questo,loro raccolgono voti e preferenze,non solo nei sondaggi,ma puntualmente in tutte le occasioni di voto.E’ chiaro che ogni comportamento onesto e civile in Italia viene punito con voto negativo,mentre i comportamenti incivili,disonesti o meglio ancora criminali,vengono premiati con voti a favore,preferenze e pubblici encomi.
E allora credo che le parole di Monicelli siano significative....

Aveva ragione ci vuole quella rivoluzione Risorgimentale per rimettere dignità,senso di unità e patriottismo a questa Italia violentata da questi ultimi anni da governi fasulli,secessionisti e corrotti.Ridare quel rispetto oramai perduto che ci hanno resi grande nel mondo,riavvicinare tutti noi Italiani e smettere di inculcare l’idea che a sud vi sono i parassiti e i pidocchi che vivono sulle spalle del Nord.Se la lega non ama l’Italia esca da tutte le funzioni pubbliche perché i soldi sono dati a loro da Roma ladrona.Basta nell’umiliare i meridionali che hanno fatto grande il nord con il loro lavoro e sacrificio e che ora divenuti “padani” sono quelli che più attaccano il sud.I politici ci stanno manipolando facendoci credere quello che vogliono,sopratutto i leghisti che con il popolo ignorante e con le falsità sull’unità e la padania,stanno fottendosi i migliori posti,il potere e il territorio alla faccia di quelli che votano e non capiscono che,come il psiconano, fanno solo i loro ******* interessi. B. perché è entrato in politica? per sanare le sue aziende e per legiferare per se stesso per  pagare il pizzo alle mafie,niente a vedere con la volontà di rinnovamento o volontà politica.Amici miei però non basta dobbiamo cambiare anche noi come diceva Mario,la rivoluzione deve partire da noi...perchè finchè si continuerà ad identificarsi con malaffare,corruzione,prostitute di regime, mafia,rifiuti e via discorrendo,a sorridere e ad ammiccare, a sputare sull’Italia per la crassa ignoranza di chi in queste miserie sguazza e prospera, inventandosi padanie dove tutto è lindo pulito come in Svizzera… beh signori, non se ne esce.L’Italia è nata su ideali alti e sull’orgoglio di costruire qualcosa di grande.Costa un po’ ricordarsene nella vita di ogni giorno, quando il dentista ci dice “.. con o senza fattura…?”. Quando da dietro la scrivania al lavoro teniamo facebook aperto full time, invece di lavorare. Quando per mettere la nonna in ospizio ci si rivolge all’amico consigliere comunale.. Quando per eliminare il vecchio televisore si scende di notte per strada e lo si abbandona nel primo angolo buio invece di andare in un centro smaltimento.. Quando, se vediamo una persona in difficoltà cambiamo strada o facciamo finta di non vedere..Essere italiani lo si dimostra in queste cose.La lega è come chi, avendo male a un braccio, invece di andare dal medico per curarlo, se lo amputa con le sue mani. E’ gente piccola e vigliacchetta.Essere italiani è un’altra cosa, grazie al cielo...Ricordiamocene, per favore
Inoltre  per concludere se pensiamo che Torino,che fu la prima capitale d'Italia(non tutti lo sanno vedete video sotto), ha come presidente della regione un leghista.Perché voluto dalla maggioranza dei torinesi.Il nord è quasi totalmente in mano a gente che difende i crocifissi ma fa riti celtici sulla riva del Po mascherata in modo ridicolo per autocelebrare uno stato che non esiste,il cosiddetto ministro calderoli si è sposato con una cerimonia così, gente che si permette di definire una parte di italiani una razza a parte, quella "padana", che vuole la secessione ma è ben piazzata come dicevo prima e strapagata a Roma "ladrona" e detta la legge per tutti.Questo è per me il dispiacere piu' grande: sapere che esiste una buona parte di gente italiana ma che fa finta di non esserlo, che respira la mia stessa aria e che difenderebbe,difende e difenderà i nuovi razzisti, fascisti e bungabunghisti fino alla morte, continuando a restare cieca e indifferente quasi con la stessa ostinazione con cui invece i Partigiani lottarono per la libertà di questo paese.

Articolo 3 della Costituzione Italiana:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

«Festeggiamo il meglio della nostra storia, sapendo che se noi italiani fossimo rimasti divisi in otto staterelli saremmo stati spazzati via dalla storia, non saremmo mai diventati un grande stato europeo».
Giorgio Napolitano

DOPO 150 anni l'Unità dell'Italia pare acquisita. Riconosciuta dagli italiani, senza grandi problemi, insieme ai simboli e agli avvenimenti storici che la contrassegnano. Non era scontato, anzi: le polemiche sollevate dalla Lega e - per riflesso - dalle frazioni "neoborboniche" del Sud, sembravano allargare le distanze che attraversano il Paese. Trasformando le differenze in divisioni. Ma i dati del sondaggio condotto da Demos (per Intesa Sanpaolo) disegnano un ritratto molto diverso. Quasi il 90% degli italiani (intervistati nel corso dell'indagine) considera in modo positivo la conquista dell'Unità. Più specificamente, il 56% la giudica "positiva" e il 33% "molto positiva". Solo il 7% guarda l'Unità italiana con atteggiamento di segno negativo. È un sentimento condiviso dovunque. Le differenze territoriali sono minime. Per cui lo spirito unitario appare meno esteso nel Nord. Ma solo "un po'". Anche tra gli elettori della Lega, per quanto più circoscritto, raggiunge il 70%. La ragione di un orientamento così positivo, nonostante le polemiche, probabilmente, sta proprio nelle polemiche.

 Da Repubblica di I.DIAMANTI
Nel dibattito acceso - e continuo - suscitato negli ultimi mesi intorno all'Unità e ai suoi simboli. Nella catena di provocazioni piccole e medie - lanciate dalla Lega e dai suoi amministratori. "Va pensiero" cantato nelle cerimonie invece dell'Inno di Mameli. I vessilli regionali invece del - o accanto al - Tricolore. Poi l'accostamento continuo del federalismo all'indipendenza del Nord.
Insomma, una sequenza di sfide e di piccoli strappi che hanno prodotto l'esito, non si sa quanto voluto, di rafforzare il sentimento unitario, insieme ai simboli che lo evocano. Agendo da spot emozionali e promozionali, invece che da disincentivi.Un fenomeno molto simile si era verificato agli inizi degli anni Novanta, quando la Lega lanciò la sua campagna indipendentista, che sfociò, nel 1996, nella marcia "secessionista" lungo il Po. Per marcare il confine padano rispetto all'Italia. Ebbene, mai come allora l'orgoglio e l'identità nazionale assunsero proporzioni così ampie. E il sostegno all'unità italiana apparve largo come mai prima di allora. Lo stesso orientamento che emerge in questa fase, in questi giorni. Tutti gli italiani, o quasi, convinti dell'importanza della conquista unitaria. Convinti che sia importante riconoscersi italiani. Anche tre elettori della Lega su quattro. Evidentemente, leghisti senza essere padani.Allo stesso modo e allo stesso tempo, è significativo il valore attribuito a eventi e simboli "unitari". Altrimenti e altre volte sottovalutati. Se non criticati apertamente. La Costituzione, il Risorgimento, perfino la Resistenza.


E ancora, l'Inno di Mameli, il Tricolore. Gli italiani guardano con ammirazione i Padri della Patria: Camillo Benso conte di Cavour, Giuseppe Mazzini e, per primo, Giuseppe Garibaldi. Spesso "deplorato" dai nordisti, dai sudisti, in qualche misura, anche dai papalini. Per aver "unificato" l'Italia. Il Nord e il Sud. Figura eroica, in camicia rossa. Ed è interessante osservare come l'ammirazione degli italiani si allarghi anche ad alcuni tra i "fondatori" e i leader politici della Prima Repubblica. Democristiani ma anche comunisti. Alcide De Gasperi ed Enrico Berlinguer, soprattutto. E, per primo, Aldo Moro, rapito e ucciso dalle Br, anche (forse proprio) perché aveva perseguito - quasi raggiunto - lo "storico compromesso" fra i due partiti di massa che avevano fondato e accompagnato l'Italia repubblicana. Certo, non bisogna pensare che il disincanto nazionale, all'improvviso, sia scomparso. Rimpiazzato da un orgoglio inedito. Sarebbe troppo. Intanto, l'atteggiamento verso l'ultima fase della Prima Repubblica è molto più critico. Craxi, lo stesso Andreotti sono guardati con diffidenza. Associati a Tangentopoli. Percepita come una rivoluzione mancata, più che incompiuta.La storia nazionale, per molti italiani, è come fosse finita allora.


Da lì inizia il declino. Che riapre la frattura nei confronti delle istituzioni e della sfera pubblica. L'orgoglio nazionale, per questo, si indirizza,più ancora di un tempo, su aspetti che riguardano le tradizioni sociali e locali. La cultura e l'arte. Ci si dice orgogliosi del nostro patrimonio artistico, delle bellezze del nostro territorio, della nostra cucina, della moda, del cinema. Del nostro stile e del nostro modo di vita. Ma molto meno - anzi, quasi per nulla - della politica e dei politici. Insomma, gli italiani si sentono uniti dalla loro capacità di "fare" e inventare, di reagire alle difficoltà. Ma da soli. Senza lo Stato e senza le istituzioni. Di cui si apprezza la storia, non il presente. Da ciò il significato riconosciuto alla Costituzione, di cui si discute molto, oggi, ma che è stata scritta molto prima. Dopo la guerra. Da ciò, soprattutto, il grande valore riconosciuto alla ricostruzione degli anni Cinquanta e Sessanta. Un periodo emblematico, quasi una bandiera. L'epoca in cui il Paese riuscì a risollevarsi dal baratro in cui l'aveva gettato la guerra. A "ricostruire", o meglio, a "costruire" un'economia che prima non esisteva. A conquistare lo sviluppo, prima, il benessere, poi. In altri termini: a inventare un futuro nuovo e diverso rispetto al passato. Oggi, invece, anche l'orgoglio suscitato dagli imprenditori e dall'economia appare timido.

Conseguenza evidente di questa fase di crisi. Insomma, echeggiando Spinoza, l'orgoglio nazionale appare una "passione triste". Rispetto a 10 anni fa, infatti, gli italiani, si sentono più divisi e infelici. Perfino meno solidali. Ammettono un ulteriore declino dello spirito civico. Eppure scommettono che fra 10 anni il Paese sarà ancora unito, in un'Europa ancora unita. Scommettono che si canterà ancora l'inno di Mameli. Che il Tricolore continuerà a sventolare. Nonostante lo Stato e le leggi. Nonostante la crisi economica. E se si sentono frustrati dal presente e dal passato recente. Se il futuro è fuggito. Allora si rifugiano nel privato e nella memoria. Nei miti della storia. Questo Paese disincantato e disilluso. E, nonostante tutto, unito. Questo Paese di "italiani nonostante".

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