Tanti di noi l'abbiamo dimenticata,è giusto così adesso c'è l'Euro,con questa moneta il nostro vivere è cambiato abbastanza,ricordo il trauma iniziale dove con tanti dubbi abbiamo dovuto impratichirci con i centesimi,allora abbiamo maledetto chi ha deciso di accettare l'euro come moneta unica,abbiamo rimpianto le cento,duecento e cinquecento lire cui eravamo tanto abituati,abbiamo combattuto l'inflazione e i prezzi pazzi.E abbiamo passato tante altre (dis)avventure con l'euro, specie nel momento di transizione, quando non si aveva altra moneta che l'euro, ma la testa era ancora abituata a lavorare con la lira: "Questa cosa costa 10 euro, che sono ventimila lire" e via dicendo. La conversione dell'importo, grazie ad una semplice moltiplicazione per due da euro in lire (il valore di cambio di un euro è stato fissato a 1936,27 lire), è stato un comodo paracadute che,nei primi mesi,ci ha salvato da spese folli e ci ha aiutato a prendere dimestichezza con la nuova valuta.
Ma se qualcuno,specie gli anziani,ha avuto qualche difficoltà iniziale e poi - tanta era l'abitudine - non ha abbandonato la conversione mentale, per molti altri,me incluso,è ormai normale pensare solo ed esclusivamente in euro e paragonare tra loro i prezzi degli articoli sempre e solo in euro: in fin dei conti, il parametro attuale di riferimento è l'euro,si utilizza solo quello,che utilità avrebbe la conversione, se non per un mero esercizio mentale?Rispetto a chi ha avuto la fortuna di avere queste difficoltà, di impazzire con gli zeri dei centesimi o di dover continuamente ricordare quanto costava quel dato oggetto in lire, esiste una generazione di persone cresciute solo ed esclusivamente con l'euro:sono gli under 25, i quali non hanno mai usato la lira;addirittura, molti di questi la considerano una vecchia moneta,altri non ne hanno mai sentito parlare,altri ancora la ricordano perché ne hanno sentito parlare dai nonni o dai genitori.Secondo qualche esperto, la presenza di una generazione di "nativi" ovvero nati con l'euro, contribuisce a rafforzare la globalizzazione e a stabilizzarla:chi è cresciuto con la lira tende a distorcere i prezzi volendo mettere a confronto due ere che sono di per sé non paragonabili, mentre i più giovani "allontanano l'inflazione" perché non si abbandonano a tali ragionamenti,ma semplicemente pensano solo in euro.Ormai,dopo nove anni, possiamo dire di essere maturati e di trovarci a far paragoni con la lira per puro spirito o al massimo al livello di conversazioni vaghe come "non ci sono più le mezze stagioni".
La verità è che ci siamo abituati all'euro, così come si impara a guidare o ad andare in bici, eseguendo un'azione in maniera meccanica, senza più pensare a come la si è fatta la prima volta Nonostante tutto,abbiamo bistrattato spesso la moneta unica, principalmente perché è arrivata nelle nostre vite nel momento peggiore dell'economia,quando la crisi attanagliava il nostro sistema economico come non ci succedeva da decenni,e ad essa abbiamo attribuito tanti problemi;e allora i nostalgici sono scesi in campo per difendere il vecchio conio,senza considerare che il suo potere d'acquisto era scarso e che era spesso oggetto di svalutazioni. L'euro, in fin dei conti, è più stabile e meno soggetto ai venti dell'economia,permette di muoversi nell'ambito della Comunità europea senza l'assillo di dover cercare un ufficio cambi e di far muovere merci in maniera facile, hanno replicato i fan dell'euro.Il passaggio da lire ad euro ha rappresentato un punto di rottura: è facile ricordarsi oggi quanto costavano le cose nel 2001 ed è facile fare confronti. Ma non dimentichiamo che dal 1972 al 1984 abbiamo avuto un'inflazione a cifre, fino ad un massimo del 25.2% (nel 1974) e di nuovo 21.3% (1980). Immagino che in queste situazioni i prezzi galoppassero anche se si continuava ad usare la vecchia liretta.Quindi dire che sull'euro molti hanno fatto i furbetti è un fatto reale, dare la colpa della crisi all'euro sognando l'eldorado della vecchia lira è pura fantasia.Non dobbiamo avere nessuna nostalgia per la lira.Era una moneta che veniva periodicamente falsificata,mediante le svalutazioni,dai governi della Repubblica.Purtroppo,nella Costituzione Italiana non era stata introdotta alcuna clausola che obbligasse i governi al mantenimento del valore della moneta, come, per es. in Germania.Bastava andare all'estero per rendersi conto della nessuna stima che aveva (la moneta di un paese ne rappresenta il simbolo e la credibilità - nulla quella del nostro povero paese). In un certo periodo lo stato non era riuscito nemmeno a coniare la moneta divisionale, e circolavano gli assegnini e le caramelle (fatto tipico dei paesi in guerra). Le svalutazioni e relativa stampa di moneta, emissione di buoni del Tesoro con acquisto obbligatorio da parte delle banche unite in cartello ne erano il corollario.
Solo la prospettiva dell'unificazione europea ha posto fine a questa prassi criminale,che avvantaggiava gli speculatori, gli esportatori di capitali, i bancarottieri, a danno dei dipendenti e dei pensionati a reddito fisso.Il solo problema del passaggio è stato in Italia...Siamo o non siamo Italiani?Come potevano i pescecani non approfittare?Ed i controllori dov'erano? Occasione mancata per i sindacati... Ecco che la magnifica occasione di bloccare gli amanti dell'inflazione è stata sprecata: i prezzi al consumo sono raddoppiati (VERO CAMBIO 1 EURO = 1000 LIRE), gli stipendi si sono dimezzati! Guarda caso chi era al governo per sorvegliare? (Berlusconi era famoso per la frase: "il pane è rincarato? NON compratelo". Ciò non è successo in Germania, per esempio.Ancora una volta gli italiani in prima fila: o pescecani o pecore..... Insomma per concludere celebrando l'unità d'Italia è giusto ricordare anche l'iportanza della "Lira" che sia con tanto affetto e nostalgia però consapevoli che il passaggio all'Euro è stato necessario..LA STORIA DELLA LIRA:
La lira trasse origini da un peso, la libra, equivalente a circa 325 grammi; la sua trasformazione in unità monetaria risale alle riforme di Carlo Magno, tra il 780 e il 790, quando fu istituito come unica moneta metallica il denaro in argento di cui le zecche dovevano 240 pezzi per ogni libra d'argento ricevuto. Invalse, allora, l'uso di dire una "lira", anziché 240 denari. Ma non essendo stata coniata, quella della lira è la storia di una moneta-fantasma, rimasta soltanto unità di conto per ben mille anni. Carlo Magno che trasformò la libbra da peso in moneta per estendere alle terre occupate in Italia il sistema che il padre, Pipino il Breve, aveva adottato nel Regno franco.Ma la gente, che allora non disponeva di calcolatrici, invece di dire 240 denari cominciò a parlare più semplicemente di libbra, anzi di lira. In realtà, però, la lira non esisteva: il 'pezzo' era soltanto un'idea che, alla luce della storia, non sarebbe più tramontata. Mille anni dopo, nel 1808, Napoleone faceva coniare dalla Zecca di Milano la prima "lira italiana".
Ma la lira di Napoleone ebbe vita breve. Con la Restaurazione, le lire si moltiplicarono. Ciascuno staterello coniava la sua. Quella che resterà nei portafogli degli italiani fino a tutto il 2001 è la lira del sistema decimale introdotto da Vittorio Emanuele I che fece coniare "pezzi" da 80 lire in oro e da 5 lire d'argento. REGNO D'ITALIACon la proclamazione del regno d'Italia nel 1861, infatti, si pose il problema della totale imposizione della nuova moneta nei modelli e nella titolazione. L'incisore della Zecca si mise al lavoro e la figura del re venne impressa assumendo forme ardite.Negli anni successivi vengono battute monete d'oro da 100, 20, 10 e 5 lire e monete d'argento da 5, 2, 1 lira e 20 centesimi nonché monete di rame. Non vi fu alcuna spinta a cambiarle nome anche se qualcuno ci provò con il "marengo italiano" e con lo "scudo".Carlo Felice aggiunse la coniazione di rame e Vittorio Emanuele
II re di Sardegna mantenne i valori d'oro e d'argento ideati dal padre ma non coniò il rame. Già nel 1866 la lira attraversò una crisi, determinata dall'enorme debito pubblico contratto dai Savoia per unificare il Paese. Il Re fu obbligato ad emanare un decreto che stabiliva il corso forzoso della lira. Una limitata convertibilità fu ristabilita nel 1892.NASCITA DI BANKITALIAL'anno successivo avvenne la vera riforma che, dopo la messa in liquidazione della Banca Romana, sancì la nascita della banca d'Italia. In quell'occasione fu imposta una copertura aurea di ameno il 40% delle lire in circolazione.Assieme alla Banca d'Italia, altri due Istituti furono autorizzati a emettere banconote: il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia.Alla vigilia della Prima Guerra mondiale per conservare il metallo furono emessi buoni di cassa con l'effige di Vittorio Emanuele III.
Per effetto delle sanzioni fu ritirata la moneta metallica. Fu dunque ripristinato il corso forzoso, abolito nel 1909.Il regime fascista mantenne la non convertibilità fino al 1927. Successivamente fu stabilito il rapporto di 3,66 lire di carta per ogni lira d'oro: la divaricazione fra valore nominale e valore effettivo era stata sancita. Nel frattempo la Banca d'Italia era diventata l'unico istituto di emissione.La seconda guerra mondiale e la grande crisi degli anni Trenta ci portarono un'altra grave crisi. Nel 1935 fu abolito l'obbligo della copertura in oro. E l'anno successivo Mussolini dovette operare una svalutazione del 41%.Nel 1943 l'occupazione alleata dell'Italia portò una nuova moneta: l'AM-lira che, in Sicilia, veniva stampata a Palermo nella famosa Tipografica Renna. .Nel 1944 venne emesso un nuovo biglietto di stato.Ma proprio in quell'anno il costo della vita registrò il picco con una percentuale del 344,74%.Abbiamo dovuto attendere fino al 1960 per vedere la lira di nuovo convertibile, esattamente a 0,000142 grammi d'oro, grazie all'ammissione al Fondo monetario internazionale.Vi entriamo nel dicembre del 1978 con una banda di oscillazione speciale del 6%, che solo nel gennaio del 1990 sarà ridotta al 2,5%.
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