14 feb 2011

Marco Pantani 13 gennaio 1970 – 14 febbraio 2004

Ho amato il ciclismo fino alla vicenda di Marco Pantani,l'ultimo che mi ha fatto esaltare e amare questo sport...IL PIRATA!!!!!Marco non ha mai avuto paura di apparire per quello che era veramente. Lo abbiamo visto in ogni veste, dal campione imbattibile e sicuro di se, fino ad arrivare a quell'uomo triste e solo degli ultimi anni di vita. Era uno di quelli che diceva sempre quello pensava, senza compromessi.Sua mamma "Tonin"a ancora oggi combatte per scoprire e punire gli assassini di Marco...La sua storia è una di quelle che fanno venire i brividi.Un susseguirsi di vicende sfortunate che non si augura a nessuno...purtroppo per quanto terribile non è stato il primo e non sarà l'ultimo uomo a subire un trauma così profondo.La sua è stata una crisi umana ed esistenziale incolmabile, nella quale si è ritrovato suo malgrado e dalla quale nessuno è stato in grado di sollevarlo.

E noi tifosi che eravamo abituati a vederlo come un uomo dai nervi d'acciaio,che poteva reagire in mille modi diversi invece ha scelto quello peggiore.Piano piano si è fatto sopraffare dalle sue emozioni e dalle sue paranoie,isolandosi e lasciandosi poi andare completamente.Alla fine Marco Pantani non dev'essere considerato come un martire e nemmeno una vittima sacrificale di un sistema cinico e senza cuore,malgrado ci siano state delle colpe ben precise da parte di chi gli ha sbattuto la porta in faccia nei momenti cruciali della sua vita.Noi tutti sappiamo che Marco Pantani non era neanche lontanamente un dopato (o quantomeno non di più o diversamente da tutti gli altri suoi colleghi dell'epoca,ma anche di oggi) e lo sapeva bene pure lui.Invece di ripartire,come aveva sempre saputo fare in precedenza,si è sentito oppresso e incapace di reagire a quelle accuse infamanti e troppo vigliacche per essere veritiere.Una grossa fetta di responsabilità sull'interpretazione della vicenda doping da parte dell'opinione pubblica va attribuita al mondo del giornalismo che, come troppe volte ci ha abituati,impiega un attimo a creare dei miti e ancor meno a distruggerli.Tutto quanto successo dopo Madonna di Campiglio è diventato pretesto per fare pettegolezzo sulla vita professionale e sulla sfera privata di Marco Pantani.Spesso si sottovaluta l'influenza dei giornali sull'opinione pubblica e sul morale dei diretti interessati,ma altrettanto spesso è valido il detto secondo cui "le parole feriscono più delle spade".La cosa più ingiuriosa nei confronti della memoria di Marco Pantani è che troppi di questi "spadaccini mediatici" si sono visti, mostrati e sentiti falsamente addolorati all'indomani della sua scomparsa.
INDIMENTICABILE PIRATA!!!

LE ULTIME PAROLE DEL PIRATA:
Sono stato umiliato per nulla. Per quattro anni sono in tutti i tribunali, ho solo perso la mia voglia di essere come tanti altri sportivi, ma il ciclismo ha pagato e molti ragazzi hanno perso la speranza della giustizia.E io mi sto ferendo con la deposizione di una verita' sul mio documento, perche' il mondo si renda conto che se tutti i miei colleghi hanno subito umiliazioni, in camera con le telecamere nascoste per cercare di rovinare le famiglie; e poi dopo come fai a non farti male. Io non so come mai mi fermo in casi di sfogo come questi. Mi piacerebbe, io so di aver sbagliato con le prove pero', ma solo quando la mia vita sportiva, soprattutto privata, e' stata violata, ho perso molto. E sono in questo paese con la voglia di dire che hasta la victoria e' un grande scopo per uno sportivo.

Ma il piu' difficile e' di aver dato il cuore per uno sport, con incidenti e infortuni: e sempre sono ripartito. Ma cosa resta, c' e' tanta tristezza e rabbia per le violenze che la giustizia a tempi e' caduta nel credere. Ma la mia storia spero che sia di esempio agli altri sport che le regole, si', ma devono essere uguali per tutti. Non esiste lavoro che per esercitare si deve dare il sangue, i controlli di notte alle famiglie degli atleti. Io non mi sono sentito piu' sereno di non essere controllato in casa, in albergo, dalle telecamere e sono finito per farmi del male, per non rinunciare alla mia intimita', all' intimita' della mia donna, e degli altri colleghi che hanno perso. E molte storie di famiglie violentate. Ma andate a vedere cos' e' un ciclista e quanti uomini vanno in mezzo alla torrida tristezza per cercare di ritornare con quei sogni di uomo che si infrangono con le droghe: ma dopo la mia vita di sportivo. E se un po' di umanita' fara' capire e chiedere cosa ci fa sperare e che con uno sbaglio vero si capisce e si batte, perche' si sta dando il cuore. Questo documento e' verita', la mia speranza e' che un uomo vero o una donna legga e si ponga in difesa di chi, come si deve dire al mondo, regole per sportivi uguali per tutti. E non sono un falso, mi sento ferito e tutti i ragazzi che mi credevano devono parlare. Ciao Marco"

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