9 gen 2011

Lotte sindacali

Oggi nel mio sfogo quotidiano voglio condividere un bellissimo pezzo che ho appena letto dal blog dell'amico Vito "IL PUNTO ROSSO"  si tratta di una bellissima lettera,bella perchè è sincera e vera,bella perchè è un figlio che riconosce e onora la memoria di suo padre,erano glia nni 60,altri tempi,tempi di lotte e unità di pensiero e pure se dovevano fare lo sciopero e perdere la giornata di lavoro lo facevano contenti,uniti affrontando i sacrifici necessari per il bene della categoria,oggi purtroppo assistiamo ad una perdita di valori di identità,oggi l'individualismo uccide la giustizia e molti si prostano al padrone dimenticando la causa comune e facendo pagare a tutti la loro vigliaccheria....E allora la domanda viene spontanea: adesso non c'e' un futuro da costruire?

 c'e tanto da costruire, un futuro per  figli di questo paese,un futuro per una scuola migliore che non tolga sempre alla scuola pubblica o per dare solo l'aumento agli insegnati di religione,un futuro per gli ammalati,per gli anziani, per le classi piu' deboli, un futuro per le giovani madri,un futuro per  figlio che ha 20 anni  si trova precario,un futuro in cui essere onesto non significa essere coglione,un futuro in cui pagare le tasse tutti è un gesto di onesta' e non di minchioneria, un futuro in cui la donna non sia valutata per la propria bellezza ma anche per le sue qualita',un futuro in cui non sia solo importante apparire .. ma sopratutto essere, un futuro migliore per il nostro ambiente,senza il nucleare,anche se ci vogliono fare credere che il nucleare è buono,un futuro in cui si possa investire nelle energie alternative... scusate .. la lista sarebbe ancora lunga.. ma mi fermo non ci resta che resistere di continuare a credere senza arrendersi mai...

La lettera dal "Il Punto Rosso"
Caro papà,
il 15 dicembre, come tutti gli anni ,avrei voluto comunicarti qualcosa. Come ogni anno, l’ho fatto passare in silenzio, relegando nella mia mente i pensieri e i sentimenti che ci hanno legati e che ci legheranno per sempre.
Ricordo quando, con quel tuo cuore malandato, a volte, rientravi a casa in anticipo, perché il tuo sindacato aveva proclamato sciopero, e tu, insieme ad un unico collega, avevate deciso di incrociare le braccia, lasciando ai crumiri l’onere di mandare avanti la produzione in quel prestigioso stabilimento che era “Ansaldo Meccanico” in Genova Sampierdarena.E la mia memoria va a quei primi anni 60.Non importava se eri praticamente l’unico ad essere additato come colui che “scioperava” per i diritti e per la dignità dei lavoratori.
Non importava se quelle trattenute nella tua busta paga, avrebbero inciso sulla nostra precaria economia domestica. Sin da allora, mi hai insegnato che alcune “cose” non hanno prezzo.
Ricordo anche la frequentazione della sezione del tuo Partito Socialista, il sentirsi “compagni” all’insegna della solidarietà ed il considerare la politica come un “valore” di cui andare fieri.
Antifascismo, Libertà, difesa della Costituzione, Legalità: questi erano i pilastri della tua politica.
Ricordo anche momenti di amarezza rispetto al contesto politico di allora: forse le avvisaglie di quello che sarebbe successo quando tu non ci saresti già più stato.Ma tu, avevi anche riferimenti precisi che tanto hanno contribuito e sono stati determinanti nella storia del nostro Paese, uomini come Nenni, Pertini o ragazzi come Cesare Ricci, ucciso dai fascisti a 17 anni mentre manifestava sui muri di Sestri il suo Antifascismo.Non sei nemmeno riuscito a goderti il frutto di quello che non è stato, solamente, un impegno economico, ma, soprattutto, una pratica di quella cultura sociale e politica che si chiama cooperativismo e che ha consentito a molti umili lavoratori di avere una casa propria. Il tuo libretto della cooperativa edilizia era il numero 4 e quando, la cooperativa si è sciolta perché aveva terminato la sua missione, i soci erano riusciti a creare un intero quartiere.Non sei mai stato onorevole o assessore, consigliere comunale o municipale (se fosse, allora, esistita la carica): erano cose che non potevano stimolare né la tua ambizione né la tua onestà intellettuale.Per te, la rettitudine e la coerenza, sono state scelta di vita.Te ne sei andato in quel dicembre del ‘64 ed io ho salutato dalla finestra quel corteo che, senza croci e preti, ma con una bandiera rossa del tuo partito, ti ha accompagnato in quell’ultimo triste e coerente viaggio.
Per queste ragioni il tuo ricordo per me è sempre memoria e ragione di esempio.
Tuo figlio,
Loris

Ps. Mio padre era un iscritto alla CGIL, forse, ma non ricordo bene, membro di quella che allora era la “commissione interna”. Era un operaio, e, al di là di quelli che erano gli scatti contrattuali, gli fu preclusa ogni possibilità di avanzamento. In compenso ogni lotta che potesse alzare il livello di dignità dei lavoratori fu un suo patrimonio, e le lotte che fece, a volte in solitaria, non avevano ancora la copertura dello “Statuto dei Lavoratori”.
Nel 1944 frequentava la scuola professionale ANCIFAP di Sestri Ponente e scampò, grazie all’intervento di un uomo in divisa e armato (vigile o metronotte) ai rastrellamenti degli operai e studenti sestresi destinati ai “campi di lavoro” in Germania. Mia nonna avvertita, delle manovre naziste, si appostò allo snodo ferroviario di Bolzaneto, da dove i carri piombati per la Germania dovevano passare, per potergli dare un po’ di vestiti e generi di conforto. Mio padre arrivò fortunatamente dalla strada e mia nonna vedendolo libero, non esitò, al passaggio del treno “piombato”, a distribuire ciò che sarebbe stato destinato a mio padre, agli sventurati prigionieri dei nazi-fascisti.Mio padre fu attivo sia nella sezione del PSI di Bolzaneto, che in quella di Sestri Ponente.

 Fondò insieme ad altri compagni socialisti la cooperativa edilizia “Cesare Ricci II” che assegnò case sino alla fine degli anni 60. Cesare Ricci fu un giovane militante socialista, nato come mio padre nel 1927 e ucciso nel 1944 mentre scriveva sui muri sestresi scritte antifasciste. Mio padre non conobbe né Craxi né il Craxismo, ma il Pertini, che tenne il discorso ai Genovesi nel giugno 1960, sì.Questo post non è un ricordo riservato solo a me.Queste righe sono state scritte per sollecitare chi oggi deve scegliere se lottare con i lavoratori della Fiom della Fiat o chinare la testa a raccogliere le briciole dei padroni.E’ stato scritto per ricordare il significato di Antifascismo, è stato scritto per ribadire i valori di laicità e di solidarietà in una vita.

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