Nella fuga dei giorni
quando unico cruccio
parrebbe ormai l’incresparsi del viso
come se non bastasse
vedi crescere intorno
solo l’erbe dell’odio e del sopruso;
sbocciare nel deserto
fiori di sangue
spuntare da macerie
le pagine di un tema non finito
mani serrate su cancelli chiusi
o morti che non possono morire.
Tu resti inerme fra tanto dolore
mentre chi può sorride
e beffardo sorvola la tempesta
dalla sua navicella in acque chiare.
Ti accorgi allora che l’unico approdo
altro non è che quelle quattro mura
che negli anni con cura hai riassettato
dove sempre hai trovato
rifugio e pace, ma
ad una condizione:
che lasci spenta la televisione!
CANTIERE POESIA
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