29 mag 2012

Elena Ribet "Poesia terremoto"


Vorrei che si alzassero in volo senza paura
e per un istante il respiro del mondo
si fermasse a guardarle
svuotando il potere delle portaerei,
solo porgendo le mani.
Non sappiamo più nemmeno consolare
per l’assuefazione alle tragedie.
Il popolo è stanco, il suo canto stonato
ma la terra trema ancora oltre la speranza
degli orologi rotti.
Sopra ogni cosa i lamenti di queste figlie e
questi figli comuni e mortali come ogni persona
ci spiegano il furore
dell’ultima madre terra che ci resta.
Il labirinto della sorte lascia le sue ferite
mentre facciamo la nostra donazione
in pausa pranzo, onestamente
pensando che da qualche parte arrivi
quel gesto, attraverso un corpo
vero, in carne e ossa e cuore palpitante.
Ma c’è il sole oggi.
Non è per cinismo che scendiamo in strada.
È per andare incontro a una profezia 
che non ci appartiene.
Eppure in questa umanità smarrita
senz’anima e senza nome
ciò che sappiamo spartire
è l’Aquila che tenta di volare

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