16 ago 2010

Una storia dimenticata..Villa TRISTE,luogo di torture Nazi-fasciste a Firenze

Stamattina,passando da Via Bolognese(Firenze) mi sono ricordato di quello che mi raccontò mia nonna riguardo una villa(un carcere di tortura),Villa Triste situato proprio in Via bolognese....L'epigrafe sulle facciata che riporta le parole di Calamandrei,ho cercato informazioni su internet e insieme a quello che ricordo del racconto di mia nonna sono riuscito a formulare un quadro generale su quello che accadeva in questa Villa..In questo luogo vennero interrogati e torturati partigiani e antifascisti da uno speciale reparto della RSI la 92° legione della Milizia Volontaria,detta “Banda Carità,ospitò anche una sezione della polizia politica tedesca (il SD: Sicherheitsdienst)

Non più Villa Triste
se in queste mura
spiriti innocenti e fraterni
armati sol di coscienza
in faccia a spie torturatori carnefici
vollero
per riscattare vergogna
per restituir dignità
per non rivelare il compagno
languire soffrire morire
non tradire(Calamandrei)

I tedeschi concessero ai fascisti l'uso dei piani inferiori e degli scantinati del caseggiato,dove il comandante Mario Carità organizzò il Reparto Servizi Speciali,
I locali occupati dagli uomini della Banda Carità,che si erano organizzati in squadre chiamate significativamente la "squadra degli assassini",la "squadra della labbrata" e i "quattro santi",videro atti efferati e torture di tutti i tipi,pare che tra i partecipanti ai sadici interrogatori ci fossero persino religiosi,tra cui un frate benedettino,Padre Ildefonso(al secolo Alfredo Epaminonda Troia),che si dilettava a suonare canzonette napoletane al pianoforte durante le torture.Mario Carità era il comandante indiscusso del RSS,ma spiccavano nello stato maggiore personaggi come Pietro Koch,che sarà in seguito,in Italia settentrionale,"degno" continuatore dei metodi appresi a Villa Triste.A Villa Triste passarono alcuni dei nomi più conosciuti della Resistenza fiorentina:primo fra tutti Bruno Fanciullacci, che venne seviziato nei modi più barbari,quasi evirato con pugnalate al basso ventre e martoriato con uno degli strumenti che Carità usava con più efficacia:si trattava di un anello metallico da cui sporgeva una punta anch'essa di metallo,i pugni tirati con quello colpivano le ossa come scalpelli.Fanciullacci riuscì a resistere e non parlò.Fuggito ai suoi aguzzini e riarrestato,sapendo a cosa andava incontro si gettò dal secondo piano di Villa Triste;conscio di non poter reggere ad un nuovo interrogatorio,Bruno Fanciullacci preferì la morte al tradimento.


Nel 2003 il Comune di Firenze ha intitolato lo slargo su cui si affaccia Villa Triste a Fanciullacci,medaglia d'oro al valor militare alla memoria.Questa la motivazione:
«Reduce dal confino per motivi politici, l' 8 settembre 1943 iniziò la sua attività... partigiana compiendo audaci atti di sabotaggio e temerari colpi di mano che disorientarono l' avversario. Arrestato una prima volta e ridotto in fin di vita dalle pugnalate infertegli dalla sbirraglia, veniva salvato dai compagni accorsi generosamente a liberarlo. Ripreso, ancora convalescente, al suo posto di lotta, veniva nuovamente arrestato. Venuto a conoscenza che le SS. nazifasciste erano in possesso di documenti compromettenti la vita dei suoi compagni,tentava con somma audacia di saltare da una finestra per avvertirli del pericolo che incombeva su loro, ma nel compiere l' atto veniva raggiunto da una raffica di mitra che gli stroncava la vita.»
Firenze, luglio 1944

Anche l'azionista Anna Maria Enriques Agnoletti fu ospite di Villa Triste, torturata fino ai limiti della follia,obbligata a stare in piedi senza poter dormire per sette giorni,prima di venir fucilata insieme ai patrioti di Radio CORA nei boschi di Cercina.I componenti della Banda Carità, processati a Lucca nei primi anni '50, vennero condannati all'ergastolo,poi le pene massime furono ridotte a 30 anni di reclusione e a molti imputati saranno concesse incredibili attenuanti.Infine, per l'azione dell'amnistia del 1953,pochi di loro faranno più di qualche mese di galera.
Basti ricordare che a Villa Triste si usava spesso negli interrogatori far stendere l'arrestato su una specie di letto da fachiro,far bere petrolio,usare scariche elettrice sui genitali,riempire di sale la bocca di chi invocava da bere.Inoltre queste torture venivano abitualmente eseguite da più persone,che si davano di continuo il cambio,chi aiutandosi con cognac,chi con cocaina,a sopportare la loro stessa scellerataggine.Pietro Koch di norma assisteva impassibile,poi,quando la vittima era allo stremo,aggiungeva la beffa alla crudeltà,spiegando con voce suadente che era meglio che parlasse,se no lui forse non sarebbe riuscito a frenare più i suoi uomini, giustamente adirati per la reticenza dell'interrogato.E se l'infelice resisteva,a un cenno di Koch i torturatori ricominciavano,fino a riportare l'arrestato in una cella col soffitto all'altezza di un metro e venti. Dicevamo che lo strapotere ormai aveva preso la mano a Koch.Infatti.Anche quando sapeva che la guerra era persa,mentre molti iniziavano a pensare a come salvare la pelle,Pietro Koch si compiaceva di girare per Milano in elegante cappotto di cammello,scarpe lucidissime,con un perenne effluvio di profumo che lo seguiva.

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