7 set 2011

Giorgio Faletti 'Appunti di un venditore di donne'

  Da tanto tempo avevo comprato questo libro di Giorgio Faletti però l'ho sempre lasciato da una parte,non so,forse per la delusione che ho avuto leggendo le ultime sue opere,niente a che vedere con "io uccido" e "niente di vero tranne gli occhi" due capolavori!!!!Però questa volta Giorgio è tornato a scrivere su ottimi livelli...'Appunti di un venditore di donne' è un ingranaggio perfetto che inizia con una frase spiazzante.Uno pensa: 'ecco, ci siamo con il solito linguaggio sboccato ad effetto...' ed invece è solo l'inizio di un racconto ad incastro dal meccanismo perfetto,che avvolge il lettore per non abbandonarlo più sino in fondo,avvincente, con un sottofondo crudo,nostalgico sopratutto per chi ha vissuto gli anni settanta ma anche per coloro come me sono nato nel 76, e pertanto gli anni in cui si narra nel romanzo li ho vissuti da semplice bambino,ma ricordo quelle atmosfere e quegli ingredienti che gli appartengono:la settimana enigmistica,i jucke-box ed i flipper colorati, le cabine telefoniche con i gettoni,la schedina del totocalcio in cui un tredici poteva cambiarti la vita.. Il resto ho avuto modo di assimilarlo e conoscerlo crescendo negli anni successivi:gli anni di piombo, il delitto Moro,la lotta armata e la lotta di classe, la storia delle br...
E nello scenario proprio degli anni 70 in una Milano e dintorni si svolge la vicenda che riguarda il protagonista Bravo,un venditore di donne,un magnaccio come direbbe brutalmente qualcuno.Uno che svolge un mestiere riprovevole, ma con una sua etica, in un contesto di criminalità brutale nella quale sembra l'unico ad aver ancora, a suo modo, una logica e dei principi. Siamo come dicevo all'epoca del rapimento Moro,degli anni di piombo,nei quali è difficile distinguere il mandante di un assassinio,di una strage,a causa e sopratutto del coinvolgimento della politica.Bravo, nel suo piccolo, ha un piccolo regno, svolge la sua attività senza dover niente a nessuno, è sveglio ed abbastanza saggio da non allargarsi più di tanto, ma nonostante ciò si ritrova coinvolto in una serie di delitti per i quali rischia di essere considerato infine l'unico colpevole. Faletti è bravissimo a ricostruire le atmosfere pesanti di quel periodo e dare allo stesso tempo credibilità alle vicende ed i personaggi come se fossero realmente esistiti. Un bellissimo romanzo che non sfigura ed anzi ripropone Giorgio tra i grandi autori del genere giallo-thriller...
TRAMA
1978: a Roma le Brigate Rosse hanno rapito Aldo Moro, in Sicilia boss mafiosi come Gaetano Badalamenti soffocano ogni tentativo di resistenza civile, all'ombra della Madonnina le bande di Vallanzasca e Turatello fanno salire la tensione in una città già segnata dagli scontri sociali. Ma anche in questo clima la dolcevita del capoluogo lombardo, che si prepara a diventare la "Milano da bere" degli anni Ottanta, non conosce soste. Si moltiplicano i locali in cui la società opulenta, che nella bella stagione si trasferisce a Santa Margherita e Paraggi, trova il modo di sperperare la propria ricchezza. È proprio tra ristoranti di lusso, discoteche, bische clandestine che fa i suoi affari un uomo enigmatico, reso cinico da una menomazione inflittagli per uno "sgarbo". Si fa chiamare Bravo. Il suo settore sono le donne. Lui le vende. La sua vita è una notte bianca che trascorre in compagnia di disperati, come l'amico Daytona. L'unico essere umano con cui pare avere un rapporto normale è un vicino di casa, Lucio, chitarrista cieco con cui condivide la passione per i crittogrammi. Fino alla comparsa di Carla che risveglierà in Bravo sensazioni che l'handicap aveva messo a tacere. Ma per lui non è l'inizio di una nuova vita bensì di un incubo che lo trasformerà in un uomo braccato dalla polizia, dalla malavita e da un'organizzazione terroristica. Un noir fosco su uno dei momenti più drammatici del dopoguerra italiano, in una Milano che oscilla tra fermenti culturali e bassezze morali.
Biografia
Nato ad Asti il 25 novembre 1950 Giorgio Faletti si è laureato in Giurisprudenza ma l'idea di chiudersi in uno studio legale non gli piaceva affatto. Forte del suo carisma istrionico, ci prova con lo spettacolo e dopo un breve approccio col mondo della pubblicità si dedica al cabaret, approdando quasi immediatamente al locale culto per eccellenza, il "Derby" di Milano.Nello stesso periodo sul palco del locale circola tutta la crème della comicità degli anni a venire: Diego Abatantuono, Teo Teocoli, Massimo Boldi, Paolo Rossi e Francesco Salvi (poi anche collega nel mitico "Drive in"). Un'importante occasione si presenta quando ha modo di partecipare alla fortunata commedia "La tappezzeria" di Enzo Jannacci.Il debutto televisivo arriva nel 1982 con la trasmissione "Pronto Raffaella" condotto dall'inossidabile Raffaella Carrà, per poi continuare su Antenna 3 Lombardia con "Il guazzabuglio" al fianco di Teo Teocoli per la regia di Beppe Recchia.Ed è proprio l'ormai navigato regista, deus ex machina di molte trasmissioni Rai, che nel 1985 lo lancia in "Drive in" il programma comico che ha segnato un nuovo modo di fare televisione.
I personaggi creati da Faletti sono letteralmente irresistibili, la sua fantasia è sfrenata e scoppiettante. Eccolo dunque nei panni di un fantomatico "Testimone di Bagnacavallo", o dello stralunato "Carlino" (famoso per il tormentone sul "giumbotto"), o del "Cabarettista Mascherato", come di "Suor Daliso". Ma in questa carrellata sarebbe un delitto dimenticare il superlativo "Vito Catozzo", un personaggio dalla parlata tutta sua che è arrivato ad influenzare il lessico di tutti i giorni (culattacchione, mondo cano, porco mondo che ciò sotto i piedi...).Il successo viene confermato con "Emilio", la trasmissione con Zuzzurro e Gaspare nella quale lancia il personaggio di "Franco Tamburino" l'improbabile stilista di Abbiategrasso e una gustosa caratterizzazione di Loredana Berté, fresca signora Borg.Nello stesso tempo porta avanti una carriera d'autore, collaborando ai testi di altri comici fra cui Gigi Sabani ed Enrico Beruschi. Partecipa inoltre a "Fantastico '90" al fianco di Pippo Baudo, Marisa Laurito e Jovanotti e, successivamente, a "Stasera mi butto... e tre!" con Toto Cutugno.In quel periodo, a causa di un'operazione al ginocchio che lo costringe all'immobilità per circa due mesi, si avvicina casualmente al mondo della musica. Comincia un'attività di cantautore che sfocia nel primo album "Disperato ma non serio" dal cui brano di punta "Ulula" viene tratto un fortunato videoclip pluripremiato a Rimini Cinema, Umbria Fiction e al Festival di Cinema di Montreal.
Questa attività porta Giorgio Faletti contemporaneamente a scrivere canzoni per Mina, Fiordaliso, Gigliola Cinquetti, oltre ad una fortunata collaborazione con Angelo Branduardi.In termini di visibilità personale raggiunge il "top" con la partecipazione al Festival di Sanremo 1994 dove, con "Signor tenente" commuove il grande pubblico e vince il Premio della Critica, classificandosi secondo; si riconferma l'anno successivo con "L'assurdo mestiere", canzone caratterizzata da una insospettabile vena malinconica e riflessiva e vincendo con l'album omonimo il Premio Rino Gaetano per la parte letteraria delle canzoni.
La comicità rimane tuttavia parte integrante del suo modo di essere: lo dimostrano il fortunato libro "Porco mondo che ciò sotto i piedi" edito da Baldini e Castoldi, dove racconta episodi di vita del suo personaggio preferito, "Vito Catozzo", e ancor di più nello spettacolo teatrale "Tourdeforce" dove abbina l'umorismo e la caratterizzazione dei personaggi, alla canzone d'autore.In seguito, ospite fisso della trasmissione "Roxy bar" al fianco di Red Ronnie, ha conosciuto un'ulteriore affermazione personale.Come anticipato l'ultima metamorfosi del sorprendente Giorgio Faletti è quella che lo ha portato a scrivere scegliendo un genere tipicamente "made in USA". Il suo thriller "Io uccido", certo anche grazie al vigoroso lancio massmediatico, ha venduto un numero record di copie (oltre 1 milione e trecentomila).Jeffery Deaver, maestro del thriller, autore di numerosi best-seller ("Il collezionista di ossa", "Lo scheletro che balla", "La scimmia di pietra", per citarne alcuni), ha detto di lui e del suo lavoro: "Uno come Faletti dalle mie parti si definisce "larger than life", uno che diventerà leggenda".Ma non finisce qui. Giorgio Faletti cerca di confermarsi uno degli scrittori italiani più brillanti dell'ultimo periodo: il 5 ottobre 2004 è uscito il suo nuovo romanzo "Niente di vero, tranne gli occhi", in cui il beffardo assassino protagonista del thriller compone i corpi delle sue vittime come i personaggi dei Peanuts. Il lavoro è un nuovo grande successo oltre che una positiva conferma..Nel novembre del 2005 Faletti riceve dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il Premio De Sica per la Letteratura.All'inizio del 2006 esce nelle sale il film "Notte prima degli esami", dove interpreta lo spietato docente di lettere Antonio Martinelli.
Dopo la Montecarlo di "Io uccido" e il binomio Roma-New York di "Niente di vero tranne gli occhi", a due anni di distanza esce "Fuori da un evidente destino" (2006), ambientato in Arizona e in cui tra i protagonisti vi sono gli indiani Navajos, ai quali il romanzo è dedicato. Già mesi prima dell'uscita del libro Dino De Laurentiis ha acquistato i diritti per realizzare un film.Dopo "Pochi inutili nascondigli", una raccolta di racconti pubblicata nel 2008, nella primavera del 2009 viene data alle stampe la prima edizione del romanzo "Io sono Dio". Nel novembre del 2010 esce il suo sesto romanzo, dal titolo "Appunti di un venditore di donne".

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