Qualche mese fa seguendo "Parla con me"(vedi link Rai Tre Parla con me - 28 aprile 2011) la trasmissione di Serena Dandini ho conosciuto questo straordinario autore
Dominique Lapierre,invitato proprio per presentare questa opera autobiografica...da subito mi ha letteralmente preso,sopratutto per la fantastica storia umana di Dominique Lapierre,lui che ad un certo punto ha deciso di dedicare buona parte della propria vita alla solidarietà,ad un organizzazione umanitaria da lui stesso creata,dedita inizialmente ad assistere i bambini malati di Calcutta,la metà dei proventi dei suoi libri sono destinati appunto a sostenere le iniziative..Si tratta di un’organizzazione che ormai assiste decine di migliaia di persone e che opera spesso in condizioni molto difficili.Certamente i problemi del mondo non possono essere risolti solo con iniziative benefiche,ma la concezione che ne ha Lapierre è sicuramente particolarissima e si può sintetizzare in un proverbio indiano che costituisce anche il leit-motiv della sua opera: «tutto ciò che non è donato è perduto», vale a dire che la solidarietà è un modo per dare un senso alla vita,che il dono è la vera ricchezza.Il che significa anche ricordare al mondo opulento quanto povera e quanto gelida possa essere la sua ricchezza,quanto fallace possa essere la stessa idea del bene oggi prevalente,troppo coincidente con quella del benessere (che tutt’al più ne può costituire un epifenomeno secondario)forse anche riattualizzare il paradosso caritatevole e compassionevole di tutte le grandi religioni,che riescono periodicamente a rinnovarsi intorno alle loro idee-cardine.E tutte queste considerazioni intendono solo proporre dei motivi di riflessione.Né si può dimenticare che Lapierre è stato prima di tutto un grande giornalista,dotato di colpo d’occhio,capacità di cogliere la notizia, i risvolti delle situazioni, di parlare ad un grande pubblico.Pensiamo a certe cose, a certe figure cui egli ha dato rilievo in questo libro:i centomila uomini-cavallo di Calcutta,che continuano a tirare i risciò, malgrado si tratti di un’attività ufficialmente vietatissima.Oppure le circa trecento persone sbranate ogni anno – tuttora – dalle tigri del Bengala.Ed ancora le devastanti conseguenze del dramma di Bhopal, oggi quasi dimenticate ed invece gravissime..Ad un certo punto Lapierre ha messo queste sue doti al servizio di un progetto benefico che poi è andato molto oltre i suoi limiti iniziali, un progetto cui ha destinato ingentissime risorse finanziarie (circa 65 milioni di dollari in 28 anni). E’ da questo crogiolo di situazioni che nasce anche questo suo ultimo libro «India mon amour», che è essenzialmente un atto d’amore per il paese che più di ogni altro ha dato un senso alla sua esperienza umana, ma è anche opera che ci presenta da vicino una serie di personaggi diversi: dagli assassini del Mahatma Ghandi a Madre Teresa di Calcutta, cui Lapierre è stato molto vicino. Forse, però, i veri protagonisti sono i bambini di Calcutta, una miriade, una popolazione nella popolazione, come avviene sempre in tutte le grandi città del cosiddetto «terzo mondo», bambini che molto presto abbandonano i loro poveri giochi ed assistono i fratellini e le sorelline più piccole. Sono loro che danno vita alla città della gioia e sono loro che hanno conquistato il cuore di Lapierre...Durante questa lettura, la fame, la malattia, le inondazioni, la siccità delle bidonville di Calcutta hanno schiaffeggiato più volte la mia esistenza agiata.Lo consiglio a tutti anche e sopratutto perchè i proventi di questo libro andranno alla fondazione di Dominique(Vedi sotto)
TRAMA
India mon amour è il racconto di una storia d’amore che come tutte le storie ha un inizio; un colpo di fulmine partito da una conversazione attorno a un dessert. Nei primi anni ’70 Dominique Lapierre è alla ricerca di materiale per un nuovo libro e l’amico Raymond Cartier gli regala l’idea: raccontare la storia dell’India attraverso Gandhi, il suo destino e i protagonisti ancora in vita. Da qui, l’incontro altrettanto casuale con una splendida Corniche verde pallido esposta nella vetrina del concessionario Rolls-Royce, regala un altro spunto: portare la macchina preferita dai maharaja dalla Francia sulle strade dell’India moderna. In realtà partirà con una Silver Cloud di seconda mano, ancora un suggerimento, questa volta offerto dall’ultimo vicerè delle Indie, Lord Mountbatten: ventimila chilometri in sei mesi sulla mitica auto che verrà accolta ovunque come una “regina”. Seguendo le tracce di Gandhi che girò il suo immenso paese a piedi o in treno, Lapierre userà anche le carrozze ferroviarie di terza classe perché, benché l’esperienza sia dura anche negli anni ‘70, è il miglior modo per conoscere e amare un popolo come diceva il Mahatma. E’ in questo “mosaico di popoli, razze, caste, religioni, culture, promessa di perpetuo stupore e sbalordimento continuo”, che nasce una storia d’amore mai interrotta, che continua anche oggi non solo attraverso splendidi libri come La città della gioia ma, più concretamente, attraverso programmi di aiuto contro le condizioni di estrema povertà.
L’intervento dello scrittore si rivela decisivo, per esempio, per il rilancio dell’Associazione per i bambini dei lebbrosi di Calcutta che vengono strappati dalla povertà e dalla malattia dei genitori.Un libro che accompagna il “viaggiatore”, comodamente seduto sul divano di casa, su strade di un epoca ormai scomparsa ma ancora presente, tra maharaja illuminati ed elefanti agghindati come principi, dove si può capitare, per caso, in mezzo a riti meravigliosamente fanatici a pochi chilometri da modernissimi centri spaziali, in una continua contrapposizione tra moderno e antico che si alternano in giochi casuali. Perché in India è bene lasciarsi accompagnare dal caso e dall’attimo verso incontri straordinari che possono, come nel caso di Lapierre, cambiare una vita. E forse anche il lettore pigro deciderà questa volta di partire
Come aiutare l’opera di Dominique Lapierre
Dominique Lapierre destina i diritti d’autore di tutti i suoi libri a sostenere progetti umanitari in India e in molte zone povere del mondo.L’autore, assieme a sua moglie Dominique, ha fondato, nel 1982, un’organizzazione che oggi raccoglie fondi per 14 differenti progetti umanitari e riesce a mantenere globalmente centinaia di bambini in difficoltà.L’associazione si chiama Action pour les enfants des lépreux de Calcutta. L’organizzazione non ha alcuna spesa di gestione: a questo provvedono personalmente i coniugi Lapierre. Le donazioni così possono essere devolute interamente agli enti beneficiari, ottimizzando così il valore di ogni gesto di generosità ricevuto.L’impegno di Dominique e Dominique in India è attivo a 360 gradi in collaborazione con associazioni locali e centri di solidarietà storici, che hanno potuto sopravvivere anche grazie alle donazioni e all’opera di Lapierre.Come il Centro Udayan, in Bengala, gestito dal leggendario reverendo James Stevens. E’ l’uomo che Madre Teresa di Calcutta indicò allo scrittore agli inizi degli anni ottanta. Il centro, che ospitava e dava un futuro a bambini affetti da lebbra, rachitismo, tubercolosi e altre affezioni, rischiava di chiudere. Lapierre non si limitò a un gesto di beneficenza. Nel 1982, tornato in Francia, fondò l’associazione per continuare a dare un sostegno tangibile e continuo agli “ultimi” della terra.Udayan in bengali significa Resurrezione. Ma qui, per i 250 circa giovani che vengono nutriti, istruiti e curati, Udayan significa “casa”.Casa e speranza: questo hanno trovato le centinaia di giovani con handicap fisici e mentali, accolti negli istituti della ong Howrah South Point a Howrah e Jalpaiguri, anch’esse gestite dall’organizzazione di Dominique Lapierre.
Molti vengono assistiti con adozioni a distanza, molti riescono a crearsi un futuro e una professione.Gli istituti con cui collabora, integrandosi con la realtà del territorio, l’ Action pour les enfants des lépreux de Calcutta sono numerosi e situati in diverse località dell’India. Trovano rifugio e scolarizzazione centinaia di giovani, e impiego numerosi operatori locali. Le strutture garantiscono cure mediche e sostegno anche a popolazioni distanti dalle grandi città. Grazie alla gigantesca macchina di solidarietà messa in moto da Dominique Lapierre, sono stati creati dei veri e propri “battelli-ospedale” che portano aiuto in diverse località altrimenti poco raggiungibili, e avviati diversi programmi sanitari, come quello di debellamento della tubercolosi riguardante una popolazione di circa otto milioni di abitanti, in collaborazione con la ong Shis a Bhangar.Si può aiutare Dominique Lapierre e l’Association pour les enfant des lépreux de Calcutta in uno dei seguenti modi:
•Acquistando una copia del libro India mon Amour sul sito della casa editrice Il Saggiatore, sarà devoluto un euro a favore dell’iniziativa benefica di Lapierre. Le copie sono acquistabili direttamente online.
•Acquistando un ebook su Bookrepublic, la piattaforma di distribuzione di libri digitali e lo store online di ebook, Il Saggiatore devolverà sull’acquisto sullo store di India Mon Amour, un 1 euro a favore della Fondazione Lapierre , l’associazione creata da Lapierre per aiutare i bambini di Calcutta. Chiunque acquisterà la versione digitale del libro avrà la possibilità di ricevere l’ebook personalizzato, grazie alla tecnologia ExLibris, con la frase “Con questo libro hai contribuito ad aiutare i bambini malati di Calcutta. Un sentito grazie da Dominique Lapierre
•Per aiutare Dominique e Dominique Lapierre a continuare la loro azione, potete inviare un assegno bancario o un vaglia intestato alla sede italiana della loro associazione:
ASSOCIAZIONE PER I BAMBINI DEI LEBBROSI DI CALCUTTA PER LA FONDAZIONE DOMINIQUE LAPIERRE ONLUS
Segreteria: via Guicciardini, 15 – 50125 Firenze, Italia
Tel./Fax: (+39) 055.289737
Conto corrente postale n. 10043503
Banca: Credem (Credito Emiliano Spa)
Via Lorenzo il Magnifico, 74 – 50129 Firenze, Italia
C/C: n. 01000 0003 389 Cab: 03032 Abi: 02801
IBAN: IT 24 T 03032 02801 010000003389
Acquista un libro sul sito della casa editrice Il Saggiatore
INFO E SITO UFFICIALE:LA CITE' DE LA JOIE
VIAGGIO IN INDIA DI LAURA P.
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