Inoltre lo capiamo che non è solo il debito la ragione di questa ventata che si abbatte contro la nostra economia?Il debito può diventare un valore non negativo se serve a finanziare la crescita,e il vero dramma è che dal 2001 - da quando il paese è stato messo nelle mani di Berlusconi e Tremonti (pur con maggioranze assolute di tipo bulgaro) il paese ha smesso di crescere. Lo sviluppo si è bloccato creando uno spread di sviluppo altissimo con gli altri paesi d'Europa.Hanno contato la balla della "crisi internazionale", ma ciò non era vero.La mancata crescita è da imputare alla incompetenza e alla totale mancanza di idee. Hanno sposato un liberismo d'accatto, per poi abbandonarlo ritornando al vecchio protezionismo monopolistico e assistenzialistico; hanno tagliato in modo dissennato la spesa, tagliando anche le spese produttive e quindi affossando tutto il sistema.Hanno sprecato 8 anni di legislatura per discutere leggi ad personam, per parlare di Padania, hanno abolito importanti fonti fiscali che consentivano la tenuta dei conti dello stato (come le tasse di successione e l'ICI) per poi promuovere una tassazione selvaggia,confusa, disordinata,casuale che ha finito con il comprimere ancora più i consumi e con il deprimere l'economia. Questo per dire e ribadire ancora una volta che il problema è politico e che siamo di fronte ad una catastrofe indotta dal potere politico.L'Italia non è la Grecia, ma era la quinta potenza economica mondiale. Berlusconi l'ha portata al livello Grecia.
Cos’altro resta da dire, di questo paese che fa persino di Pulcinella una persona serissima? È difficile mettere insieme le parole della svolta, e peggio che mai quelle della speranza. Si viaggia in ordine sparso, e il primo che arriva spara la sua cazzata – quella sì, serissima – con voce istituzionale.Pensare alla Ribellione (e a posta, per il rispetto che merita non dico Rivoluzione) è diventato un obbligo, ma ci si ferma al pensiero perché in fondo sappiamo che tutto, in questo paese, resta vano e appeso alle braccia che allarghiamo in segno di resa, e che neppure ci cadono più. Ormai è un continuo stillicidio di “non senso” spacciato per “normalità” contro il quale ribellarsi è inutile, perché dall’altra parte – quella deputata ad accogliere le istanze del popolo – non c’è nessuno pronto ad ascoltare, a fare propria la nostra indignazione, a tutelare la nostra dignità, a correre in nostra difesa.Personalmente mi mantengo col sorriso, ormai quasi inebetito, che non riesco a frenare davanti a tanta ostentata imbecillità.
Come quando ieri il “guardasigilli” della Repubblica italiana ci rassicurava sul fatto che nonostante “l’episodio” il premier avrebbe mantenuto la serenità per continuare a governare.Ho sorriso. Perché non mi aspetto più che balzi in piedi il Presidente della Repubblica a dire: “Fermi tutti! L’episodio è la condanna che fa del premier un corruttore, e un paese civile non può tollerare di essere governato da un malvivente.” No, io non me lo aspetto più.O ancora come ieri, quando d’improvviso una nazione civile soggetta ad una Costituzione (che noi ci pregiamo di difendere) ha scoperto che il 23 luglio, alle ore 11.30 saranno inaugurate le sedi di tre ministeri a Monza, e chi se ne frega di quel che dice Roma? Anche qua, vi garantisco che nemmeno per un momento ho pensato che dal Quirinale sarebbe salita forte la voce auspicante del Presidente della Repubblica. Perché l’idiozia che regna è utile. L’imbecillità istituzionale, alla fine, è quella cosa che sta salvando loro e noi, dal finir ammazzati per strada come cani, da una polizia che da un lato massacra e dall’altra piange per i tagli alle spese.E pure chi guardava a Di Pietro come unico vendicatore rimasto dovrebbe legger bene oltre le righe dell’impegno di responsabilità assunto, a votare solo emendamenti tesi al “taglio delle spese, o al risparmio”. Dichiarare la propria responsabilità e il proprio senso dello stato, sapendo che questo altro non è che un associazione malavitosa di stampo mafioso, è quantomeno ridicolo se non esilarante.Fossi in Parlamento, non potrei che esordire con un: “Onorevoli colleghi, ma di che cazzo stiamo parlando?” Ma per fortuna son qua, distante, dove mi va di stare, magari affacciata alla finestra, a guardare ciò che sta accadendo intorno. A me piace il deserto.
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