22 mag 2011

Milano:La strategia della tensione dei Berluscones

La situazione italiana è preoccupante e la gestione della cosa pubblica ancor di piu'. Per guadagnare consensi in parlamento non ci si pensa su' a mettere in atto un vero e proprio mercato, per acquisire voti tra la gente il premier compra (almeno lo dice) case dove ci sono problemi e promette regalie varie alle citta' dove si votera' per i ballottaggi(dalle sanatorie edilizi a quella sulla multe, alla faccia dei cittadini onesti). Il presidente del consiglio invade i mezzi di informazione televisivi che a vario titolo controlla, tutto questo tra l'indifferenza delle istituzioni e forse anche della gente: almeno in Spagna i ragazzi hanno occupato una piazza di Madrid e di altre 60 citta' per reclamare attenzione e lavoro. Il segnale che viene è quindi importante, direi che riaccende la speranza di vedere la gente che si riappropria del proprio futuro e pensa a ricostruirsi una speranza. E' l'inizio di un cammino difficile che comportera' anche schemi culturali nuovi, dopo anni di messaggi all'anestetico; penso ci saranno colpi di coda pericolosi e senza scrupoli.E' per questo che la svolta dovra' essere decisa e inequivocabile
Ma per noi tutti questo passa necessariamente da Milano,quindi bisogna fare attenzione perchè in questi 7 giorni tutto può accadere, saranno disposti a tutto pur di non togliere gli artigli dal potere,anche ad una pericolosa strategia della tensione.Mi auguro che i cittadini della “Capitale del Nord” non si lascino infatuare dalla “Circe” Moratti, marionetta del Sultano di Arcore che, tra l’altro, si fa beffe anche della Lega con classiche promesse balla e da televendita. A Giuliano Pisapia il mio vivissimo compiacimento per lo stile e la calma che, nonostante tutto, riesce a mantenere, fattore che, spero con tutto il cuore, sia determinante a convincere i Milanesi a sceglierlo, rinnovandogli la fiducia espressa al primo turno!
PIUTTOSTO MARMOTTE di CONCITA DE GREGORIO
Il crollo degli ascolti, la fuga dei telespettatori. Peggio di Sgarbi con la sua testa di cartapesta in mano, considerato che dai tg oltre un certo limite non si scappa, soprattutto se danno tutti la stessa videocassetta nella stessa edizione: dai tg gli italiani sorbiscono servizi sulle marmotte albine. Eppure: piuttosto le marmotte ma Silvio Berlusconi che fa il comizietto elettorale basta. Zap, e via altrove. I dati di ieri, per il magnate che ha costruito la sua fortuna sul successo mediatico (l’uomo che ha trasformato i cittadini in telespettatori) sono il segno numerico, millimetrico, della fine di un’epoca. La sua. Durante la messa in onda della cassetta fuorilegge, quella con simbolo elettorale alle spalle e comizio incorporato, il Tg1 ha perso rispetto al giorno precedente quasi 600 mila spettatori. Il Tg2, quasi 200 mila. Un punto di share ha perso persino Studio Aperto, il segno meno anche per Rete4 e Tg5. L’unico tg ad aver guadagnato spettatori, nel giorno in cui Silvio B. è andato in onda a reti unificate, è quello che non lo ha trasmesso: il Tg3. Dal 13 al 15 per cento. I grafici, implacabili, mostrano come dai titoli di testa alla messa in onda del volto del Premier ci sia stata l’emorragia di ascolti. Commenta Alessandro Amadori, esperto di politica e media: quello di B. è un format vecchio, non più adeguato, gli spettatori si sono stancati. «Stupisce che non lo abbia capito proprio colui che ha inventato in Italia la tv commerciale. È un segno di cristallizzazione che capita sovente». Cristallizzazione.
Come le vecchie signore che si cristallizzano sul trucco turchese e la chioma cotonata dei loro trent’anni. Nell’era dell’immagine basta un’occhiata a capire, un attimo a cambiare canale. E se davvero vale l’equazione telespettatori uguale elettori si capisce l’importanza del segnale. Il silenzio di Bossi, ai comizi milanesi, ha fatto ricordare ai più anziani il silenzio di Andreotti nel ‘92. La faccia esterrefatta di Al Gore ad Annozero, l’altra sera, ha fatto capire a tutti gli altri la distanza abissale che c’è tra la politica e la mischia di cani che da noi l’ha sostituita.
Un premio Nobel, ex vicepresidente degli Stati Uniti, incapace di cogliere il senso delle parole attorno. Che se vince Pisapia arriva la droga a palazzo Marino gli zingari dappertutto e solo feste gay la notte, che se vince Moratti invece si condonano le multe si può parcheggiare in terza fila non si mettono più le ganasce si possono costruire le case di batman e i ministeri si trasferiscono in Lombardia. Che se vince De Magistris vanno al potere i femminielli, case abusive per tutti e ministeri anche a Napoli. Si sente di bollette della luce pagate in cambio del voto, nel Lazio. Ma si sente anche la stanchezza di chi lo sente: la gente non ci crede più, non ne può più. Cambia canale.
Cambiamo anche l’Italia, adesso: facciamolo nell’urna, con una lezione di civiltà.Leggete la lettera con cui Roberto Innocenti, illustratore famoso nel mondo, respinge l’invito a partecipare alla Biennale di Venezia, la Biennale di Sgarbi: “Se la mia vita dipendesse da questo Stato che ufficialmente mi invita il mio recapito sarebbe c/o Stazione Centrale. È all'estero che ho trovato casualmente e fortunatamente la dignità del lavoro, il rispetto e l'apprezzamento per la qualità e l'impegno, e la condizione più importante per pensare e produrre: la Libertà. In attesa che questo pittoresco Paese si decida ad attuare e rispettare i Principi e i Diritti della sua Splendida Costituzione, distintamente saluto e ringrazio”. L’attesa è finita, siamo all’ultima tappa.

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