Ovviamente sono contro la guerra da sempre,l'ho detto anche ieri peggio della guerra c'è l'oppressione ...Dite quello che volete, ma non si può chiudere gli occhi davanti ad una carneficina sulle porte d’Europa.Inoltre ci sono troppe motivazioni,è un ex colonia Italiana,vicinissima alle coste europee, un regime che continua a minacciare l’occidente,e in particolare l’Italia,sono 30 anni che minaccia l’Italia…la cacciata degli italiani negli anni 70,lo sfregio con la distruzione dei cimiteri italiani in Libia ecc..Certo gli errori non sono adesso le radici,sono lontane e si doveva e poteva intervenire molto prima, evitando già otto anni fa di allentare troppo presto e rapidamente l'embargo e le sanzioni in cambio sì,di petrolio e gas,ma di nessun diritto civile per la popolazione libica.
Gli accordi commerciali con gli enti pubblici e le aziende europee (banche, industrie e fabbricanti di armi!), seguiti poi dagli affaracci privati di nano-baciamano e dai suoi trattati vergognosi, sono stati la causa e la conseguenza di quella criminale e consapevole leggerezza della diplomazia occidentale che quindi non li legittima e non sminuisce affatto le responsabilità di chi li ha precipitosamente realizzati unicamente in nome del profitto e alla faccia della libertà, dei diritti, della decenza, della morale e soprattutto della vita dei profughi sub-sahariani torturati e decimati dalle condizioni disumane presenti nei lager del deserto libico..Per la cronaca i Paesi che si sono fiondati a concludere affari con il rais subito dopo la fine dell’embargo sono stati, guardacaso, Francia, Regno Unito e Italia. Malgrado gli appelli e le denunce di pochi attori nel dibattito politico nostrano, siamo arrivati all’epilogo della saga di gheddafi che temevamo maggiormente,con la guerra alle porte che magari risparmierà le nostre vite e il nostro territorio,ma non le nostre coscienze,incapaci di chiudere gli occhi di fronte a tante vittime innocenti.Il dubbio però mi rimane certo cosa sarà? che interessi porta a questo ? Ci saranno le solite menzogne preventive,di interessi puramente strategici,commerciali e finanziari,di giovani rivoltosi traditi e manovrati da servizi o altre entità straniere,di “danni collaterali”, di successiva guerra civile permanente e di un nuovo regime-fotocopia di quello appena deposto. Ci sono tutte le premesse.. Spero di no!!!!Come vedete non ho certezze,ma la coscienza mì impone di gridare che arrivati a questo punto l’intervento militare era purtroppo necessario.Questa è una guerra ed è inutile ingannarci con le parole,in completo disaccordo col Capo dello Stato che insiste a dirci che non siamo in guerra... Io credo che la Pace è un valore che va ricercato partendo da lontano,con azioni politiche concrete nei momenti opportuni e non solo una bandiera da esporre alla finestra quando ormai la parola se la sono presa le bombe.La Pace deve essere un impegno costante e minuzioso che inizi alle prime avvisaglie che sono le negazioni della libertà e dei diritti dei Cittadini di qualunque Paese.
Un compito da svolgere quotidianamente con appelli e denunce, ma anche con la diplomazia e con scelte economiche virtuose e sostenibili da tutti.Un compito che però non si esaurisce con la resa alla ragione, ma che deve continuare ora più di prima per denunciare le nefandezze che si nascondono e si nasconderanno sempre nelle pieghe nascoste delle rivoluzioni popolari.Di tutti noi che non vogliamo arrenderci all’ennesima tragedia che ormai si sta compiendo e che non era inevitabile come a qualcuno può far comodo credere.Intanto aspetto le parole di Berlusconi che non ha ancora avuto tempo di spiegare la motivazione della scelta magari lo farà in serata nel consueto messaggio apostolico da Minzolini.... dirà non solo che era cosa buona e giusta attaccare la Libia,ma che l’Italia ha avuto un ruolo chiave nel proporre questa linea, in contrasto con quei senza-palle dei tedeschi, e troverà da criticare i governi precedenti a lui che hanno fatto affari con Gheddafi....La vicenda mi ricorda l’elezione di Obama. Fino al giorno prima Berlusconi sosteneva McCain (Obama era brutto, nero, musulmano e amico di Al Qaeda). Quando si è saputo che Obama ha vinto,Gasparri ancora diceva nelle interviste “sarà felice Al Qaeda”.Qualche ora dopo si è venuto a sapere che Berlusconi era il più grande amico di Obama,e si diceva disposto a dargli dei consigli su come fare il presidente.
IN COSCIENZA E NEL DUBBIO DI CONCITA DE GREGORIOÈ davvero vergognoso e indicativo della miseria autoreferenziale in cui certi soloni sono precipitati, il dibattito che si sta sviluppando in queste ore a proposito del “pacifismo a corrente alternata” della sinistra italiana: sostengono, i commentatori durissimi e purissimi, che non ci sia tanto da discutere, che si debba dire sì o no, mostrarsi coerenti e in questo caso rallegrarsi con se stessi oppure autodenunciare la propria incoerenza e di conseguenza vergognarsi. Vorrei opporre a questo tribunale in servizio permanente effettivo alcuni dati di fatto ed invitarli ad esercitare insieme a noi la pratica del dubbio, sempre auspicabile e benefica nel cammino verso la comprensione delle cose. Riprendo, nel farlo, dal punto in cui ci siamo lasciati: l'editoriale di due giorni fa, scritto alla vigilia della decisione (francese) di attaccare Gheddafi, decisione a cui il governo italiano si è prontamente accodato fornendo basi e aerei di supporto. “Siamo passati dal baciamano all'elmetto”, scrivevo. Dal baciamano ai Tornado. L'amico Gheddafi in una frazione di secondo è diventato nemico. Un voltafaccia, dicevo, di cui “l'amico Muammar potrebbe risentirsi in forma personale: la categoria del tradimento, ai suoi occhi, potrebbe comprendere l’Italia intera”.
Quarantott'ore dopo lo ha detto in forma esplicita: italiani traditori. Dice italiani ma pensa solo a uno: al suo caro amico. Il punto mi pare ancora questo, non si scappa da qui: è tragico e grottesco vedere La Russa in divisa da guerra, su mandato del premier, sciorinare i nomi degli aerei che sta facendo decollare all'attacco del nemico. Quello stesso nemico al quale fino all'altro ieri abbiamo venduto le armi, a cui abbiamo baciato l'anello, che abbiamo fatto accampare con le sue tende nei giardini di Roma fornendogli ragazze e cavalli per il suo circo, con quale abbiamo fatto affari pubblici e privati in materia di gas e di tv, i cui soldi abbiamo chiesto per le nostre imprese, tante. Di cui abbiamo sopportato i ricatti e le minacce, con il quale abbiamo firmato un trattato vergognoso, in materia di immigrazione.Che Gheddafi fosse un dittatore sanguinario non è notizia di giovedì scorso.La sinistra tutta e questo giornale in specie, molto spesso in assoluta solitudine, ha denunciato il pericolo e la vergogna di quella “amicizia”, ha chiarito la natura degli affari dei due soci, ha mostrato le foto dei centri di detenzione libici – autentici lager – ha pubblicato documenti inoppugnabili circa la violazione di diritti umani in Libia e ha chiesto che si mettesse un freno al delirio del Raìs.La politica poteva farlo con molti mezzi. Economici, diplomatici. Un ventaglio che va dall'embargo alla cessazione dei traffici più o meno trasparenti, delle compravendite e del business fino ad un'azione di pressione, di sostegno umanitario e di ponte culturale con i dissidenti al regime, oggi rivoluzionari. Non l'ha fatto: questo governo è stato l'ultimo a prendere le distanze da Gheddafi e il primo a sostenere Sarkozy.
Di subalternità in subalternità, eterno vassallo, al servizio ieri del dittatore libico ieri sera, dell'assertivo francese stamani. Una prova di governo indecente. Una politica estera disastrosa.Solo affari, solo soldi.Ciò detto, il dittatore folle sappiamo che è folle – noi da molto tempo, diciamo pure dal principio – che è nemico di ogni libertà (di opinione, di stampa, di voto, di religione), che minaccia di fare strage di civili e lo farà, lo sta facendo. I ribelli sono sotto le sue bombe e implorano aiuto, chiamano il mondo, ci invocano di non lasciarli soli a morire: la vendetta del Raìs, se dovesse piegare la rivolta, sarà (sarebbe) feroce.Ci è chiarissimo che le ragioni autentiche dell'intervento militare in Libia non sono di natura umanitaria: le ricchezze energetiche, gli assetti di potere dei blocchi mondiali, persino l'ansia da prestazione del presidente francese. Tutto chiaro. E l'articolo 11 della nostra Costituzione, e il diritto all'autodeterminazione
Ma il rispetto della sovranità nazionale della Libia e il ripudio della guerra come si sposa, nelle coscienze durissime e purissime, con l'invocazione di aiuto rivolta proprio a noi da quella gente su cui Gheddafi reclama il diritto di disporre facendone se crede, visto che è roba sua, carne da macello? Non si doveva arrivare alla guerra: giusto. Bisognava combattere Gheddafi prima e con altre armi: sacrosanto. Lo chiediamo da anni. Questo governo invece lo ha trattato da statista e ha occultato i suoi crimini. Oggi lo combatte, ed è un voltafaccia disgustoso. Spara contro le armi che gli ha venduto.E noi, la sinistra, ora che le vittime della dittatura hanno aperto i cancelli dei lager che abbiamo denunciato e sono in piazza sotto le bombe a dirci aiutateci – ora che la guerra al Raìs è cominciata, insomma, e certo non l'abbiamo scatenata noi – cosa dovremmo fare, davanti a quel popolo? Parlargli di principi mentre il despota li massacra, rimboccarci le coperte e andare a letto? Lasciar fare ai francesi e agli inglesi, che ci pensino loro? Odio la guerra, e la ripudio. Odio essere rappresentata da un capo del governo che non conosce il principio di responsabilità, la diretta conseguenza delle sue stesse azioni, e che cambia alleanza in favore del vento. Vorrei che l'Italia fosse un paese dignitoso, vorrei che sapessimo tutti assumere decisioni difficili: dubitando e poi decidendo, limitando al massimo i danni.Vorrei stare dalla parte di chi ha bisogno con gli strumenti che servono, con senso della misura e del limite, senza offendere e senza ipocrisia, sporcandoci le mani come sempre accade quando si tratta di metterle nel sangue e nel fango dei feriti. Che le mani pulite sono una colpa se qualcuno sta morendo qui accanto. Certo coi Tornado è difficile. Sono giorni orribili ma bisogna starci dentro. Non so dire come, lo impareremo. Certo nessuno, nemmeno chi si sente in salvo nel suo tribunale dispensatore di sentenze, potrà restarne fuori.
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