20 feb 2011

Gli amici di Silvio ...."il colonnello Gheddafi"

Di fronte al presente di un'Italia infognata negli scandali di chi la governa;di un presidente del consiglio che, pur di continuare a fuggire dai giudici,si dice deciso a riformare la Consulta e il Csm,di un drappello di ministri leghisti che vota contro l'istituzione della giornata celebrativa del 150° dell'Unità mentre uno di loro vorrebbe anche abolire il 1° Maggio - Festa del Lavoro; di un ministro del partito di maggioranza che, insofferente alle domande di un giornalista, comincia a scalciarlo e poi accusa quello di dargli calci e lo fa allontanare dalla sala,di un parlamento costituito da troppi indegni figuri,ondivaghi,che cercano di posizionarsi nel modo migliore,mossi soltanto dal proprio personale tornaconto,di giornali e TV diventati strumenti di disinformazione,calunnia e diffamazione di fronte a tanta sconcia indecenza,ci sarebbe da disperare se non vedessimo nelle piazze sollevarsi un'onda di sdegno,se non ascoltassimo con felice commozione la performance di Roberto Benigni a Sanremo...se non scoprissimo che la poesia di Vecchioni ha toccato il cuore degli Italiani.Piccole speranze,che però servono a poco!!!
Per noi è difficile vivere in un paese dove la democrazia è solo apparente in un paese avvolto nella gelatina dove tutto è permesso al dittatorello definito "pagliaccio" dai dispacci diplomatici, dove a niente valgono le mozioni di sfiducia,le manifestazioni di piazza,le prese di posizione (al quanto velate) dell'opposizione,la condanna di tutti gli organi di stampa stranieri,le accuse infamanti che gli sono state rivolte.Dove la gestione delle opere infrastrutturali con la scusa delle emergenze è gestita da una cricca di malfattori che ride come le iene perfino al pensiero degli affari derivanti dal terremoto dell'Aquila.Lui è li, irridente di tutto e di tutti, il paese bloccato completamente e con una maggioranza parlamentare in parte comprata è unita a "coorte" nella strenua difesa del proprio "datore di lavoro", noi irrisi da lui, dalla sua corte di servi e saltimbanchi, ma, sopratutto irrisi e sbeffeggiati come popolo da tutto il mondo che giustamente non capisce come sia possibile che gli Italiani possano sopportare di essere ancora rappresentati da uno come lui. ...al difficile...aggiungo...avvilente!!!!E come dice Rita Pani nel pezzo (vedi sotto),siamo diversamente liberi non andiamo oltre le manifestazioni(giuste) di piazza contro questo regime...
Mentre noi non abbiamo volontà e coraggio di andare oltre di ribellarci al Berlusconismo,come succede ai popoli molto vicino a noi,che al costo della vita si ribellano al proprio regime,ultimo Gheddafi  "e in parte è bello vedere come gli amici "dittatori" di Silvio uno dopo l'altro stanno cadendo..Infatti finalmente il popolo Libico ha iniziato a ribellarsi contro il nuovo Profeta Mussulmano,innalzato agli onori della gloria dal Nuovo Dio Denaro e dalla Casta politica Italiana della Seconda Repubblica.Gheddafi, amico fraterno di Silvio,soffoca nel terrore "con più di 100 morti ammazzati" la protesta di quel popolo libico stufo del sistema dittatoriale imposto dal beduino dittatore.Le opposizioni chiedono un intervento al nostro governo.La risposta di Berlusconi è chiara e netta: in questo momento non disturbo l’amico Gheddafi. L’unica mia preoccupazione è in un possibile incremento di immigrati..Altro che brividi !Quì si sta rasentando un’altro compiacimento,il compiacimento della soppressione degli oppositori.Non è forse quello che Lui vorrebbe fare anche in italia ? Dipendesse da Lui e solo da Lui sicuramente si.
Leggo da L'UNITA':Il silenzio assordante dura per ore. Bengasi si è ribellata al Colonnello. Così Al Bayda e le altre città della Cirenaica. Il bilancio di morti e feriti cresce di ora in ora. Ma dal Cavaliere Bunga Bunga e dal «fattorino » della Farnesina, al secolo Franco Frattini, neanche una parola. Poi Berlusconi esce da Palazzo Grazioli, un giornalista si avventura a chiedergli cosa ne pensa degli eventi libici. La risposta è più (vergognosamente) assordante del silenzio fino a lì mantenuto. «No,nonlo ho sentito. La situazione è in evoluzione e quindi non mi permetto di disturbare nessuno», dice il presidente del Consiglio. Non disturbare l’amico Muammar, impegnato com’è a ordinare a esercito, mercenari arruolati, criminalicomuni liberati per formare squadroni della morte, di reprimere nel sangue la rivolta in Cirenaica. (segue qui)

Diversamente combattivi
Credo che la Libia, se avesse ancora il collegamento a Internet, in queste ore ci guarderebbe con invidia. Muoiono come tutti i popoli che vogliono liberarsi, e conoscendo il loro re, sanno che moriranno ancora. Eppure insistono a lottare.Noi no, siamo diversi e diversi resteremo. Diversamente liberi, ci liberiamo diversamente. Ci invidiano perché sanno che noi non rischieremmo mai di morire per la libertà. È un concetto che ci è caro solo quando cantiamo a voce alta “Bella Ciao” e solo perché qualcuno vorrebbe proibirci di cantarla. Noi facciamo le proteste alternative dalle quali poi ci dissociamo, se la polizia carica e ci spacca la testa, o ci arresta come fossimo in Iran. Se la Libia potesse vedere il coraggio italiano, in queste ore,proverebbe moltissima invidia.200 coraggiosi eroi sono andati a Trigoria per un attacco di guerriglia contro i vertici della Roma,e non intesa come città sede del governo,ma come AS Roma Calcio.E non è stato il capo del governo di Roma a dire che stoicamente resisterà saldo al suo posto,ma l’allenatore,(Ranieri).Siamo un popolo strano,diversamente patriota.Io lo sono.Ieri ho visto su un balcone sventolare i Quattro Mori, ed è stato un tuffo al cuore.Mi son fermatae so che ci ripasserò davanti molte e molte volte.

Non mi succede mai quando vedo il tricolore, perché so che sta esposto nei balconi quando l’orgoglio ci ritorna da un campo di pallone. Però ora che si avvicina il 150° anniversario dell’unità d’Italia, patrioti ci sentiamo tutti almeno un po’. Ma è solo per dovere.Perché siamo diversamente civili e i leghisti ci stanno sul cazzo – e scusate se non trovo un eufemismo. Meglio di così non si può dire. Perché se avessimo l’orgoglio della verità ci dovremmo cospargere il capo di cenere ed ammettere che dell’Inno di Mameli non ce n’è mai fregato nulla, e nemmeno lo conosciamo se non per quella prima strofetta che, guarda caso, sentiamo cantare sempre e solo sui campi di pallone, e a volte quando ci torna indietro un morto decorato, un eroe di quelli che elargiamo all’imperialismo americano, a mo’ di scambio merce: qualche morto in cambio di qualche barile di petrolio. Però poi se Benigni (che io adoro) ce lo spiega lui, alla fine siamo contenti e sempre perché in qualche modo abbiamo schiacciato un leghista. Potremmo anche noi liberarci diversamente, dei leghisti, dei nani e delle ballerine, e senza morire. Basterebbe stare fermi, davanti a palazzo Chigi, troppi per essere dispersi, troppo fermi per essere sparati. Immobili a gremire la piazza, per ore, per giorni e giorni per vederli tornare tutti da dove son venuti. Ma non è cosa da noi.Noi dalla Libia abbiamo importato il bunga bunga, e non è stato nemmeno gratis. Lo pagheremo per i prossimi 28 anni. Così come volle il tizio, quando per favorire gli interessi suoi e quelli del suo amico dittatore, stipulò un mutuo trentennale per risarcire il paese dal colonialismo fascista.
(E comunque – digressione – quel tizio porta davvero sfiga). Son felice d’essergli nemic che gli amici suoi non è che stiano tanto bene. Dicono che uno sia persino morto …
(APOLIDE)

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