15 gen 2011

"Haiti"1 anno dopo:nell' 'indifferenza del mondo...

Oggi  un bellisimo pezzo di Vanessa ripreso da Vanity Fair mi riporta a parlare di Haiti,è passato 1 anno dal quel 12 gennaio del 2010 quando la terrà tremò,un violento sisma di magnitudo 7,le vittime sono state migliaiai oltre 300mila,400 mila le case distrutte  2 milioni gli adulti e i bambini senza casa,attualmente si stimano in circa 1 milione le persone ancora nelle tende,di cui circa 500.000 bambini.
Oggi cosa resta,niente..è andato dimenticato tutto,Haiti non fa più notizia Port au Prince è lontana,dall’altra parte dell’oceano le telecamere si sono definitivamente spente,ricordando solo che il terremoto sul momento e nei giorni immediatamente successivi alla tragedia suscitò un'ondata di emozione e di solidarietà da ogni parte del mondo.

Col passare del tempo, sui giornali e in TV, la notizia è gradualmente sfumata fino a scomparire del tutto. Ma eventi del genere non devono cadere nel dimenticatoio, anzi devono essere mantenuti vivi...
Leggo che le macerie sono sempre li’(certo vedendo l'Aquila...ci siamo capiti),le tendopoli anche,non ci sono gli aiuti internazionali che dovrebbero essere massicciamente presenti ma a sentire chi è presente ad Haiti, poco o quasi nulla si muove. E tutte la promesse fatte?Cosa aspetta?E i media per parlare nuovamente di Haiti cosa attendono forse  un’altra scossa di terremoto o un uragano per parlare di altre centinaia e centinaia di vittime?Così a noi sembra che tutto sia tornato nella normalità,solo che la normalità di quell’isola  è quella del paese più povero del mondo,dove i bambini sguazzano nella sporcizia,nelle malattie, nudi,affamati e senza mai aver messo piede in una classe...

Credo che sia difficile rendersi conto di ciò che ancora sta accadendo in questa isola per noi che da loro distiamo anni luce in termini di chilometri e di condizioni sociali. E’ difficle anche ricordarsi ogni giorno di loro,ma bisogna fare uno sforzo,adesso la situazione è ancora più  complicata, da quaslche mese è scoppiata un'epidemia devastante il "Colera"  e muoiono perché non hanno acqua potabile,muoiono perché non arrivano in tempo in ospedale.Perché molti ospedali non sono attrezzati e non li accettano per paura del contagio rifiutano pure di seppellire i morti,dunque da quello che leggo restano per strada come nei giorni del terremoto di un anno fa ,o i parenti li seppelliscono senza un sacco né una bara,e l’infezione si propaga,non sappiamo in questi mesi il numero preciso di quanti altri morti ci sono stati....nell'indifferenza del mondo!!!!

HAITI:
In un istante tutto
è diventato niente
la vita morte.
Di quelle case
son rimasti brandelli di mura
di quella gente
son rimasti
brandelli di vita.

Il pezzo sotto da (da "Vanity Fair")
Bertha ha 16 anni, occhi bellissimi e il sedere in fuori delle donne di qui. E' la terza figlia di una coppia di sordomuti, un falegname e una casalinga. Ha imparato il linguaggio dei gesti a due anni, racconta, perchè voleva le caramelle e doveva pur trovare un modo per fare i capricci con quella madre che non poteva ascoltare la sua voce. Muove le mani velocissima, è così brava che è diventata il capo di una tendopoli di famiglie sordomute, un gruppo nato spontaneamente il giorno dopo del "goudou goudou" come chiamano qui il terremoto, che il 12 gennaio 2010 a squassato l'isola, lasciando alcune casa perfettamente in piedi, altre sgonfiate come sufflè: un piano accasciato sull'altro. La morte a colpito a caso e ha risparmiato la famiglia di Bertha, ma non la loro casa. I sordomuti - tanti qui, anche come conseguenza delle frequenti epidemie di tifo- in quel casino non li guardava nessuno. Così Wilfred e Mackenson, due uomini affetti dall'handicap, hanno pensato di aiutarsi fra loro e raccolto 150 famiglie in un'area vicino al grandissimo campo La Piste. E' nata così la "tendepoli dei sordomuti", un'oasi di silenzio. Bertha è voce, piedi, mani e coraggio di questo posto: il governo ha messo a sicurezza del campo un tizio che cercava di portarsi a letto tutte le donne che ci vivono offrendo loro poche "gourde", la moneta locale -passa quasi per romantico qui, dove gli stupri sono una minaccia quotidiana- ma lei non ci sta. Lui a cominciato a farle la guerra, eppure Bertha non ha paura. "Non so perchè, ma non ce l'ho: ha una pistola, però è stupido", racconta. Di che cosa abbiamo bisogno qui? Dell'elettricità risponde la gente, "come tutti certo, ma noi di più: perchè quando fa buio non vediamo le mani e qiundi non possiamo più dirci niente".Inoltre si è scoperto che quasi la metà dei soldi raccolti (1.8 miliardi di dollari..) è ancora sui conti correnti delle organizzazioni, cioè NON è stata spesa, nonostante si continuino a chiedere soldi ai donatori...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"Sogno di data incerta.
Sogno di mani scure e chiare..
Di amicizie nate..
Sogno di fiducia ritrovata..
Sogno di cibo, medicine, istruzione,
di amore dato...
Sogno di "scambi" di tradizioni,
culture.. Di esempi da seguire.
Sogno di giacigli di paglia..
Di notti stellate..
Di cuore felice!"

Perchè un sogno non è detto che debba essere Africano.. Potrebbe essere anche "Haitiano"...
Chissà...

Grazie di cuore Presidente, è un piacere immenso poter "collaborare" con te.
Vanessa (folle sognatrice, operaia di pensiero)

ANAM ha detto...

Ciao dolce amica,posso sapere di chi è questa bellissima poesia...ti sei dimenticata di scrivere l'autore <3
Complimenti.... sei bravissima!!!!!
lieto di avere una collega come te....bacione!!!