Adesso sicuramente sarà piu' difficile salvare Sakineh dopo questo perchè i "democratici" Usa hanno perso credibilità e il regime di Teheran ha colto la palla al balzo per alimentare una contro-propaganda dalle conseguenze che non si possono prevedere.Obama ha prestato il fianco alle critiche di ahmadinejad come un pivello, un democratico moderno che si fa dare lezioni da un esaltato fondamentalista che prende ordini da un fantomatico dio.Ma questa è la cosiddetta realpolitik: la paura di perdere consensi e seggi in parlamento ha fermato la mano di Obama che avrebbe potuto firmare una grazia e salvare Teresa.
Nel terzo millennio si applica ancora la pena di morte e in una democrazia moderna come deterrente al crimine, quando è statisticamente provato che i paesi che la applicano (tutti antidemocratici tranne gli Usa) hanno un tasso di criminalità altissimo. La pena di morte è vendetta di Stato, niente a che fare quindi col concetto di giustizia. Sul piano della civiltà cosa cambia fra Teresa, prima donna sottoposta alla pena capitale da cento anni a questa parte e Sakineh? niente, anzi, Sakineh è ancora viva, Teresa purtroppo no, è stata ammazzata, nessuna mobilitazione planetaria per lei, nemmeno una Carlà Bruni che abbia perorato la sua causa, niente. Una donna con disabilità mentale accertata è stata messa a morte dallo stato, colpevole, innocente non importa, uno stato ha il dovere di rieducare e punire, non quello di ammazzare. Uno stato civile non uccide per insegnare a non uccidere.Per un paese evoluto alla cui presidenza c'è un democratico dichiarato, paese che è impegnato in prima linea contro la lapidazione in Iran ( ma non contro le impiccagioni di ragazzini omosessuali ), contro i terroristi di tutto il mondo mica male.Io avevo sempre creduto che fossero i nazisti quelli che mandavano a morte ( anche ) i malati di mente, evidentemente mi sbagliavo. Questo, naturalmente non è il primo caso di omicidio di stato di questo genere: Clinton, quello tanto amato dall'operatore cinematografico prestato alla politica Uòlter ( e mai piu' restituito purtroppo) che Veltroni voleva come icona della nuova sinistra, quella dello "yes we can" per capirci, quando era governatore dell'Arkansas, interruppe la campagna elettorale per la corsa alle presidenziali per ritornare di corsa nel suo stato e firmare la condanna a morte di un malato di mente, bella civiltà quella americana, davvero da imporre a tutto il mondo.E come fa il vaticano, sempre in prima linea per la difesa della vita dal concepimento alla morte NATURALE, a tacere sull'obbrobrio della pena di morte?
Riporto pure l'articolo dell'Unità:Negli Usa torna il boia: eseguita la condanna della disabile Teresa Lewis
Teresa Lewis se n'è andata in una tiepida sera di luna piena, nella stanza della morte di un carcere nel cuore della Virginia, dove inizia il sud degli Stati Uniti. La 'testa del serpentè, così come l'aveva chiamata il giudice che nel 2005 l'ha condannata a morte, considerata disabile da tutti i periti medici, ha ricevuto l'iniezione letale davanti a una decina di testimoni civili e, in una sala distinta, ai parenti delle vittime.
Ha mosso un pò i piedi, poi piano piano si è fermata», racconta una giornalista che ha assistito all'esecuzione. Nei tredici minuti, tra le 21 e le 21:13 di ieri ora locale (le 3 di oggi in Italia), in cui il veleno faceva effetto, fuori dal Greensville Correctional Center, illuminato a giorno dalle troupe televisive, si ascoltavano le campane dei pochi che protestavano contro la pena di morte, tenuti a distanza fuori dal recinto della prigione, da guardie armate sino ai denti. Prima di morire, Teresa ha pregato con il suo cappellano e con il suo avvocato. Poi, terrorizzata, si è avvicinata al lettino, ha chiesto se era presente la figlia Kathy e ha detto poche parole: «Voglio solo dire che l'ho sempre amata e che mi scuso per quanto è successo».
Nella stanza una decina di uomini, ufficiali del carcere, e cinque uomini dello staff che si occupano di somministrare il cocktail letale. Un agente attaccato a un telefono posto su una parete, collegato con l'ufficio del Governatore Bob McDonnell, ove mai avesse un ripensamento dell'ultimo momento. Poi, hanno riferito i testimoni, sulla lettiga di morte è calata una tenda blu scura, beffardo strumento di pudore in mezzo alla tragedia. In quei pochi secondi, senza poter essere visto, uno di questi uomini ha inserito l'ago nella vena dove poi sono stati iniettati prima il sedativo, poi una sostanza per portarla a uno stato catatonico, infine il veleno che ha provocato l'arresto cardiaco. «In queste ultime ore - racconta l'avvocato di Teresa, Jim Rocap ha cantato e pregato. È andata via senza recriminazioni, terrorizzata, ma tranquilla».
Poi, però, davanti ai microfoni, sfoga tutta la sua amarezza: «Stanotte la macchina di morte dello Stato della Virginia ha ucciso la bellezza e lo spirito umano di Teresa Lewis. Per i suoi amici, per noi, che chi si batte contro la pena di morte in tutto il mondo, la sua morte è una gravissima perdita. La nostra speranza è che il suo sacrificio assurdo possa aprire la mente di molti e riconsiderare questo tremendo sistema giudiziario». I cronisti chiedono dettagli sulle sue ultime ore, su com'era vestita, sul menù del suo ultimo pasto. Passa poco e si spengono le telecamere. Poco lontano il gruppetto degli abolizionisti, piegano i loro cartelli. Su uno di questi c'era scritto: 'Perchè uccidiamo persone che hanno ucciso altre persone per insegnare che uccidere è sbagliato?'.
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