L’11 settembre è di fatto un'occasione mancata.L’occasione che il mondo ha avuto,per un breve lasso di tempo,di interrogarsi e riflettere,di comprendere COSA davvero era successo e quanto l’invadenza presuntuosa e arrogante dell’occidente stava minando alle radici la possibilità di una convivenza pacifica e fertile di culture diverse,diverse lingue, diversi modi di intendere la vita. Queste parole sono di Tiziano Terzani in “Lettere contro la guerra” che è stato di fatto censurato negli USA.Ha prevalso l’idea monolitica e guerrafondaia della Fallaci )infatti il libro è una risposta a Oriana),che ha avuto come cassa di risonanza la nazione più potente del mondo.
Sono passati nove anni esatti da QUELL’11 settembre.Il mondo ha subìto un degrado culturale e umano che non mi sarei mai aspettato,ma che avrei dovuto prevedere,ben sapendo che la via più facile è quella in discesa che porta al buio e non quella in salita che permette,alla fine,di raggiungere la cima del monte da dove poter vedere meravigliosi panorami.Il mondo si prepara non alla guerra ma alla propria morte, frammentata in miriadi di piccoli e grandi conflitti in cui si oppongono ideologie e pseudo-religioni ormai completamente svuotate,come in un tragico gioco di bambini crudeli che,senza capire fino in fondo ciò che stanno facendo, torturano e uccidono un animale.Un tempo il rischio era costituito proprio dalla pesantezza delle ideologie, ma a poco a poco di esse non è rimasto che un fragile involucro di cartone che copre il Nulla assoluto dove l’umanità viene risucchiata come nella metafora della “Storia Infinita”.E in questo Nulla finisce anche la nostra speranza di poterci guardare in faccia da uomini e donne, con la ricchezza del nostro essere, la profondità di ognuna delle nostre caratteristiche, senza aver paura che la diversità dell’altro debba per forza essere una minaccia alla nostra, ma anzi un utile confronto per ampliare, estendere la nostra ricchezza integrandola per assonanze o differenze con quella dell’Altro.Ogni 11 settembre,da quello di nove anni fa,può diventare un’occasione.Per anni ho lasciato all’interno delle mie dita queste considerazioni, troppo acerbe per trovare la strada della tastiera,ma ora è giunto il momento di parlare e di farlo con ogni mezzo possibile
(Foto sotto Vittorio Arrigoni)
Il 9 Settembre 2010 il porto di Gaza viene bombardato nell’indifferenza del mondo intero. http://www.facebook.com/notes/vittorio-arrigoni/booooooooooooooooooooomb-eid-mubarak-gaza/431064079830 Vittorio Arrigoni era là vicino ed ha subìto l’offesa ai timpani e all’anima, ed ha avuto come primissima preoccupazione quella di testimoniare – ancora una volta ciò che nessuno più vuole testimoniare: come l’essere umano sia spinto alla disumanità da questi gusci ideologici pieni del Nulla. Vik firma ogni suo scritto, ormai da molti anni, con la frase “Restiamo umani”.Da anni ormai lo considero l’erede spirituale di Tiziano Terzani, capace di assistere a inimmaginabili orrori senza venirne risucchiato, come Atreyu, quasi che avesse addosso l’Auryn. Forse lui stesso lo ignora, ma di Terzani ne ha raccolto il testimone, decidendo di non tacere, di non far finta che ciò che succede non sia altro che un eco lontana di un pensiero sgradevole da scacciare.E Gaza ormai è diventata parente e figlia di questo 11 settembre, schiacciata dal peso di un anti-islamismo ideologicamente vuoto e orrendamente disumano, incapace di andare al di là di luoghi comuni e di verificare, momento per momento, la realtà della situazione così com’è.E come Gaza, quante Palestine al mondo sono ignote, volutamente dimenticate, risucchiate da interessi astratti, lontani come galassie, le cui logiche calpestano le dignità di uomini, donne, bambini, ognuno col loro mondo, con la propria peculiare ricchezza, con i loro diritti di gioia, libertà, gioco, amore?
Ancora una volta l’11 settembre è giunto come richiamo per urlare al mondo intero la necessità di fare marcia indietro, per piangere lacrime di sale davanti agli occhi vuoti e gli sguardi spenti di gente addestrata a vedere solo categorie e non persone, a pensare solo per luoghi comuni e non attingere al proprio insondabile universo.Non facciamo passare anche questo 11 settembre come l’ennesima occasione mancata, lasciamo che le parole di chi ha rinunciato alla propria importanza personale ci avvolgano col loro calore, perché esse non arrivano dalla persona il cui nome è Tiziano Terzani o Vittorio Arrigoni, ma attraverso di loro ci arrivano dall’essenza stessa del nostro essere parte dell’Universo intero.
Dedico a Vittorio Arrigoni questo articolo, scritto con l’ansia di chi ogni giorno teme per la sua vita, e dedico a lui e alla sua famiglia la mia stessa paura, i miei pensieri, la mia solidarietà, il mio affetto, la mia ammirazione.
Gino Strada intervista 2002:
Il mondo non è più lo stesso dopo l'11 settembre, si sente ripetere da molte parti. Il mondo e la guerra sono cambiati ben prima. Il 6 agosto 1945, il fungo atomico su Hiroshima ha fatto svanire centomila esseri umani in un minuto e ne ha uccisi molti di più nei decenni successivi. E' stato allora, nello stesso periodo in cui in Europa le città venivano rase al suolo dai bombardamenti e si consumava l'Olocausto, che il mondo e la guerra sono cambiati per sempre.
Per quanto mi sforzi di trovare altre parole per definire quel momento, una sola mi ritorna in mente, mi pare adeguata: terrorismo. Da allora, tutte le guerre hanno assunto sempre più un carattere terrorista. Tremila esseri umani, tra le macerie del World Trade Center, hanno tragicamente sperimentato un atto di terrore. Prima di loro, altri milioni di esseri umani per il 90 per cento civili ne avevano sperimentati altri, ciascuno il suo.
Chi è stato bombardato, chi bruciato dal napalm o soffocato dai gas, chi è finito nei gulag o nei campi di sterminio, chi è stato fatto a pezzi da un'autobomba e chi è sparito senza lasciare traccia. Nella lista infinita delle vittime del terrorismo ci sono anche lo capiamo bene, se pensiamo a loro come se fossero figli nostri anche le centinaia di migliaia di bambini iracheni uccisi dall'embargo nell'ultimo decennio. Il negare loro la possibilità di essere curati non permettendo l'arrivo di medicinali è stato, ne siamo convinti, un atto di terrorismo.
"Non mi convince in primo luogo il discorso di che mette sullo stesso piano Bin Laden e Bush". Mi sembra una semplificazione ad effetto, e nulla ha a che vedere con il testo dell'appello di Emergency. Ma forse è il caso di fare una precisazione. Resto convinto che le vittime, cioè gli esseri umani morti e mutilati, non si possano dividere in cittadini di prima e di seconda categoria. Credo che un bambino che sparisce nelle Torri Gemelle valga quanto un bambino afgano che resta ucciso sotto le bombe. Non vale di meno, ma neanche di più. E siccome quei bambini mi interessano, entrambi, ho anche la stessa opinione su chi li ha fatti fuori, l'uno e l'altro."Un pacifismo assoluto...se può essere proposto come valore da uomini di Chiesa, può non reggere alla dura prova della politica". Questo, mi sembra, è un altro punto importante della discussione. Mi verrebbe da dire, da laico quale sono, che forse è proprio il fatto che i valori e l'etica siano andati da una parte e la politica da tutt'altra, la causa prima del mondo ingiusto e violento che è davanti ai nostri occhi, un mondo dove per molti è "11 settembre" tutto l'anno.
La tesi della "guerra necessaria" per porre fine a feroci dittature è anche la critica più comune al movimento per la pace. Anche di ciò si dovrebbe discutere a lungo.
PUÒ DARSI CHE IL MOVIMENTO PER LA PACE NON SIA IN GRADO DI FAR CADERE UN DITTATORE, MA UNA COSA È ASSOLUTAMENTE CERTA, CHE IL MOVIMENTO PER LA PACE NON NE HA MAI CREATI NÉ AIUTATI AD IMPORSI CON ARMI E FIUMI DI DENARO. Mi piacerebbe, e non credo di essere il solo, che ci fosse un ampio dibattito su questi temi, ed è una della ragioni dell'appello di Emergency e delle iniziative che prenderemo nei prossimi mesi.Senza dimenticare tuttavia, quando si scrive di "guerre necessarie" e si fanno paralleli storici, che ci troviamo una nuova guerra all'orizzonte, oggi, contro l'Iraq. E che la nuova guerra, più che di libertà, ha una maledetta puzza di petrolio.
11 set 2010
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