6 ago 2010

"Vita" M.Mazzucco

Vorrei consigliare un bellissimo romanzo,certo premetto che nn è leggero,un libro abbastanza impegnativo però vale..Una storia dei primi del 900 ma molto attuale(ieri noi Italiani,oggi i tanti extracomunitari che cercano fortuna nel nostro paese)e allora prendete quell'Italia con le ossa rotte,dove la gente faticava a sopravvivere e la fame era tanta.Prendete il sogno di poter vivere in un posto migliore,di poter diventare ricchi anche con un lavoro umile e tornare da eroe nel proprio Paese.Questo era il sogno degli italiani di emigrare in America all'inizio del ventesimo secolo.

Storia che ci trasporta in un pezzo di storia molto ostile per noi Italiani.Storia vera fatta di sogni,di fame e di carattere..Quando nelle vetrine erano esposti cartelli con scritto:" NO DOGS,NIGGERS, ITALIANS" (che voleva dire che l'ingresso era vietato ai cani,ai neri e agli italiani) c'erano migliaia di nostri antenati,eroi visti dall'Italia,che chini per la fatica lavoravano alla ricerca della dignità..."Vita" narra le peripezie della famiglia Mazzucco,emigrata negli Stati Uniti agli inizi del secolo scorso;è dunque un romanzo biografico e in qualche modo autobiografico,un lavoro imperioso di un'autrice che rincollando un puzzle fatto di racconti tramandati dalla propria famiglia ha narrato una storia dura,esistenzialistica,piena di speranza,umiltà e voglia di lottare un libro coinvolgente,colorato da qualche vena magica di fantasia che non guasta e in documenti e vecchie lettere,in brandelli di memoria,aneddoti e leggende familiari che poco per volta la scrittrice trasforma in un'interrogazione postuma,in un dialogo silenzioso con il padre a cui è dedicato il libro.Chi era Diamante - padre e nonno dell'autrice? Chi era Vita? Cosa resta di quelle due figure leggendarie che,undici anni lui,nove anni lei, partiti da Minturno di Tufo,approdarono a Ellis Island,sotto lo sguardo di pietra della favolosa Statua della Libertà?Benché i fatti siano ricostruiti con l'accanimento di un archivista,il romanzo resta pervaso da un'atmosfera,incantata e sospesa.
Il "materiale" umano che Melania Mazzucco riesce a far levitare,a rendere fiabesco,ironico e commovente,è la brutalità,la miseria,l'assenza di grazia di un gruppo di italiani arrivati a New York nei primi anni del secolo scorso,tra negozi dati alle fiamme e agenzie di pompe funebri che fungono da copertura a una mafia pericolosa e sgangherata.Fili narrativi fatti di dettagli minuti dipanano storie di emigrati che potrebbero valere anche oggi,anche qui,senza che mai vengano nominate le parole mafia,povertà,razzismo,dolore,sradicamento.I reperti dell'esistenza - i barattoli di latta usati come piatti,il Vangelo stinto e macchiato di sugo,metà delle pagine mancanti perché in casa non ci sono libri e capita che i bordanti debbano correre d'urgenza in gabinetto e non trovino di meglio per asciugarsi - si dispongono quasi da soli a formare accidentati paesaggi interiori.Tuttavia è la parola il cuore pulsante di questo libro,la parola cercata,voluta,amata come cifra dell'umano,indagata nello scacco di chi,in un paese straniero,si ritrova nell'impotenza dei bambini prima di imparare il nome delle cose,che piangono senza poter dire di cosa hanno paura o cosa li fa soffrire.Per Diamante la parola è una ricerca affannosa,per Vita è un talento,insieme a quella che si potrebbe maldestramente chiamare disobbedienza,ma che invece è obbedienza a una regola interiore,come la necessità del canto per un uccello......

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