8 lug 2010

PEPPINO IMPASTATO (FILM I CENTOPASSI)

Onore a Giordana per aver consegnato alla memoria collettiva una storia esemplare su di un grande e raro cittadino siciliano e italiano; un esempio per tutti. Ci vorrebbero cento mille Peppino Impastato in ogni città d’Italia; persone dotate di coscienza lucida e disinteressata che si prendano l’onere coraggioso e autolesionista di svegliare l’opinione pubblica, il comune cittadino, sui mille soprusi e inganni che si perpetrano quotidianamente a suo danno, in termini economici e sociali. Un’impresa disperata condotta quasi da solo contro tutti, con costanza e fermezza fino in fondo, senza mai mollare: questo è ciò che fa di Peppino Impastato un piccolo grande eroe della libertà e della democrazia. Grazie a questo film non ce lo dimenticheremo mai.


La storia si sofferma di più sul travaglio interiore e familiare del protagonista piuttosto che sulla società e il mondo che lo circondava. Rimane il mistero di come Peppino possa essere diventato così, nonostante l’ambiente in cui è vissuto. Del resto neanche chi lo ha conosciuto riesce a spiegare questa specie di “miracolo”. Peppino sembra essere nato così: libero, ribelle e coraggioso. La sua era una figura carismatica che riusciva a trascinare gli altri. Anche se osteggiato da tutti, con il suo idealismo è riuscito comunque a intaccare l’aura di rispettabilità e formalismo con cui si presenta pubblicamente la mafia. E questo un potere “forte” difficilmente lo può sopportare.




L'INTERVISTA ALLA MAMMA:

PEPPINO IMPASTATO LA SUA VOCE A RADIO AUT

QUA SOTTO LA VERA STORIA RIPRESA DAL SITO UFFICIALE DI PEPPINO:
Giuseppe impastato nasce a Cinisi in provincia di Palermo il 5 gennaio1948, da una famiglia mafiosa.Il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista,e lo zio e gli altri parenti erano mafiosi. Ancora ragazzo,rompe con il padre, che lo caccia di casa,e avvia un’attività politico-culturale antimafiosa. Nel 1965 fonda il giornalino L’idea socialista e aderisce al PSIUP.Dal 1968 in poi partecipa,con ruolo di dirigente,alle attività dei gruppi di Nuova Sinistra.Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo in territorio di Cinisi,degli edili e dei disoccupati.Nel 1975 costituisce il gruppo Musica a cultura e nel 1976 fonda Radio Aut,emittente libera autofinanziata, con cui denuncia i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini,e in primo luogo del capomafia Badalamenti, che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto.Il programma più seguito era Onda pazza,trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici..Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali.Viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio di quell’anno, nel corso della campagna elettorale,con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia Pochi giorni dopo,in occasione della consultazione elettorale, i cittadini di Cinisi,scrivendo il suo nome tra le preferenze, riescono ad eleggerlo,simbolicamente al Consiglio comunale. Stampa,forze dell’ordine e magistratura parlano di atto terroristico in cui l’attentatore sarebbe rimasto vittima e, dopo la scoperta di una lettera scritta molti mesi prima,del suicidio.Grazie all’attività del fratello Giovanni e della madre Felicia e dei compagni di militanza e del Centro siciliano di documentazione di Palermo,nato nel 1977 e che nel 1980 si sarebbe intitolato proprio a Giuseppe,viene individuata la matrice mafiosa del delitto e sulla base della documentazione raccolta e delle denunce presentate viene riaperta l'inchiesta giudiziaria.Nel maggio del 1984 l'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo,sulla base delle indicazioni del Consigliere istruttore Rocco Chinnici, che aveva avviato il lavoro del primo pool antimafia ed era stato assassinato nel luglio del 1983, emette una sentenza,firmata dal Consigliere Istruttore Antonino Caponnetto, in cui si riconosce la matrice mafiosa del delitto,attribuito però ad ignoti.Il Centro Impastato pubblica nel 1986 la storia di vita della madre di Giuseppe Impastato,nel volume La mafia in casa mia, e il dossier Notissimi ignoti,indicando come mandante del delitto il boss Badalamenti, nel frattempo condannato a 45 anni di reclusione per traffico di droga dalla Corte di New York, nel processo alla Pizza connection. Nel gennaio 1988, il Tribunale di Palermo invia una comunicazione giudiziaria a Badalamenti. Nel maggio del 1992 il Tribunale di Palermo decide l'archiviazione del caso Impastato, ribadendo la matrice mafiosa del delitto, ma escludendo la possibilità di individuare i colpevoli e ipotizzando la possibile responsabilità dei mafiosi di Cinisi alleati dei corleonesi. Nel maggio del 1994 il Centro Impastato presenta un'istanza per la riapertura dell'inchiesta, accompagnata da una petizione popolare, chiedendo che venga interrogato sul delitto Impastato il nuovo collaboratore della giustizia Salvatore Palazzolo, affiliato alla mafia di Cinisi. Nel marzo del 1996 la madre, il fratello e il Centro Impastato presentano un esposto in cui chiedono di indagare su episodi non chiariti, riguardanti in particolare il comportamento dei carabinieri subito dopo il delitto. Nel giugno del 1996, in seguito alle dichiarazioni di Palazzolo, che indica in Badalamenti il mandante dell'omicidio assieme al suo vice Vito Palazzolo, l'inchiesta viene formalmente riaperta. Nel novembre del 1997 viene emesso un ordine di cattura per Badalamenti, incriminato come mandante del delitto. Il 10 marzo 1999 si svolge l'udienza preliminare del processo contro Vito Palazzolo, mentre la posizione di Badalamenti viene stralciata. I familiari, il Centro Impastato, Rifondazione comunista, il Comune di Cinisi e l'Ordine dei giornalisti chiedono di costituirsi parte civile e la loro richiesta viene accolta. Il 23 novembre 1999 Gaetano Badalamenti rinuncia all'udienza preliminare e chiede il giudizio immediato. Nell'udienza del 26 gennaio 2000 la difesa di Vito Palazzolo chiede che si proceda con il rito abbreviato, mentre il processo contro Gaetano Badalamenti si svolgerà con il rito normale e in video-conferenza. Il 4 maggio, nel procedimento contro Palazzolo, e il 21 settembre, nel processo contro Badalamenti, vengono respinte le richieste di costituzione di parte civile del Centro Impastato, di Rifondazione comunista e dell'Ordine dei giornalisti. Nel 1998 presso la Commissione parlamentare antimafia si è costituito un Comitato sul caso Impastato e il 6 dicembre 2000 è stata approvata una relazione sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini. Nella commissione si rendono note le posizioni favorevoli all' ipotesi dell' attentato terroristico poste in essere dai seguenti militari dell' arma: il Maggiore Tito Baldo Honorati; il maggiore Antonio Subranni; il maresciallo Alfonso Travali (fonte: Relazione Parlamentare sul caso Impastato). Il 5 marzo 2001 la Corte d'assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a 30 anni di reclusione. L'11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato condannato all'ergastolo.

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