15 lug 2010

FORSE MI UCCIDERANNO DOMANI

In questi giorni mi è tornato tra le mani un libro del 2001,un libro che mi ha permesso di conoscere Ingrid Bètacourt quando ancora(fino al seguestro)qui in Italia nn era conosciuta,e con piacere l'ho riletto(anzi lo consiglio a tutti)..Basta il titolo 'Forse mi uccideranno domani' per comprendere che il libro di Ingrid Bétancourt racconta la storia di una donna che non ha avuto paura di niente e di nessuno e che,sicura,è andata aventi,dritta per la sua strada,anche quando ha capito che ad essere in gioco era la sua stessa vita.Non è un caso che il libro comincia proprio con la descrizione di una minaccia che Ingrid riceve mentre si trovava nel suo ufficio in Parlamento:"Bisogna che lei sappia di essere in pericolo.Le parlo a nome di persone che hanno già messo un contratto su di lei. Le consigliamo di partire. Per essere preciso..abbiamo già pagato i sicarios."
Un costante senso di incertezza accompagna tutte le pagine del libro,ed emerge chiara la passione che Ingrid nutre per la sua amata e sofferente Colombia.E' una sorta di libro-diario,che si legge tutto d' un fiato,dove l'autrice racconta giorno per giorno la sua battaglia e la sua insolita quotidianità.Più di tutto,nel libro traspare la speranza della Bétancourt e,con quella,la voglia di non arrendersi mai per il sogno di una Colombia migliore.L'autrice racconta brevemente anche le sue origini e l'adolescenza parigina.Non nasconde di essere una privilegiata.Figlia di un ambasciatore colombiano a Parigi e di una ex miss-Colombia poi divenuta senatrice,Ingrid cresce in una casa frequentata da importanti intellettuali sudamericani.Nei pomeriggi e nelle serate francesi,sono spesso ospiti a casa sua il pittore Fernando Botero e lo scrittore Garcia Marquèz.Ma,un legame particolare, Ingrid lo instaura con quello che lei era solita chiamare "zio Pablo" ovvero Pablo Neruda,con cui scambiava pensieri e piccole poesie.Presto però capisce che la sua vita non è tra i comodi salotti della "Francia bene".La svolta. Nel 1994, Ingrid è in Colombia. Si candida al Parlamento con il partito liberale e si fa pubblicità vendendo preservativi ai semafori con lo slogan: "La corruzione è l'Aids della Colombia".Pochi giorni dopo,è invitata a partecipare al telegiornale della sera e lì, ben vista da tutti, sotto i riflettori e le luci delle telecamere, fa i nomi e i cognomi dei cinque politici più corrotti. Il suo nome comincia ad essere sulla bocca di tutti, la sua fama cresce, tanto che suo padre, conosciuto e stimato uomo di Stato, inizia a non venir più chiamato con il suo nome, bensì come "il padre di Ingrid".Diventa deputato e la sua vita è davvero in pericolo. La Bétancourt interroga se stessa, cerca di capire quali sono le ragioni profonde della sua scelta e della sua lotta e traspare tutta la nostalgia per i due figli, Mélanie e Lorenzo, che inevitabilmente sono rimasti coinvolti: "Gli uomini contro cui combatto,non valgono un sorriso di Mélanie,un capello di Lorenzo.. eppure non ho esitato,ho anteposto quegli uomini ai miei figli."Nel libro,si leggono le riflessioni dell'autrice,il suo dolore,le nostalgie,gli umani ripensamenti.Emerge tutta la consapevolezza del rischio della sua scelta,ma ancora una volta è la speranza ad essere più forte delle minacce e della paura.
Il libro termina con la sua speranza la vittoria delle'elezioni presidenziali del 2002!!
Con l'aiuto di Internet ricostruisco il seguito della sua storia:

Durante la campagna elettorale del 2002 Ingrid Betancourt decide di andare a incontrare le FARC.Una decisione non strana,visto che molte forze politiche intrapresero lo stesso viaggio.Ma proprio nel febbraio 2002 un aereo con a bordo alcuni esponenti del governo venne dirottato da alcuni attivisti delle FARC.Un membro del congresso venne sequestrato e le trattative di pace tra il governo e questo gruppo terminarono. La conseguenza fu che la zona smilitarizzata dove operavano le FARC venne revocato. Nonostante cio’, Ingrid Betancourt volle lo stesso recarsi in quelle zone.Il governo le nego’ un aereo militare:non voleva avere nulla a che fare con quella iniziativa.E cosi’ Ingrid Betancourt, insieme alla vice Clara Rojas e ad un gruppo facente parte del suo staff, si reco’ nella zona smilitarizzata via terra.Il 23 febbraio 2002 venne fermata nell’ultima avamposto militare prima della zona franca del FARC.Ma lei nonostante le insistenze a desistere volle proseguire il suo viaggio.E venne rapita:nonostante il sequestro il suo nome compariva ugualmente nelle liste elettorali.

Cominciano i sei anni di lunga prigionia. Le FARC all’inizio chiesero uno scambio di prigionieri: 60 ostaggi politici per la liberazione di 500 uomini delle Farc che si trovavano in prigione. All’inizio il governo opto’ per un’azione di forza per liberare i prigionieri. Ma i famigliari si opposero: era troppo rischioso, viste le condizioni del territorio dove il gruppo era tenuto prigioniero.
E’ l’agosto del 2004 quando, in seguito all’aumentare delle proteste dei famigliari dei rapiti, il governo decide di trattare per lo scambio dei prigionieri. Ma il 20 agosto, in una nota, le FARC ammisero di non aver ricevuto contatti dal governo, ma ritenevano buona cosa la proposta del governo. Proposta non accettabile perche’ non prevedeva che i liberati delle FARC potessero tornare insieme ai loro compagni.
Il 5 settembre del 2004 arriva sui giornali la proposta delle FARC, che chiedevano una zona dove praticare 72 ore di tregua, dove entrambe le parti avrebbero potuto incontrarsi per discutere con calma. La madre di Ingrid Betancourt accolse positivamente questa richiesta: “esattamente come il governo può incontrarsi con le forze paramilitari (di estrema destra), può anche incontrarsi con gli altri, che sono terroristi allo stesso modo“.
Arriviamo al 2006. Nel febbraio il governo francese lancia un appello affinche’ i prigionieri venissero liberati. E mentre appelli arrivavano da tutto il mondo, dalle FARC arrivavano rassicurazioni sullo stato di salute di Ingrid Betancourt: “sta bene, nei limiti della situazione in cui si trova. Non è facile essere privati della propria libertà“. Nel 206 Francesco Guccini le dedica la canzone “La Giungla“.

A giugno il quotidiano l‘Unita‘ la propone per il Premio Nobel per la Pace. Mentre il 2 luglio 2008 una bella notizia: ins eguito ad un blitz ad opera di alcuni gruppi armati colombiani, Ingrid Betancourt viene liberata. Insieme a lei altri prigionieri, tra cui tre soldati americani.

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