3 giu 2010
Cesare Pavese Mito
Verrà il giorno che il giovane dio sarà un uomo,
senza pena, col morto sorriso dell'uomo
che ha compreso. Anche il sole trascorre remoto
arrossando le spiagge. Verrà il giorno che il dio
non saprà più dov'erano le spiagge d'un tempo....
Ci si sveglia un mattino che è morta l'estate,
e negli occhi tumultuano ancora splendori
come ieri, e all'orecchio i fragori del sole
fatto sangue. È mutato il colore del mondo.
La montagna non tocca più il cielo; le nubi
non s'ammassano più come frutti; nell'acqua
non traspare più un ciottolo. Il corpo di un uomo
pensieroso si piega, dove un dio respirava.
Il gran sole è finito, e l'odore di terra,
e la libera strada, colorata di gente
che ignorava la morte. Non si muore d'estate.
Se qualcuno spariva, c'era il giovane dio
che viveva per tutti e ignorava la morte.
Su di lui la tristezza era un'ombra di nube.
Il suo passo stupiva la terra.
Ora pesa
la stanchezza su tutte le membra dell'uomo,
senza pena: la calma stanchezza dell'alba
che apre un giorno di pioggia. Le spiagge oscurate
non conoscono il giovane, che un tempo bastava
le guardasse. Né il mare dell'aria rivive
al respiro. Si piegano le labbra dell'uomo
rassegnate, a sorridere davanti alla terra.
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2 commenti:
una stupenda e malinconica poesia di Cesare Pavese ....leggendo penso all'sperienze di vita,a quando si chiudono e con loro si portano via anche le nostre illusioni e speranze,possiamo perdere le sensazioni di forza e invincibilità,e cosa ci resta allora?Inquietudine.,abbattimento,interrogativi angoscianti, restiamo gettati nel mondo senza nessuna sicurezza .Ci resta che il desiderio di fermarsi, riavvolgere il nastro del tempo e ricominciare tutto da capo. Così le prospettive cambiano certo,forse la nostra è un'accettazione forzata,oppure solamente la consapevolezza di una vita nuova, quella vera... però non necessariamente peggiore......
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