31 gen 2012

Il diritto di contestare!!!

Mi stupisce la reazione della gran parte della gente appena qualcuno osa protestare nelle piazze e disturbare gli attuali manovratori,prende subito le loro difese l'abbiamo visto con Monti ma anche con Napolitano,contestato proprio ieri dagli studenti a Bologna dove riceveva la laurea ad honorem..Nonostante tutto il rispetto per la persona non si può  negare che Napolitano per anni non ha mosso un dito contro le nefandezze del rais e che la sua scelta unilaterale di imporci un governo non eletto resta assai discutibile.Lo stesso Napolitano dice che le proteste devono essere pacate,dialoganti e non improntate a ribellismo o violenza!Ma certo...Però non và dimenticato che il potere,è la vera violenza,che dispone della vita,del futuro,dei sogni,delle aspettative altrui,regolarmente scippate in nome di opinabili manovre,e decisioni della politica...quindi si può mai contrastare o contestare con stantii balletti o minuetti inconcludenti?
Giovani scippati del futuro,pensionandi scippati di leggittime aspettative con metodi protervi ed improntati a becere e menzognere argomentazioni,ingiustizie sociali imposte a manganellate e tutto il postribolare combinato disposto del micidiale liberismo selvaggio,possono mai essere sanzionati con un buffetto sulla guancia?Ma quando mai!Diritti negati,brutture d’ogni genere,aspettative bracconate senza ritegno,governanti tecnici o politici pagati profumatamente...E allora la gente non ha il dovere di annegare in un mare di precarietà,in silenzio,per non disturbare i padroni del vapore bensì ha il dovere ed il categorico imperativo di saltare su, in modo drasticamente tassativo per ripristinare equità e giustizia..

A proposito poi dei politici pagati profumatamente,voglio parlare di un altro argomento dei tagli dei loro stipendi,ieri i quotidiani on line e i tg rilanciano pomposamente la notizia che i deputati si sarebbero ridotti lo stipendio di 1300 euro lordi (700 netti al mese).La notizia in realtà è una bufala perché la busta paga degli onorevoli rimarrà intatta nonostante la decisione dell’ufficio di presidenza della Camera scaturita dopo mesi d polemiche e i numerosi annunci di riportare le indennità dei parlamentari italiani alle medie europei. A svelare il gioco di prestigio messo in atto dalla Casta per salvare le apparenze ma senza ridursi lo stipendio è il giornalista Franco Bechis: “Il segreto è tutto nelle nuove norme previdenziali dei parlamentari -scrive Bechis- che sono scattate dal primo gennaio scorso. Passando dal sistema retributivo a quello contributivo, i deputati si sarebbero visti lievitare la busta paga di circa 700 euro netti al mese, perchè non è più loro chiesto di versare tutti e due i contributi che versavano prima: uno per il vitalizio (1.006 euro al mese) e uno previdenziale (784,14 euro al mese), oltre alla quota assistenziale (526,66 euro al mese). La riforma delle pensioni avrebbe toccato solo marginalmente i deputati in carica (un anno su 5 di legislatura), che avrebbero recuperato ben più di quello svantaggio con i 700 euro netti in più in busta paga. Se la notizia degli stipendi aumentati fosse uscita, li avrebbero linciati. Così hanno deciso non di tagliarsi lo stipendio, ma di rinunciare a quell’aumento.”
Creare occupazione(Rita Pani)
Per creare occupazione occorre che produrre in Italia diventi una cosa più competitiva» Mario Monti (che è professore)L’altro giorno seguivo un dibattito sulla riforma del lavoro, e a un certo punto, dopo una miriade di frasi fatte estrapolate a memoria dal manuale del perfetto berlusconista, mi era parso di comprendere dove si volesse andare a parare.Ora dopo aver letto questa ennesima perla di saggezza del Professore, quel che fino a ieri, per me era un sospetto, oggi è certezza.La riforma del lavoro, in Italia, è sintetizzabile in uno slogan – che mi pare tanto vadano di moda: “Lo stipendio non sia un tabù”. Perché oltre mi pare non si possa andare. Dopo più di vent’anni, siamo ancora al punto della necessità di “mobilizzare” per produrre.Nemmeno da tanto lessi da qualche parte che il vero segreto per uscire dalla crisi era sì creare posti di lavoro, ma questo sarebbe stato possibile soltanto licenziando.In effetti non fa una piega, io prendo il tuo posto, tu prenderai quello di un altro e così via, a rotazione.
E andrebbe tutto bene, se non fosse per quel vizio animale di mangiare tutti i giorni, e di avere tutti i giorni delle necessità.“Per creare occupazione occorre che produrre in Italia diventi una cosa più competitiva”, quanto è vero professore! Magari eliminando il ladrocinio, il sistema tangentizio, il nepotismo, l’arroganza del potente, il marchionismo, la schiavitù, lo sfruttamento del lavoro nero. “Competitivo”, in Italia, al massimo può assumere il significato di “cinesizzazione” è nulla di più. Ma noi comunisti, lo dicevamo già in tempi non sospetti e ancor prima di smettere di mangiare i bambini. Noi lo diciamo da quando della schiavitù iniziammo a sentire la puzza, solo che guardavamo a un’altra Asia. Noi si diceva: “Ci faranno diventare tutti giapponesi.”Per creare occupazione bisogna creare occupazione. Smettere di licenziare a cazzo, quando al padrone, che pur ha un’azienda in attivo è consentito trasferire la sua attività dove i negri sono ancora più a buon mercato di quanto non siano in Italia. Per creare occupazione, si dovrebbero espropriare e autogestire tutte quelle imprese che hanno arricchito i loro schiavisti con la pelle umana dei propri lavoratori. Ma questa è un’altra storia.

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