24 ago 2011

I privilegi della casta clericale!!!!

Vediamo che nel mondo c'è una gran voglia di riscatto.Desiderio d'affrancarsi da vecchie logiche, voglia di libertà in paesi dove prima l'incarnazione di un regime,rendeva stabile la vita di quel Paese al riparo da ogni forma di democrazia.Internet ha reso possibile il contatto tra giovani di realtà diverse,i mezzi di comunicazione hanno dato valore aggiunto alla conoscenza e al desiderio delle nuove generazioni di vivere liberamentre e le rivolte sono il segno di tali effetti...E questo è importante per il mondo intero,in queste ore stiamo assistendo proprio alla caduta dell'amico di Silvio...Gheddafi e da un regime quello Libico sostenuto da tutto il mondo anche e sopratutto da coloro che oggi appoggiano i ribelli...

Certo niente di strano,quando ci sono gli interessi di tanti chi se ne frega se questi non rispettano i diritti umani!!!! E noi andiamo proprio solo dove ci sono interessi,con la scusa di esportare la democrazia..Mi chiedo come cazzo si fa in un momento di crisi paurosa che sta investendo tutto il mondo,continuare a spendere miliardi in tre guerre criminali.Come si fa a chiedere sacrifici ad una popolazione a cui non sono rimasti neppure gli occhi per piangere.Come si fa a calpestare il diritto alla vita della gente,a vedere la disperazione dei lavoratori senza più uno straccio di lavoro, le piccole imprese che muoiono, i commercianti chiudere i negozi. Con quale coscienza assistono alla morte civile della popolazione che si erano impegnati a governare e trascinarla invece in un baratro. Come si fa a spendere miliardi in armamenti per ammazzare gente innocente, oltre ai propri ingenui e stronzi connazionali, che per pochi soldi vanno a morire in Paesi lontani e senza ragione. Basterebbe ritirare tutti i soldati, finirla con le guerre e questa folle corse agli armamenti e adoperarsi per migliorarla la vita invece che distruggerla, come stanno facendo tutti questi pezzi di merda chiamati capi di governo.

Inoltre restando ai problemi interni al nostro paese,dicevo proprio ieri nel pezzo contro lo spostamento delle feste (LA STORIA NON SI CANCELLA)nella manovra economica oltre la casta politica che ha mantenuto intatti tutti i suoi privilegi,c’è un’altra casta che non è stata lambita ed è quella clericale: tutti i privilegi dei preti non sono stati presi in considerazione.Le operazioni commerciali che quotidianamente vengono poste in essere dal clero, continuano a non essere tassate.I preti fanno commercio di funzioni religiose, sacramenti, gadget religiosi, benedizioni, organizzano viaggi, soggiorni in alberghi a cinque stelle, gestiscono palestre per ricreare il fisico, gestiscono centri benessere e viaggi della speranza, sono titolari di licenze commerciali per ristorazione, un giro di affari vorticoso e incalcolabile all’insegna delle madonnine che piangono e delle reliquie farlocche, tutto rigorosamente esentasse.
Gli italiani continuano invece a pagare le tasse sulle proprietà immobiliari all’interno delle quali esercitano le loro misere attività, spolpati da una tassazione fuori controllo, mentre i mestieranti mercificati della religione, all’interno delle loro proprietà immobiliari, fanno affari d’oro avendo cura di creare una nicchia o una cappelletta col santo locale che funge da certificazione di esenzione. I preti continuano indisturbati ad arricchirsi senza l’emissione di un solo scontrino fiscale o di una fattura, godendo finanche delle elargizioni dell’8 x 1000 che il creativo Giulio Tremonti si inventò quando era consigliere di Bettino Craxi nel 1984. Nessun dio può giustificare questo scempio. Nessuna religione può giustificare una concorrenza così sleale. Nessuna credenza può giustificare un reddito annuo dei cittadini del Vaticano di 407.000,00 euro, derivato proprio da quell’8 x 1000. Giulio Tremonti non ha mantenuto intatti soltanto i privilegi della casta politica, ma ha mantenuto intatti anche i privilegi della casta clericale, ben più gravi e dannosi. Giulio Tremonti gestisce le nostre finanze dal 1984. E’ il maggior responsabile dello stato delle cose.
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Privilegi del Vaticano. Così lo Stato perde circa tre miliardi di Romani Velchi
C'è una casta che, nel nostro paese, è davvero intoccabile: quella di Oltretevere. Non c'è giorno in cui i privilegi dei politici (e ora pure quella dei calciatori) non vengano messi alla berlina, stigmatizzati, portati ad esempio negativo. Silenzio tombale, invece, sui privilegi economici e fiscali di cui gode, non si capisce bene a che titolo, la Chiesa. Mentre si chiedono sacrifici da lacrime e sangue a cittadini e imprese, non un centesimo viene chiesto al Vaticano: di tutte le misure ideate dal ministro Tremonti, non ce ne è una che tocchi, ma che dico, sfiori, le ricchezze della Santa Sede. La quale, in questi giorni di tregenda - in cui crollano le borse, nazioni potenti come gli Usa rischiano il fallimento e la nuova crisi economica fa impallidire quella del '29 - si fa superare a sinistra (si fa per dire, ovviamente) da milionari tipo Warren Buffett e Luca Cordero di Montezemolo, i quali almeno si sono fatti venire lo scrupolo di dire: «Vogliamo pagare più tasse». Dal Vaticano, al contrario, silenzio. Decisamente la messa è finita.Mario Staderini, segretario dei Radicali italiani, si è preso la briga in questi giorni di fare due conti (ancorché approssimativi, visto che il patrimonio del Vaticano da ottant'anni sfugge ad ogni censimento). Ne esce che eliminando privilegi che non hanno ragion d'essere (e che sono sotto il riflettore dell'Unione europea alla voce "illeciti aiuti di stato" e "concorrenza sleale") si potrebbero recuperare tre miliardi di euro, forse addirittura quattro. All'anno.La prima sforbiciata dovrebbe riguardare lo scandalo dell'esenzione dall'Ici: come noto, le strutture non destinate al culto in cui si esercitano attività commerciali e a fini di lucro (cliniche private, scuole, negozi, ecc) non pagano l'imposta comunale sugli immobili. Ebbene, è stato calcolato che da lì potrebbero arrivare nelle casse dello stato ben due miliardi di euro, più di quanto si preve di ricavare dalla cosiddetta tassa di solidarietà.

Con l'otto per mille la Chiesa incassa un altro miliardo, con il quale per un terzo (così pare) paga lo stipendio dei sacerdoti e con il resto ci costruisce nuove chiese, sostiene le diocesi, evangelizza i popoli del terzo mondo, finanzia le iniziative della Cei ecc. A voler essere buoni e trasformando il prelievo in un 5 per mille (come per le associazioni non profit), lo stato risparmierebbe altri 400-500 milioni. E non è finita. Perché le attività della Chiesa cattolica godono di una serie di sgravi e agevolazioni fiscali su Ires (meno 50 per cento), Irap, Iva, cui vanno aggiunti aiuti "indiretti" come le convenzioni sanitarie e lo stipendio agli insegnanti di religione. Sforbiciando qua e là e magari eliminando i contributi per le scuole cattoliche che allo stato costano circa 240 milioni (mentre si tagliano fondi alla scuola pubblica), si potrebbero recuperare altri 500 milioni.
Totale: tre miliardi. E alla Chiesa resterebbero comunque tutti i profitti derivanti da un immenso patrimonio immobiliare e da attività commerciali redditizie come il turismo religioso, sui quali pagare le tasse come chiunque altro.Eresia? Chiedetelo agli indignados spagnoli, che in questi giorni protestano per l'arrivo del papa a Madrid in occasione della giornata mondiale della gioventù. Come risaputo, la Spagna non naviga in buone acque e anche al governo Zapatero sono state imposte scelte economiche draconiane. Non è piaciuto, perciò, che l'indebitatissimo stato spagnolo si sia dovuto accollare 25 milioni di euro (ma c'è chi parla di 50) per contribuire all'iniziativa: «Zero delle mie imposte al papa», scandiscono gli indignados spagnoli. E noi?

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