29 ago 2011

Franco Basaglia(11 marzo 1924- 29 agosto 1980)

Un Matto "Fabrizio De Andre"
Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole,
e la luce del giorno si divide la piazza
tra un villaggio che ride e te, lo scemo, che passa,
e neppure la notte ti lascia da solo:
gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro
E sì, anche tu andresti a cercare
le parole sicure per farti ascoltare:
per stupire mezz'ora basta un libro di storia,
io cercai di imparare la Treccani a memoria,
e dopo maiale, Majakowsky, malfatto,
continuarono gli altri fino a leggermi matto.
E senza sapere a chi dovessi la vita
in un manicomio io l'ho restituita:
qui sulla collina dormo malvolentieri
eppure c'è luce ormai nei miei pensieri,
qui nella penombra ora invento parole
ma rimpiango una luce, la luce del sole.
Le mie ossa regalano ancora alla vita:
le regalano ancora erba fiorita.
Ma la vita è rimasta nelle voci in sordina
di chi ha perso lo scemo e lo piange in collina;
di chi ancora bisbiglia con la stessa ironia
"Una morte pietosa lo strappò alla pazzia".
La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società , per dirsi civile,dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d' essere.Franco Basaglia(Venezia, 11 marzo 1924- 29 agosto 1980)

Questo pezzo de De Andrè l'avevo già proposto presentando l'album "Non al denaro non all'amore nè al cielo" che è una rivisitazione musicale di Faber dell'Antologia di Spoon River, e questo lo trovo perfetto per collegarmi al tema della malattia mentale,ma sopratutto a uno scienziato Franco Basaglia,colui che ha il merito  di aver fatto terminare,o per lo meno di aver lavorato e combattuto per farlo cessare,uno scandalo umano e morale prima ancora che politico e sociale.Con la sua riforma,ma prima e più ancora tutto il suo lavoro ha posto fine, nei limiti del possibile, a tale discriminazione del malato mentale e  così imposto a tutti di cercare di capire come il malato mentale non sia uno scarto della società,da emarginare dalla società e dalla comunità umana,bensì una persona,che nella sua temporanea  e non debolezza conserva come ogni altra persona in ogni stadio e in ogni condizione, felice o infelice piena dignità."
Biografia
Franco Basaglia nasce a Venezia l'11 marzo 1924, da una famiglia agiata. Secondogenito di tre figli, trascorre un'infanzia e un'adolescenza serene nel pittoresco quartiere veneziano di San Polo. Conclusi gli studi classici, nel 1943 si iscrive alla facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Padova. Qui entra in contatto con un gruppo di studenti antifascisti e, a seguito del tradimento di uno viene arrestato e detenuto per sei mesi in carcere fino alla fine della guerra.Esperienza che lo segna profondamente e che Basaglia rievoca anni dopo parlando del suo ingresso in un'altra istituzione chiusa: il manicomio.Nel 1949 si laurea in medicina e chirurgia e inizia a frequentare la clinica delle malattie nervose e mentali di Padova, dove lavora come assistente fino al 1961. Per tutto questo periodo – e anche oltre – Basaglia produce un grande lavoro intellettuale con un susseguirsi di scritti, di pubblicazioni scientifiche, di relazioni congressuali sulle più diverse condizioni di malattia quali poteva incontrare nella sua pratica clinica: la schizofrenia, gli stati ossessivi, l'ipocondria, la depersonalizzazione somatopsichica, la depressione, la sindrome paranoide, l'anoressia, i disturbi correlati all'abuso alcolico e altro ancora. Sono anni in cui incomincia anche ad appassionarsi di filosofia, studiando in particolare la fenomenologia e l'esistenzialismo e cercando di conciliare la psicopatologia tradizionale con la psichiatria antropofenomenologica. Direttore della clinica è il professor Giovanni Battista Belloni, accademico di vecchio stampo e di prevalente formazione neurologica e organicista, con il quale Basaglia intrattiene un rapporto formale di rispetto.
Qualche anno dopo è lo stesso Belloni che dissuade "il filosofo" Basaglia – come lo chiama ironicamente – a lasciar perdere la carriera universitaria, a cui pure egli teneva, perché non si sarebbero aperte concrete possibilità di successo. Nasce una grande amicizia tra Basaglia e il collega Hrayr Terzian – in seguito protagonista di una brillante carriera come professore di neurologia – con il quale condivide numerosi interessi scientifici e culturali e molte letture, soprattutto in francese. Nel 1952 Basaglia consegue la specializzazione in malattie nervose e mentali e l'anno dopo si sposa con Franca Ongaro, con la quale avrà due figli. Con lei stabilisce anche uno straordinario sodalizio intellettuale e scrive molti dei suoi libri.Nel 1958 Basaglia consegue la libera docenza in psichiatria e nel 1961 partecipa e vince il concorso per la direzione dell'ospedale psichiatrico di Gorizia, dove si trasferisce con tutta la famiglia. Drammatico è l'impatto con la durezza della realtà manicomiale: Basaglia comprende subito che bisogna reagire a questo orrore, impegnandosi in un radicale lavoro di trasformazione istituzionale. Aiutato da un gruppo di giovani psichiatri, cerca di seguire il modello della "comunità terapeutica", mutuato dall'esperienza di Maxwell Jones a Dingleton in Scozia (anche Franca Ongaro visita in seguito questa comunità).
A Gorizia s'iniziano ad applicare nuove regole di organizzazione e di comunicazione all'interno dell'ospedale, si rifiutano categoricamente le contenzioni fisiche e le terapie di shock, s'incomincia, soprattutto, a prestare attenzione alle condizioni di vita degli internati e ai loro bisogni. Si organizzano le assemblee di reparto e le assemblee plenarie, la vita comunitaria dell'ospedale si arricchisce di feste, gite, laboratori artistici. Si aprono spazi di aggregazione sociale, cade la separazione coatta fra uomini e donne degenti. Si aprono le porte dei padiglioni e i cancelli dell'ospedale.In questi anni, Basaglia prosegue la sua attività scientifica e intellettuale e continua a partecipare attivamente ai congressi nazionali e internazionali di neurologia e di psichiatria, tra cui il Congresso Internazionale di Psicoterapia di lingua tedesca a Wiesbaden nel 1962 e il VII Congresso di Psicoterapia a Londra nel 1964. Nello stesso anno, sempre a Londra, fa parte della delegazione italiana al I Congresso Internazionale di Psichiatria Sociale a Londra, dove presenta la comunicazione intitolata "La distruzione dell'ospedale psichiatrico come luogo di istituzionalizzazione", nella quale è prefigurato il lavoro che sarà realizzato prima nell'ospedale psichiatrico di Gorizia e poi in quello di Trieste. Dal 1965 fa parte come corrisponding editor del "Journal of Existentialism" di New York.
Nel 1967 cura il volume Che cos'è la psichiatria?, ristampato nel 1973. Nel 1968 cura il volume L'istituzione negata. Rapporto da un ospedale psichiatrico, che fa conoscere a livello internazionale l'esperienza innovativa di Gorizia e sancisce la nascita del movimento antiistituzionale, diventando presto uno dei libri-simbolo della contestazione in Italia e vendendo 60.000 copie nei primi quattro anni di pubblicazione. Nel 1969, con Franca Ongaro, cura Morire di classe. La condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin; presenta inoltre Asylums di Erving Goffman e Ideologia e pratica della psichiatria sociale di Maxwell Jones. Nello stesso anno si reca negli Stati Uniti, invitato in qualità di visiting professor, per la durata di sei mesi, dal Community Mental Health Center del Maimonides Hospital di Brooklyn, a New York: di questa esperienza dà testimonianza nello scritto "Lettera da New York. Il malato artificiale".Al suo ritorno, dopo un periodo d'indecisione, lascia Gorizia – dove il tentativo di superare il manicomio purtroppo fallirà per le resistenze opposte dall'amministrazione locale nel dare luogo a un'assistenza psichiatrica sul territorio – e accetta l'invito di Mario Tommasini, coraggioso assessore alla sanità della Provincia di Parma, di dirigere l'ospedale psichiatrico di Colorno. Qui avvia la prima fase di un processo di trasformazione che si rivela ben presto, anche qui, un'esperienza molto difficile, perché Basaglia deve affrontare numerose difficoltà di ordine amministrativo, opposte dalla giunta di sinistra della Provincia di Parma, che pure si è impegnata a sostenere il processo di trasformazione, ma che di fatto non lo appoggia per non stravolgere gli equilibri politici e gli interessi economici locali. Nel 1971 esce La maggioranza deviante. L'ideologia del controllo sociale totale, curato con Franca Ongaro. Dal 1971 al 1972 è incaricato dell'insegnamento di igiene mentale presso la facoltà di magistero dell'Università di Parma.La svolta è nell'estate del 1971, quando Basaglia vince il concorso per la direzione dell'ospedale psichiatrico di Trieste: accetta subito perché gli viene garantita la possibilità di fare tutte le scelte che ritiene più opportune. Al suo arrivo sono ricoverate 1182 persone, 840 delle quali in regime coatto. L'ospedale è sotto l'amministrazione della Provincia, retta da una giunta di centro-sinistra che è presieduta da Michele Zanetti; quest'ultmo dà pieno appoggio al progetto di superamento del manicomio e di organizzazione psichiatrica territoriale proposto da Basaglia e dai suoi. Appena arrivato, Basaglia chiede di poter costruire la sua équipe e presenta un programma di ristrutturazione dell'assistenza psichiatrica provinciale con un drastico ridimensionamento dell'ospedale attraverso l'apertura e la riorganizzazione dei reparti. Si tratta di spezzare l'isolamento del manicomio rispetto alla città per lavorare con un'immediata proiezione sul territorio circostante. Basaglia, forte dell'esperienza di Gorizia e di Parma, si è accorto che l'esperimento della Comunità Terapeutica non basta: bisogna dar corso a un progetto politico che non si arresti alla bonifica umanitaria del manicomio, né alla semplice trasformazione delle sue dinamiche di funzionamento interno, ma metta in discussione la persistenza stessa dell'istituzione totale. A Trieste il manicomio deve essere chiuso.

È necessario anche costruire una rete di servizi esterni, che arrestino il flusso dei nuovi ricoveri e provvedano alle necessità di assistenza per le persone dimesse dal manicomio. Nel 1973, contro lo sfruttamento "ergoterapico" degli internati, ottiene l'agognato riconoscimento giuridico la Cooperativa Lavoratori Uniti, prima esperienza di organizzazione lavorativa – che coinvolge i degenti dell'ospedale psichiatrico e, successivamente, gli utenti dei servizi di salute mentale – a cui ne seguiranno diverse altre.Sempre nel 1973, Trieste viene designata "zona pilota" per l'Italia nella ricerca dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sui servizi di salute mentale in Europa. Nello stesso anno, Basaglia fonda con altri collaboratori "Psichiatria Democratica", movimento nel quale si confrontano molte esperienze di psichiatria alternativa che stanno sorgendo in Italia. Il primo convegno, "La pratica della follia", si tiene a Gorizia nel 1974 e segna il collegamento fra il movimento antiistituzionale e le forze politiche e sindacali di sinistra. Nel 1975 Basaglia cura con Franca Ongaro il volume Crimini di pace. Ricerche sugli intellettuali e sui tecnici come custodi di istituzioni violente, e presenta Lo psicanalismo. Psicanalisi e potere di Robert Castel. Nel corso dell'anno si aprono i primi centri di salute mentale sul territorio.Si svolgono le elezioni amministrative,dalle quali il centrosinistra esce indebolito.Infatti, nel 1976 il clima politico peggiora e l'esperienza di superamento del manicomio subisce attacchi sempre più violenti. È l'aggravamento di una crisi politica e amministrativa che porta alla fine della giunta Zanetti, che, messa in minoranza, deve dimettersi. Zanetti insieme con Basaglia annuncia in conferenza stampa la chiusura entro la fine del 1977 dell'ospedale psichiatrico. Lo stesso anno, nel comprensorio dell'ospedale psichiatrico, si svolge il terzo incontro del Réseau internazionale di alternativa alla psichiatria, intitolato "Il circuito del controllo", a cui partecipano circa quattromila personeIl 13 maggio 1978 viene approvata in Parlamento la legge 180 di riforma psichiatrica, che si ispira alle esperienze di superamento dell'ospedale psichiatrico sviluppatesi in Italia a partire dall'inizio degli anni sessanta. Approvata quasi all'unanimità, la legge 180 avrà tuttavia un iter difficile nella fase di realizzazione. Viene pubblicata La nave che affonda. A dieci anni da "L'istituzione negata", lungo dibattito fra Basaglia, Ongaro, Pirella e il curatore S. Taverna.
Nello stesso anno, Basaglia avvia con Giulio Maccacaro, direttore dell'istituto di biometria dell'Università di Milano, la prima ricerca finalizzata sui servizi psichiatrici, nell'ambito del Progetto Finalizzato Medicina Preventiva del CNR diretto da Raffaello Misiti. Partecipa e promuove inoltre convegni internazionali in tutta Europa, compresi quelli dell'OMS sullo sviluppo della ricerca. È invitato in Messico e Mozambico. Nel 1979, affronta due importantissimi viaggi in Brasile, da San Paolo a Belo Horizonte, passando per Rio de Janeiro. Davanti a un pubblico composto non solo da psichiatri, psicologi, assistenti sociali, infermieri, ma anche politici, sindacalisti, professori, studenti, gente comune, tiene una serie di conferenze che vengono raccolte nel volume Conferenze brasiliane. Sempre nel 1979, presenta e partecipa al libro-inchiesta, curato da Ernesto Venturini, Il giardino dei gelsi. Dieci anni di antipsichiatria italiana. Nel novembre dello stesso anno, lascia la direzione di Trieste a Franco Rotelli e si trasferisce a Roma, dove assume l'incarico di coordinatore dei servizi psichiatrici della Regione Lazio. Già iniziano i primi attacchi alla legge 180. Basaglia mette subito in campo tre programmi di deistituzionalizzazione di alto profilo, per i quali chiede carta bianca all'amministrazione regionale. Purtroppo, nella primavera del 1980 si manifestano i primi segni di un tumore cerebrale che lo conducono alla morte in pochi mesi. Si spegne il 29 agosto nella sua casa di Venezia. Nel 1981-82 escono, a cura di Franca Ongaro, i due volumi dei suoi Scritti.

2 commenti:

Tiziano Gioiellieri ha detto...

Grazie... un post bellissimo, intenso, unico, meritevole, rispettoso e... unico, come quest'uomo.

ANAM ha detto...

Grazie Tiziano!!!