23 lug 2011

Tutta un'altra strage(La Destra che avanza)

Alla fine cade anche il mito dei paesi nordici da prendere come esempio.Questo dopo la strage in Norvegia d'ieri con quasi 90 morti e centinaia di feriti... Purtroppo in questi anni la costruzione del nemico ha raggiunto il suo scopo,tanto che oggi abbiamo un bel nemico (per tanti il solo ) "L'Islam" che l'ordine costituito,benpensante e godereccio ci ha insegnato a collegare ad ogni atto di barbarie e così i nostri veri nemici,quelli nostrani,quelli dentro le nostre nazioni,neonazisti e rigurgiti di estrema destra,razzisti e revisionisti,eversivi e omofobici, in una parola fascisti hanno avuto il tempo di organizzarzi,armarsi e farci ritornare a quella strategia della tensione che tanto ha aiutato i signori del nuovo ordine mondiale a poter gridare ai quattro venti che il comunismo è morto e che il socialismo ha fallito:beh,ecco,queste stragi,questo delirio è il risultato del nuovo corso della storia di un neoliberismo sfrenato,penso che ormai se siano accorti tutti:ecco adesso ritorna il terrorismo per far abbassare la testa ai movimenti, nostra unica salvezza,di sinistra che in questi mesi sono scesi pacificamente in piazza in ogni parte d'Europa....
A margine della tragedia norvegese si deve registrare il bislacco comportamento dell’informazione ufficiale.Ieri sera alcuni quotidiani citati nella rassegna stampa di Rainews24, parlavano di “probabile matrice islamista” degli attentati, “attentato afgano”, “risposta dei fondamentalisti islamici all’uccisione di bin Laden”, e altri vaneggiamenti consimili.Solo questa mattina il quadro si è fatto più chiaro, e le ipotesi iniziali si sono rivelate del tutto campate per aria, dopo che la polizia ha reso noto che l’attentatore era un norvegese che risponde al nome di Anders Behring Breivik di 32 anni.(che abbia organizzato tutto da solo?)La polizia non ha confermato le generalità,tuttavia ha fatto sapere che l’uomo aveva opinioni ostili all’Islam descrivendolo come “un fondamentalista cristiano”. Gli elementi pubblicati dal sospetto su internet lasciano pensare che "ci siano caratteristiche tendenti alla politica di destra e anti-musulmana"
Tutto commentando con un certo distacco senza,puntando solo sul fatto che era un fondemantalista cristiano ma dando poco spazio a quello che era..un giovane Nazista!!!Menzione a parte merita lo spregevole atteggiamento del Giornale, che ieri sera di slancio ha titolato in prima pagina “Sono sempre loro. Ci attaccano”, riferendosi ai terroristi islamici. Poi, quando si è saputo che gli islamici non c’entravano nulla, ha fatto una delle sue solite e clamorose marce indietro, tentando di far finta di nulla, e confermandosi come uno dei peggiori quotidiani della storia recente occidentale.
L’articolo di prima pagina di Fiamma Nirenstein sul Giornale è un capolavoro di quel giornalismo spazzatura di cui Il Giornale è campione indiscusso. Talmente ansiosa di accusare gli “arabi” di ogni nefandezza che capita su questo pianeta, Fiamma non si è nemmeno resa conto che le sue castronerie venivano clamorosamente smentite mentre andavano in stampa, tanto da costringere il quotidiano a modificare la prima pagina in tempi record.

Al Giornale non temono certo le figure da peracottari – una in più, una in meno, non fa poi questa gran differenza; “ purtroppo avevano l'occasione per dimostrare che le moschee che vuole la sinistra portano a questi risultati...E Adesso? come al solito punteranno su la pazzia dell'individuo in questione senza mai prendere in considerazione il profilo di destra e l'ipotesi che non ha agito da solo...Certo non è solo il problema del Giornale ma un po tutta l'informazione di regime,chi si aspetta almeno un minimo di obiettività dall’informazione ufficiale, oggi ha un motivo in più per diffidare di certi “giornalisti”.
Quindi chiamiamola con il vero nome STRAGE DI DESTRA

Petrolio, natura e polizia disarmata s'infrange il sogno del paese felice
ADRIANO SOFRI
QUANDO arrivò a capo della creazione, Dio si frugò nelle tasche e trovò una manciata di granelli di polvere. Rovesciò le tasche, strofinò i polpastrelli, la polvere cadde e fece la Norvegia, mari e monti, isole e fiordi. Nessun posto del mondo è così bello e così civile.Ieri il primo ministro Jens Stoltenberg, bersaglio lui stesso della guerra scatenata da qualche miserabile farabutto, ha detto: "Non ci toglieranno il nostro modo di vivere". Era la cosa più importante da dire, e tuttavia la Norvegia dopo ieri non sarà più lo stesso Paese, prima di tutto per i norvegesi. Non è più stata quella di prima la Svezia, dopo la sera del 1986 in cui il primo ministro Olof Palme, che tornava a casa da un cinema, a piedi, con sua moglie, fu assassinato.La convivenza e la semplicità di modi riescono a suscitare un odio speciale. La semplicità senza ostentazione segna la monarchia, il cui erede ha sposato un'ottima ragazza madre, cui si attribuivano trascorsi di droga. Ancora ieri, un poliziotto di Oslo ha detto a chi lo intervistava: "Noi siamo disarmati, e spero che non ci costringano mai ad armarci".I norvegesi tengono la natura come la cosa più preziosa, e più che rispettarla le appartengono. Senza smancerie, perché è spesso una natura durissima. Averci a che fare è impossibile senza contare sui propri vicini, e questa solidarietà va assieme a un riserbo e una sobrietà leggendari.Si scherza, neanche tanto: se una famigliola norvegese arriva a piantare la tenda sulla sponda di un lago e ne intravede un'altra sulla sponda opposta riparte brontolando: "C'è troppa folla qui".
L'individualismo coincide con una sensazione invincibile del proprio diritto: non c'è soggezione all'autorità, sfiderebbe il ridicolo il norvegese che dicesse a un altro: "Lei non sa chi sono io".Il rispetto per la legge dello Stato vale finché il cittadino senta di condividere la morale dello Stato. Anche ora che è molto più americanizzata, la Norvegia conserva un suo sentimento sdegnosamente fiero. Non c'è hytte che non abbia il pennone per la bandiera, issata a segnalare che in quel momento la casa è abitata: un clamoroso segnale a vantaggio dei ladri, in un paese dove si devono temere molto i ladri.Fra i paesi scandinavi, la Norvegia era la sorella povera, e anche dopo l'indipendenza, nel 1905, gli svedesi la guardavano con una certa condiscendenza. Poi il petrolio del Mare del Nord l'ha resa improvvisamente ricca, ma senza che se ne dimenticasse. A un armatore oggi ricchissimo fu intentata una causa, con l'accusa di aver comprato la patente nautica. La vinse quando il suo avvocato spiegò che uno che era nato pescatore e a 12 anni col primo paio di scarpe era imbarcato sui pescherecci nell'oceano non avrebbe avuto bisogno di comprarsi patenti.Il petrolio coincide ovunque con la tirannide e l'oscurantismo (con poche eccezioni, ora il Ghana, forse). Siccome il petrolio finisce, i norvegesi ne hanno fatto una risorsa da accantonare largamente per le generazioni a venire, e hanno selezionato i loro partner economici in modo da escludere dittatori e violatori di diritti umani e corrotti.Oggi la Norvegia resiste alle pressioni congiunte di Usa Canada e Russia sul petrolio nel mare di Barents, per difendere un modo di estrazione non distruttivo e il futuro della pesca: "Il petrolio finirà e noi mangeremo di nuovo aringhe". Il futuro della pesca del resto è spacciato dovunque, e anche alle Lofoten si moltiplicano le annate in cui la pesca del merluzzo è sospesa.La Norvegia, che non arriva ai cinque milioni di abitanti, non fa parte dell'Unione Europea - ripetuti referendum hanno respinto l'ingresso - e conserva la sua moneta, la corona. Tiene il primo posto nelle graduatorie sui diritti e sulla qualità della vita. Internazionale ripubblicava ieri il servizio di Le Monde sui padri norvegesi - nove su dieci - che vanno in congedo per stare coi figli neonati. Dal 2006 nei consigli di amministrazione deve sedere per legge il 40 per cento di donne, di fatto sono più numerose. Si immaginarono cortei di uomini: "Non siamo panda".Tutti i cittadini partecipano degli aiuti al mondo povero, per i quali la Norvegia è di gran lunga al primo posto. Lo è anche per le missioni delle Nazioni Unite. Un lettore o uno spettatore italiano resterebbe stupito di fronte all'estrema sobrietà con cui in Norvegia si dà notizia della morte di militari o volontari norvegesi in zone di guerra o di missione.L'accoglienza agli stranieri, specialmente asiatici - a cominciare dai vietnamiti - è stata molto vasta, e ha sperimentato, prima di altri paesi, le difficoltà e anche i fallimenti di programmi di integrazione troppo fiduciosi. Oslo conosce tensioni e paure, ma niente poteva far immaginare una violenza così sfrenata e feroce, se non proprio l'odio speciale che provocano la calma e la bellezza. Mentre scrivo non so quanti morti è costata la giornata di ieri, nel centro della città e sull'isola dei ragazzi. Mi tornano in mente i cimiteri norvegesi, che somigliano a giardini e si chiamano così. Noi iscriviamo nostri ricordi e saluti sulle tombe dei morti. Là sono i morti a salutare chi è rimasto, con tre monosillabi: "Takk for alt". Grazie di tutto.

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