14 giu 2011

Il voto all'estero e il dopo Referendum!!!

Passata la gioia della vittoria  è momento di riflessioni,prima di tutto c'è da tenere presente che il risultato del Referendum a mio parere va ben oltre l'esito dei singoli quesiti.Cosi come va ben oltre le ragioni o i torti dei singoli partiti,movimenti,correnti,e chi più ne ha più ne metta.Il risultato di questo Referendum credo abbia un significato più alto, più nobile,più "rivoluzionario" di quello che si vuol far passare.Non sono i 4 SI che devono far pensare i nostri "Signori del Potere" ma è il 57% che deve far riflettere......il 57% è una rivoluzione.....una pacifica e democratica rivoluzione e se chi aspira a governare questo nostro Grande Paese(lo dicevo anche ieri) non ne terrà in debita e attenta considerazione,e non come "laghetto" da cui pescare voti, è destinato a sbattere il muso contro un muro di Donne e Uomini stanchi,tremendamente stanchi ..tenacemente stanchi.. risolutamente stanchi!!!
Ripeto ancora è necessario non abbassare la guardia,ora più che mai,per continuare in un processo di ricostruzione civica e morale del nostro Paese.Non dobbiamo però pensare che i problemi si possano risolvere,come qualcuno dice,rifuggendo la politica,(vedi video)
bensì intensificando la partecipazione,vivendo ogni evento dal basso e,così facendo,controllando spronando e condizionando quei partiti di centro sinistra che si sono detti disponibili ad un cambiamento nella sostanza e non più solo nella forma.Occorre costringerli a portare avanti le istanze del popolo,soprattutto degli ultimi,degli esclusi che torni a parlare al popolo e scusate se mi ripeto l'ho detto pure ieri ...ma credo che questo sia importante!!!E controllare che le promesse vengano mantenute,altrimenti a casa e avanti altri più responsabili.Tutto questo depurato dalla demagogia populista,del qualunquismo,delle frasi fatte, del “tanto così fan tutti”,elementi tanto cari a questo ultimo governo di venditori di fumo,pataccari, (s)venduti e chi più ne ha, più ne metta.Ora ripartiranno su Rai1, Rai2 e sule reti Mediaset i servizi sulla spazzatura di Napoli e dintorni, si cercherà di ingigantire il “problema dei Rom” a Milano, così per tentare di deleggittimare le neo elette amministrazioni di Napoli e Milano, guidate da noti pericolosi estremisti.Chissà perché della spazzatura che sommerge Palermo,e pure mi dice la mia amica Palermitana che la situazione è grave...ma già la città è amministrata dal centro-destra,ecco percè non se ne parla mai.Quanto alla valenza politica data alle elezioni amministrative :è stato lo stesso governo di centro-destra, in primis Berlusconi, che gli ha attribuito tale importanza.
Quanto alla valenza dei referendum : è ugualmente stato il governo di centro destra, in primis Berlusconi, a “consigliare” il non voto (equiparato a un NO per evidente paura del confronto tra Si e NO, che, si aveva chiaro sentore, avrebbe visto il SI prevalere nettamente).Nel frattempo già sono comparsi in Tv i primi “profeti di sventura” (per esempio Scajola, rattristato, ma più tranquillo che pria, visto che nel frattempo avrà avuto contezza di chi a suo tempo gli ha pagato in parte l’ appartamento a sua insaputa !!!), che già preconizzano futuri disastri, legati alle carenze energetiche di cui siamo responsabili avendo noi rifiutato il nucleare.Ora che, quasi esaurita la pazienza, intravediamo la fine del tunnel, dobbiamo mettere in campo la poca pazienza residua poiché temo che dovrà ancora passare del tempo prima che questi signori si levino di torno e inoltre costoro, come in ogni ritirata, lasceranno intorno ulteriori disastri.Comunque sia, armiamoci di ottimismo.
Prima di concludere vorrei aprire una parentesi sul voto all'estero,sappiamo che solo il 23% di loro ha votato questo referendum..e qui ho molto dubbi,non che non devono votare,ci mancherebbe,il diritto di voto viene con la cittadinanza e anche i cittadini Italiani residenti all’Estero iscritti all’AIRE sono cittadini a tutti gli effetti e in quanto tali hanno il sacrosanto diritto di votare o non votare... Il fatto che solo un bassa percentuale abbia votato puo semplicemente riflettere sia una libera scelta ma sopratutto su una serie di difficolta organizzative che in questi giorni sono stati più volte denunciati dai comitati referendari... Mentre vedendo il voto a l'estero su un piano generale penso che se per anni l’italiano all’estero era solo l’emigrante,quello che presumibilmente guardava alla patria lontana solo con gli occhi della nostalgia e che avrebbe votato col cuore e non con la testa,per le forze politiche più “nostalgiche” oggi le cose sono cambiate,siamo alla terza,quarta generazione e a quegli emigrati forse non gliene frega più niente.Ci sono però nuovi fenomeni di emigrazione,a minor termine,di persone più a conoscenza dei fatti,informate e che sono desiderosi di partecipare,forti della loro volontà e della loro informazione.
Solo che il meccanismo di raccolta voti è rimasto quello pensato ai tempi dei tempi,per un mondo arcaico fatto di lettere, raccomandate,senza posta elettronica certificata,,,Tutto comunque architettato con l’idea che il voto dall’estero sarebbe stato marginale, sostanzialmente un contentino di facciata e questo permette anche di pensare che poteri forti possano manipolare tutto...Credo che si voglia continuare "giustamente" a fare votare all'estero si debba trovare un metodo che coniughi riservatezza sul voto e blindatura d’accesso,forse basterebbe guardare come fanno gli altri paesi.Per ovviare al conteggio e alla credibilitò del questito elettorale proposto in modo che non può così falsare  i risultati laddove sia necessario un quorum,e non solo.... 3 milioni di elettori non sono pochi,si può decidere le sorti di un paese...
Un plebiscito contro (Massimo Giannini)
Un vero plebiscito. Ma al contrario. Abituato a declinare ogni appuntamento elettorale come un'autocelebrazione personale e un continuo rinnovamento acritico ed epifanico del suo consenso, Silvio Berlusconi incassa un gigantesco plebiscito "contro", e non a favore della sua persona. Ventisette milioni di italiani sono andati alle urne per testimoniare la loro voglia di riprendersi la politica che per troppi anni avevano delegato al Cavaliere. In due settimane di mobilitazione pubblica la volontà del popolo sovrano ha fatto giustizia di tre anni di mistificazione. Dopo la disfatta devastante delle amministrative, la sconfitta pesante del referendum conferma che il presidente del Consiglio non è più in grado di leggere gli umori degli italiani e di reggere gli onori del governo. L'esito quantitativo della nuova consultazione (il quorum) e il suo risultato qualitativo (il responso sui quattro quesiti) riflettono il cambiamento profondo della geografia e della geometria politica della nazione. Nel Palazzo c'è una maggioranza numerica che sopravvive a se stessa e resiste alla sua stessa agonia. Nel Paese c'è un'opinione pubblica che gli ha voltato le spalle, nelle scelte di merito e di metodo, perché stanca di una "narrazione" posticcia e artefatta che non ha più alcun collegamento con la realtà e con i problemi della vita quotidiana di milioni e milioni di persone "normali". La sanzione più nitida e clamorosa di questa rottura tra gli interessi privati del premier e l'interesse
collettivo degli italiani sta nel responso a valanga nel quesito sul legittimo impedimento.Dopo tre anni di menzogne propagandistiche sulla "riforma della giustizia" (interpretata solo nella chiave della soluzione dei problemi giudiziari dell'uomo di Arcore) i cittadini hanno capito e hanno votato di conseguenza.
Dicendo un no forte alla stagione delle leggi ad personam e un sì chiaro al principio costituzionale che esige tutti i cittadini uguali davanti alla legge. E' un esito non scontato, e forse il più sorprendente di questo appuntamento elettorale. Segna davvero la fine di un ciclo storico, che dura ormai da diciassette anni, e che ha visto il Cavaliere protagonista di un assedio violento alla magistratura, con l'unico obiettivo di difendersi dai suoi processi attraverso l'estinzione dei reati o la cancellazione delle pene per via legislativa. Il risultato referendario, anche sotto questo profilo, è una bella vittoria della democrazia, in tutti i suoi sensi e in tutte le sue forme.  Ma insieme a questa politica dell'aggressione, dall'accoppiata amministrative-referendum esce a pezzi anche quell'ideologia post-politica (secondo la felice definizione di Geminello Preterossi) sulla quale si è retta la destra italiana di questi anni. Progressiva demolizione di tutto ciò che è pubblico, sdoganamento del qualunquismo più becero, inaridimento delle radici della vita democratica, abdicazione delle istituzioni alla legge del più forte, criminalizzazione sistematica del dissenso. L'onda referendaria spazza via in un colpo solo questo armamentario culturale populista sul quale è stato costruito il patto Berlusconi-Bossi. Dietro la scena di cartapesta del Popolo della Libertà e della Padania liberata, dietro la demagogia degli spiriti animali del capitalismo e dei riti pagani nelle valli alpine e prealpine, dietro l'idea "rivoluzionaria" del cambiamento federalista e anti-statalista, l'asse Pdl-Lega non ha costruito niente. Niente miracoli, solo miraggi. Niente crescita, solo declino. Adesso è tardi, per qualunque contromossa e per qualunque recupero. Il Carroccio ha pagato fino in fondo il tributo alla lealtà personale del Senatur nei confronti del Cavaliere. Per le camicie verdi si tratta di riprendere il largo, di tornare in mare aperto e alla strategia delle mani libere. E' solo questione di tempo e di modo. Ma il destino della coalizione è segnato, chiuso com'è dal vincolo esterno dell'Europa sui conti pubblici e dal vincolo interno ormai rappresentato dalla crisi della leadership berlusconiana.
Il premier ha perso prima il referendum virtuale, con le amministrative che lui stesso aveva trasformato in una drammatica e ultimativa ordalia su se medesimo. Ora ha perso anche il referendum reale, con una scelta astensionista disperata e insensata che ha sancito l'irrimediabile scollamento tra lui e la sua gente. Cos'altro deve accadere, perché Berlusconi tragga le conseguenze di questo fallimento? L'Italia non merita di pagare altri danni, alla volontà di sopravvivenza di un governo che non esiste più e che si tiene ormai solo sulla stampella instabile e impresentabile dei "Responsabili" di Romano e Scilipoti. Fa fede l'immagine di Calderoli, che come sempre parla il linguaggio ruvido del disincanto. Due "sberle" non fanno un ko. Ma sicuramente lo preparano. Prima avverrà, e meglio sarà per tutti.

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