15 apr 2011

VITTORIO ARRIGONI...RESTIAMO UMANI!!!!

Ho conosciuto Vittorio e la sua storia grazie a una cara amica,che mi segnalò mesi fa un suo video dove rispondeva a le dichiarazioni di Saviano fatte al convegno ‘Per la verità! Per Israele!"E chiedeva a Roberto di non dimenticare le atrocità subite dal popolo palestinese!!Quindi da quel momento passavo spesso e con piacere dal suo blog..Questo grande uomo,questo compagno nel senso più pieno e maturo del termine,rappresentava meglio di governi e fucili la volontà di lotta per la giustizia che in quel territorio è assente come l’acqua nel deserto.Un esempio di essere umano che non attirerà certo alcuna attenzione da parte dei predoni che si sono impossessati del nostro governo,a differenza degli “eroi” che lasciano le penne in territori di guerra imbracciando le armi.

Certo Vittorio era consapevole dei rischi che correva ma ha sempre deciso di restare umano,di dare un senso alla sua vita,fattivamente,restando nel teatro della violenza per e raccontarci i quotidiani abusi,repressioni e le restrizioni in quella parte del mondo....A una vita tranquilla aveva così deciso di respirare polvere e calpestare sassi, e la cosa che lo rendeva particolarmente felice era di tenere in braccio quei "bambini ", umiliati e offesi, nascosti dai riflettori del potere.A volte scompariva dal blog per riapparire dopo giorni,e quasi si scusava di aver interrotto i contatti a causa di incursioni,raid aerei e costretto a passare ore al lume di candela..Mai un cedimento o una debolezza.Mai un ripensamento.La sua era una missione di vita!!

E' proprio l'amore per la vita che ha portato Vittorio a rinunciare ai privilegi che pote-vano derivare dal suo lavoro,dalla sua intelligenza,invece ha pre-ferito metterla  al servizio dell’umanità,per renderci consapevoli delle sofferenze di una popolazione violentata dall’ingiustizia e dall’arroganza del potere,per farci vedere dove l’egoismo sta trascinando l’umanità.Cose di cui nessuno vuole parlare, cose che devono rimanere nascoste per non urtare il potere dei forti.Gridarci ogni giorno il suo dolore dinanzi alle violenze di questo mondo diventato infame. Sono queste le persone che bisogna onorare,a cui bisognerebbe dare spazio,invece di discutere di argomenti ridicoli e squallidi che la nostra quotidianità del Bungsa bunga ogni giorno ci mostra e  trascurando le paro-le, le azioni, gli insegnamenti di gente illuminata come Vittorio  che per fortuna ancora esiste.Sono queste le persone che arricchiscono il no-stro vivere!!
Ciao Vittorio!!!

La casa di Vittorio
Qualche settimana fa Vittorio Arrigoni mi ha salutato tono preoccupato, ma non per la sua presenza a Gaza bensì per la salute del padre, operato di recente e in precario stato di salute. Ai genitori Vittorio è molto legato, non solo dall’affetto di figlio ma anche dalla condivisione di ideali politici. Una famiglia impegnata a sinistra, da sempre, che lo ha appoggiato in tutte le sue scelte. «Da casa mi arrivano notizie preoccupanti, per qualche settimana me ne andrò in Italia, ho voglia di rivedere mio padre», diceva. Da Gaza invece non è più partito, forse confortato da qualche aggiornamento giunto dall’Italia. Vittorio la Striscia di Gaza non la lascerebbe mai. Quel piccolo lembo di terra è diventato la sua seconda casa, anzi la prima, dove vivere e svolgere il suo impegno a difesa dei diritti dei palestinesi, sotto assedio e dimenticati dal mondo. Faceva male ieri sera vedere Vittorio bendato e con segni di violenza sul volto nel un video postato su Youtube, con le mani legate dietro la schiena, mentre qualcuno gli tiene la testa per i capelli. Faceva davvero male se si tiene conto del lavoro svolto da Vittorio dal 2008 sino ad oggi per informare sempre, in ogni momento, attraverso il suo blog, su Facebook e con articoli per vari siti, su quanto accade a Gaza. Senza un attimo di sosta, anche di notte. «Aerei F-16 israeliani hanno colpito pochi minuti fa Rafah...un contadino ucciso da un cecchino mentre era nel suo campo...bambino ferito gravemente da una raffica», sono i messaggi che da Gaza lancia continuamente al mondo, accompagnandoli da commenti ed analisi. Nella Striscia Vittorio Arrigoni era arrivato la prima volta come rappresentante dell’International solidarity movement, a bordo di uno dei due battelli del Gaza Freedom Movement che violando, con successo, il blocco navale israeliano di Gaza, ha aperto la strada alla nascita due anni dopo della Freedom Flotilla. Diventammo amici in quei giorni. Per il suo look da lupo di mare – berretto, pipa e tatuaggi – lo ribattezzai «Capitan Findus». A lui piaceva quel nomignolo che qualche settimana dopo divenne purtroppo azzeccato, vista la fuga a nuoto che Vittorio tentò (invano) quando venne bloccato in mare da commando israeliani giunti a fermare le barche dei pescatori palestinesi. Venne incarcerato in Israele e rispedito in Italia ma lui, dopo qualche settimana, si imbarcò su di un altro battello della GFM e ritornò a Gaza. Fu una decisione davvero importante, forse perché era consapevole di ciò che stava maturando sul terreno. Il 27 dicembre 2008 si ritrovò ad essere l’unico italiano e uno dei pochi stranieri presenti nella Striscia di Gaza durante la devastante offensiva militare israeliana «Piombo fuso». I suoi racconti pubblicati dal manifesto, chiusi immancabilmente dalle parole «Restiamo umani», rappresentano una delle testimonianze più lucide e coinvolgenti di quanto accadde in quei giorni d’inferno in cui Gaza, peraltro, era chiusa alla stampa internazionale. Con il manifesto poi Vittorio ebbe qualche incomprensione ma non aveva esitato un minuto, lo scorso dicembre, a rivolgere in Facebook e Youtube un appello ai tanti che lo seguono – e sono molte migliaia, non solo in Italia in sostegno della sopravvivenza del nostro giornale. CONTINUA;QUI

Scriveva nel suo blog  :
“Prendi dei gattini, dei teneri micetti e mettili dentro una scatola” mi dice Jamal, chirurgo dell’ospedale Al Shifa, il principale di Gaza, mentre un infermiere pone per terra dinnanzi a noi proprio un paio di scatoloni di cartone, coperti di chiazze di sangue. “Sigilla la scatola, quindi con tutto il tuo peso e la tua forza saltaci sopra sino a quando senti scricchiolare gli ossicini, e l’ultimo miagolio soffocato.” Fisso gli scatoloni attonito, il dottore continua “Cerca ora di immaginare cosa accadrebbe subito dopo la diffusione di una scena del genere, la reazione giustamente sdegnata dell’opinione pubblica mondiale, le denunce delle organizzazioni animaliste…” il dottore continua il suo racconto e io non riesco a spostare un attimo gli occhi da quelle scatole poggiate dinnanzi ai miei piedi. “Israele ha rinchiuso centinaia di civili in una scuola come in una scatola, decine di bambini, e poi l'ha schiacciata con tutto il peso delle sue bombe. E quale sono state le reazioni nel mondo? Quasi nulla. Tanto valeva nascere animali, piuttosto che palestinesi, saremmo stati più tutelati.”A questo punto il dottore si china verso una scatola, e me la scoperchia dinnanzi. Dentro ci sono contenuti gli arti mutilati, braccia e gambe, dal ginocchio in giù o interi femori, amputati ai feriti provenienti dalla scuola delle Nazioni Unite Al Fakhura di Jabalia, più di cinquanta finora le vittime. Fingo una telefonata urgente, mi congedo da Jamal, in realtà mi dirigo verso i servizi igienici, mi piego in due e vomito.Vittorio Arrigoni, Gaza, 8 gennaio 2009

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