Novellamente la foresta odora.
Librandosi in volo, sollevano
dagli omeri nostri,
le rondini il peso del cielo.
Or non è molto, vedevamo il giorno
spaziar nel vuoto di tra i rami spogli.
Piovve per lunghi pomeriggi; ed ecco
l'ore novelle circonfuse d'oro
giungono a stormi.
E ne rifuggon tutte le finestre
che, sul lontano difilare in riga
di quelle case, battono - ferite -
trepidamente, l'ali.
Silenzio, poi. Fino la pioggia scorre
sovra le pietre, più sommessa: placida
sul palpito lucente che s'oscura.
Tutti i suoni riparano, smorzati,
entro le gemme fulgide, sui rami.
3 apr 2011
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