24 apr 2011

La lana della salamandra "Giampiero Rossi"

La vera storia della strage dell'amianto a Casale Monferrato!!!
Voglio ringraziare la mia collega che gentilmente mi ha fatto leggere questo libro "La lana della salamandra, «la vera storia della strage dell'amianto a Casale Monferrato» di Giampiero Rossi giornalista  che ha lavorato e collaborato per molti anni per il giornale L'Unità e dove in particolare si è occupato di temi legati al mondo del lavoro...Questo libro lo consiglio a tutti e tra l'altro ho visto che da poco è uscito la ristampa(info) ..Per iniziare vorrei riportare alcune parole di Guglielmo Epifani nella presentazione del libro :Fin dall’antichità, l’amianto è stato usato per scopi «magici» e «rituali». Una credenza popolare diceva che l’amianto fosse «la lana della salamandra», L’animale che per questo poteva sfidare il fuoco senza danno.Da questa leggenda alla tragedia di Casale Monferrato passano le migliaia di morti per mesotelioma da polvere di amianto e la lunga battaglia per la giustizia condotta da lavoratori e cittadini di questa piccola comunità e frutto di un lavoro minuzioso di raccolta dati svolto dall’Inca Cgil per il riconoscimento delle malattie professionali da amianto
Tutti noi abbiamo sentito parlare di Amianto di Eternit,e della loro pericolosità  ma forse è necessario conoscere questa storia..C'è adirittura chi l'ha paragonata alla chernobyl italiana ,e visto i numeri il paragone ci stà tutto...L’amianto è un killer lento,si muove piano nel corpo e nell’aria. si dice che una fibra di amianto ci mette 24 ore per scendere di un metro dall’alto....E se l'hai respirato  impiega anche trent’anni prima di risvegliarsi improvvisamente.Poi ti uccide in meno di un mese,ti uccide annegandoti nel liquido dei tuoi stessi polmoni che cresce a dismisura e non c’è catetere al mondo che te lo possa drenare via con la stessa rapidità con cui si forma.Lo sanno tutti che va così, a Casale Monferrato.Perché non c’è famiglia,in questa  zona,nata e cresciuta nel progresso e nell’apparente benessere,dato dalla stessa fabrica dell'Eternit che non conti almeno un morto in famiglia per colpa dell’amianto.Sopratutto per chi ha lavorato in quella fabbrica ma non solo...L’amianto a Monferrato è ancora nell’aria,è presente e si continua a morire,e da qui al 2020 di dice che ne moriranno ancora a grappoli

Qualcuno dovrà pagare per tutto questo?Purtroppo sappiamo come vanno  a finire questi casi ,sopratutto in Italia!!!.Anche perché ormai quelli che potrebbero essere considerati colpevoli dell’accaduto,i dirigenti del'Eternit di trent’anni fa,oggi hanno tutti quasi 80 anni!E tutti sanno che questi dirigenti fossero al corrente della pericolosità dell’amianto e nonostante tutto abbiano avvelenato migliaia di persone portandole a una morte dolorosissima,distrutto famiglie intere e instaurato la paura in tutti coloro che in quella città ci devono vivere!! E questa  è una cosa che va ben oltre la vergogna,questa è una STRAGE e i resposabili sono degli assassini.Al pensiero che questi criminali fino ad ora l'hanno fatta franca dopo essersi arricchiti sul sangue dei Casalesi mi fa gridare dalla rabbia e pretendere giustizia,per tutti coloro che sono stati derubati dei propri cari,degli amici e della serenità di vivere.Quindi per concludere e tornando al libro Giampiero Rossi ci testimonia in queste dolorose pagine il dramma e la battaglia dei Casalesi contro i dirigenti della fabbrica,sopratutto quella dei sindacalisti Bruno Pesce e Nicola Pondrano,tra i principali animatori della lotta processuale che vede alla sbarra a Torino,per disastro ambientale doloso,i responsabili della multinazionale dell’amianto....Ma la persona che sicuramente mi ha lasciato più il segno e che lo stesso autore raccolta nel primo capitolo è la storia nel quale viene narrata la vicenda di Romana Blasotti Pavesi e dei suoi 5 familiari morti per amianto.La storia della signora, oggi presidente del comitato vertenza amianto di Casale Monferrato,è davvero un pugno allo stomaco.Romana ha perso il marito, la figlia, la sorella, un nipote (figlio della sorella) e una cugina.E' il simbolo delle tante famiglie che hanno portato il dolore dei lutti,a chi ha perso la vita lavorando e a quanti sono malati di tumore pur non avendo mai lavorato alle dipendenze della Eternit
E pensare che con il" processo breve" anche questo processo potrebbe  andare in prescizione...Vergogna!!!

Giampiero Rossi
"Tutto è nato da un'inchiesta in quattro puntate sull'amianto a Casale Monferrato - Spiega Giampiero Rossi - e quando me ne sono occupato ho capito che la portata di questa minaccia è più alta di quello che pensavo. Cosa che scoprirono gli stessi operai della Eternit sulla loro pelle in quanto, via via che passavano gli anni si ammalavano e morivano di una forma di cancro che qualcuno cominciò a chiamare il tumore di Casale. A quel punto era chiaro, anche in assenza di una seria indagine epidemiologica, che c'era un nesso molto preciso tra la polvere della fabbrica e tutte quelle malattie polmonari, quelle morti.Fu insomma a partire dagli anni Settanta che sì capì che lavorare a contatto con l'amianto poteva costare anche la vita. E se ne dovettero accorgere anche i dirigenti che avevano negato qualsiasi nesso tra amianto e tumore perché la morte non sempre faceva distinzione tra tute blu e colletti bianchi. Il mesotelioma, infatti, si portò via anche un ex direttore dello stabilimento che aveva abitato dentro lo stabile della fabbrica e poi, col tempo, molti tra i quadri e i dirigenti dell'Eternit di Casale”.

Presentazione di Guglielmo Epifani
Fin dall’antichità, l’amianto è stato usato per scopi «magici» e « rituali». Una credenza popolare diceva che l’amianto fosse «la lana della salamandra», l’animale che per questo poteva sfidare il fuoco senza danno. Da questa leggenda alla tragedia di Casale Monferrato passano le migliaia di morti per mesotelioma da polvere di amianto e la lunga battaglia per la giustizia condotta da lavoratori e cittadini di questa piccola comunità e frutto di un lavoro minuzioso di raccolta dati svolto dall’Inca Cgil per il riconoscimento delle malattie professionali da amianto. Questo libro racconta con viva pertecipazione la storia di una comunità, di tanti uomini e donne, dirigenti sindacali, delegate e delegati di fabbrica della Cgil, che hanno condotto fin dagli anni ’70 una incessante e difficile battaglia per l’affermazione del diritto alla tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori del gruppo industriale Eternit, quando era profondamente impopolare porre questo diritto in alternativa alla conservazione del posto di lavoro. Alla chiusura della fabbrica di Casale Monferrato si arriverà nel 1986 e ad oggi la Procura della repubblica di Torino ha collezionato 2.272 fascicoli riguardanti altrettanti casi di decessi di lavoratori di quello stabilimento, di loro familiari, di cittadini di Casale uccisi dai tumori provocati dall’amianto. Ogni anno perdono la vita 45 persone e le prospettive epidemiologiche ci dicono che il fenomeno durerà fino al 2015/2020. Superando problemi e difficoltà di ogni tipo è stato infine possibile arrivare al processo penale contro la multinazionale dell’alimentazione e del cemento proprietaria degli stabilimenti Eternit. Il processo sta per aprirsi e il suo esito, dati gli interessi in gioco, è tutt’altro che scontato. Esserci arrivati è comunque un traguardo raggiunto per il sindacato, il patronato Inca e tutti i cittadini di casale Monferrato.





AMIANTO IN ITALIA
Di Floriana Rullo
Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera. Ma anche Bagnoli, Padova e Taranto. Scuole elementari, case e fabbriche. Da nord a sud. L’amianto non fa distinzione. E nemmeno le sue polvere sottili. Quattromila decessi all’anno. Più di 20mila dal 93 a oggi. Una strage silenziosaNumeri destinati a crescere a causa della latenza della malattia. Senza contare che il nostro paese è il secondo paese europeo per quanto riguarda la produzione del minerale, e soprattutto uno dei paesi mondiali che ha fatto un uso più massiccio di amianto, a partire dagli anni ‘50 e fino alla sua messa al bando nel 1992. Molte delle case popolari delle città ne sono ancora imbottite, come anche scuole, università, ristoranti, uffici pubblici, magazzini, autorimesse, alberghi, stabilimenti balneari, aziende, perfino ambulatori medici.
L’AMIANTO- Un minerale, appartenente al gruppo dei silicati possiede caratteristiche fisiche speciali e ricercate, molto pericoloso. Per l’uomo può essere fatale anche solo l’inalazione. Una sola fibra infatti può causare patologie mortali. Dal mesotelioma pleurico all’asbestosi, dal fibroma polmonare alle lesioni pleuriche e peritoneali passando dal carcinoma bronchiale. Nomi spaventosi, dei mali incurabili inequivocabilmente collegati alla sua esposizione


L’ALLARME- Un’emergenza nazionale che non ha ancora fine e che mina profondamente la sicurezza dei cittadini italiani. L’amianto ricopre superfici di territorio davvero incredibili, Circa 75mila ettari di terra, quasi quanto l’intera provincia di Lodi. E, anche se quasi tutte le aree del nostro paese sono inserite nel programma di bonifica del Ministero dell’ambiente, le bonifiche sono state, a seconda delle regioni, solo parziali. E ancora oggi almeno nel 17,65% degli istituti scolastici italiani è stata accertata la presenza di amianto.L PIANO AMIANTO- Ma quanto amianto c'è ancora nel nostro Paese? Ad oggi solo 13 Regioni, alle quali era stato dato compito di stabilire, entro 180 giorni, un programma dettagliato per il censimento, la bonifica e lo smaltimento dei materiali contaminati, hanno approvato un Piano Regionale Amianto. Due (Puglia e Molise) non l’hanno ancora fatto mentre in Abruzzo è in corso di approvazione. Di altre 3 regioni (Calabria, Marche, Veneto) e la provincia Autonoma di Bolzano non si ha notizia. E anche laddove il piano esiste, le azioni che lo dovrebbero seguire, come la mappatura dei manufatti contaminati, non arrivano e si rimane alle stime del CNR e dell’Ispesl che parlano di 32 milioni di tonnellate presenti sul territorio nazionale, che prendono in considerazione però solo le onduline di cemento amianto.E il quadro dei Piani Regionali Amianto non è confortante ed è purtroppo parziale visto che il censimento è ancora in corso in gran parte delle Regioni e solo 5 (Basilicata, Lombardia, Molise, Puglia e Umbria) hanno dati relativi all’amianto presente negli edifici privati. Sommando le informazioni, risulta che ad oggi in Italia ci sono circa 50mila edifici pubblici e privati in cui è presente amianto e i quantitativi indicati solo da 11 Regioni (Lazio, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Abruzzo, Molise, Sardegna, Toscana, Basilicata, Piemonte e Liguria) anche se non esaustivi, delineano comunque le dimensioni del problema: 100 milioni circa di metri quadrati di strutture in cemento-amianto, e oltre 600mila metri cubi di amianto friabile.Per quanto riguarda gli interventi di bonifica e di risanamento i ritardi registrati per i grandi siti nazionali si amplificano se si guarda ai piccoli interventi che sarebbero necessari a rimuovere l’amianto dalle strutture in cui è ancora presente. Va evidenziata solo l’esperienza del Piemonte - che sta svolgendo un’intensa attività di bonifica, soprattutto nei Comuni che ricadono all’interno del Sito di interesse nazionale di Casale Monferrato - e della Lombardia, dove ad oggi sono stati bonificati oltre 400mila metri cubi di onduline in cemento-amianto e gli edifici “risanati” rappresentano il 18,5% del totale censito.
LE VITTIME - E nel nostro paese la fibra killer ha lasciato dietro di sé una lunga scia di morti, sia nelle città dove erano presenti fabbriche per la produzione di Eternit (l’esempio più noto è quello di Casale Monferrato) ma anche tra coloro che non avevano mai lavorato né in una fabbrica né tantomeno nel settore dell’edilizia. Semplici cittadini, con l’unica colpa di essere nati troppo vicino a una discarica abusiva o inconsapevoli dirimpettai di tettoie pericolose. Tutte persone a cui, nella maggior parte dei casi, è stata negata anche una semplice pensione d’invalidità e gli indennizzi che spettavano loro di diritto.Eppure a causa dell’amianto si continua a morire. Secondo il Registro Nazionale Mesoteliomi istituito presso l’Ispesl (che dal 1993 censisce il tumore dell’apparato respiratorio strettamente connesso all’inalazione di fibre di amianto) sono oltre 9mila i casi riscontrati fino al 2004, con un esposizione che circa il 70% delle volte è stata professionale. Nessuna regione è esclusa. Tra le regioni più colpite ci sono il Piemonte (1.963 casi di mesotelioma maligno), la Liguria (1.246), la Lombardia (1.025), l’Emilia-Romagna (1.007) e il Veneto (856). Nonostante la situazione sanitaria sia molto preoccupante, gli interventi da parte dello Stato prima e delle Regioni poi tardano ad arrivare.
ALITALIA- E l'amianto è ovunque. Anche sui voli Alitalia che hanno resistito fino al 2008, prima del commissariamento. Su ogni ogni ceppo di freni dell'aereo c'erano 120 ferodi e ad ogni frenata si sollevava una nuova bianca che poi veniva respirata dagli assistenti di volo. Ma non solo. L'amianto si trovava anche nei forni dove venivano riscaldati i cibi e negli impianti di condizionamento. Almeno fino a 10 anni fa. E anche se la legge lo ha messo al bando nel 92, Alitalia ci ha messo 10 anni per liberarsene dai suoi 164 aerei. E il personale lo ha respirato. E non solo loro. Stessa sorte anche per i passeggeri, anche se in misura minore. Tanto che la Corte d'Appello di Roma ha riconosciuto che "l'uso dell'amianto nel settore aereo è stato di normalissima e costante impiego fino ai giorni attuali e che l'esposizione del ricorrente era ovvia e costante durante le fasi di manutenzione degli aeromobili...in misura superiore al limite di legge fissao in 100 ff/ll". Rischio confermato anche dall'Istituto Superiore di Sanità (in esclusiva per Affaritaliani.it).
BONIFICHE- Ma le bonifiche ancora però in Italia sono in alto mare, come spiega il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza "Il quadro generale sul risanamento delle aree più inquinate è chiaro ma le bonifiche vanno a rilento nonostante l'urgenza sanitaria e la necessità di intervenire per isolare le principali fonti della fibra killer. Nonostante alcune eccezioni, come quelle di Casale Monferrato e Bagnoli, le attività di risanamento negli altri siti nazionali sono estremamente in ritardo, a causa dell’ inefficiente gestione da parte del Ministero dell’ambiente delle conferenze dei servizi per la valutazione e autorizzazione dei piani e dei progetti per la bonifica e alla mancanza di fondi. Per questo sono necessarie maggiori risorse economiche, reperibili attraverso la creazione di un Fondo nazionale sul modello del Superfund statunitense per le bonifiche dei cosiddetti siti orfani. Infine è importante che il Governo si impegni a promuovere una campagna di informazione ai cittadini sui rischi derivanti dall’esposizione all’amianto e per completare le analisi epidemiologiche nei siti più interessati all'esposizione all'amianto".
PIANI REGIONALI- “E’ evidente che nonostante la gravità del problema - ha dichiarato Stefano Ciafani, responsabile Scientifico di Legambiente - sulla questione amianto permane un pericoloso immobilismo dello Stato così come delle Regioni che espone la popolazione a un rischio per la salute all’apparenza meno evidente ma molto insidioso, perché di amianto ce n’è molto e in posti che tanti non sospetterebbero nemmeno. Per questo oltre che una corretta informazione alla popolazione è quanto mai urgente investire risorse pubbliche che permettano di avviare e portare avanti gli interventi di risanamento e pianificare la realizzazione di impianti di trattamento e smaltimento dei materiali, problema questo che in molti casi ostacola la bonifica e fa lievitare i costi”.
SENZA IMPIANTI DI SMALTIMENTO- La mancanza di impianti di smaltimento adeguati per i materiali contaminati da amianto, infatti, fa sì che le fibre rimosse debbano essere spedite da altre parti, anche all’estero come in Germania o in Austria. Ad oggi le regioni che hanno una discarica dedicata allo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto sono Friuli Venezia Giulia, Lombardia (esaurita nel marzo 2009), Abruzzo (in istruttoria per la riapertura), Emilia-Romagna e Liguria. La Basilicata ne ha 2, il Piemonte 3, la Toscana e la Sardegna 4, ma tutti i casi le capacità residue sono comunque molto scarse se relazionate ai quantitativi di materiali contenenti amianto ancora presenti sul territorio.

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