6 apr 2011

Autobiografia "Nazim Hikmet"

Sono nato nel 1902
non sono più tornato
nella città natale
non amo i ritorni indietro
quando avevo tre anni
abitavo Alep
con mio nonno pascià
a 19 anni studiavo a Mosca
all'università comunista
a 49 ero a Mosca di nuovo
ospite del comitato centrale
del partito comunista
e dall'età di 14 anni
faccio il poeta
alcuni conoscono bene le varie specie
delle piante altri quelle dei pesci
io conosco le separazioni
alcuni enumerano a memoria i nomi
delle stelle io delle nostalgie
ho dormito in prigioni e anche in alberghi di lusso
ho sofferto la fame compreso lo sciopero della fame
e non c'è quasi pietanza
che non abbia assaggiata
quando avevo trent'anni hanno chiesto
la mia impiccagione
a 48 mi hanno proposto
per la medaglia della Pace
e me l'hanno data
a 36 ho traversato in sei mesi
i quattro metri quadrati
di cemento
della segregazione cellulare
a 59 sono volato
da Praga all'Avana
in diciotto ore
ero di guardia davanti alla bara di Lenin nel '24
e il mausoleo che visito sono i suoi libri
hanno provato a strapparmi dal mio Partito
e non ci sono riusciti
e non sono rimasto schiacciato
sotto gl'idoli crollati
nel 51 con un giovane compagno
ho camminato verso la morte
nel 52 col cuore spaccato ho atteso la morte
per quattro mesi sdraiato sul dorso
sono stato pazzamente geloso delle donne ch'ho amato
non ho invidiato nemmeno Charlot
ho ingannato le mie donne
non ho sparlato degli amici
dietro le loro spalle
ho bevuto ma non sono stato un bevitore
ho sempre guadagnato il mio pane
col sudore della mia fronte
che felicità
mi sono vergognato per gli altri e ho mentito
ho mentito per non far pena agli altri
ma ho anche mentito
senza nessun motivo
ho viaggiato in treno in areoplano in macchina
i più non possono farlo
sono stato all'Opera
i più non ci vanno non sanno
nemmeno che cosa sia
e dal '21 non sono entrato
in certi luoghi frequentati dai più
la moschea la sinagoga la chiesa
il tempio i maghi le fattucchiere
ma mi è capitato
di far leggere la mia sorte
nei fondi di caffè
le mie poesie sono pubblicate
in trenta o quaranta lingue
ma nella mia Turchia
nella mia lingua turca
sono proibite
il cancro non l'ho ancora avuto
non è necessario che l'abbia
non sarò primo ministro
d'altronde non ne ho voglia
anche non ho fatto la guerra
non sono sceso nei ricoveri
nel mezzo della notte
non ho camminato per le vie
sotto gli aerei in picchiata
ma verso i sessant'anni mi sono innamorato
in una parola compagni
anche se oggi a Berlino sono sul punto
di crepare di tristezza
posso dire di aver vissuto
da uomo
e quanto vivrò ancora
e quanto vedrò ancora
chi sa.
Nato a Salonicco nel 1901 - morto a Mosca, 3 giugno 1963. Hikmet è una delle più importanti figure della letteratura turca del Novecento e uno dei primi poeti turchi ad usare i versi liberi. Hikmet è diventato, mentre era ancora vivo, uno dei poeti turchi più conosciuti in Occidente e i suoi scritti sono stati rapidamente tradotti in diverse lingue. Condannato per marxismo fu il solo scrittore d'importanza ad evocare i massacri armeni del 1915 e 1922. Nato a Salonicco (attualmente in Grecia) dal funzionario Nazim Hikmet Bey e dalla pittrice Aisha Dshalila studiò nel liceo francese di Galatasaray (Istanbul) e studiò anche nell'Accademia della Marina militare che dovette però lasciare per ragioni di salute. Durante la guerra d'indipendenza, si schierò subito con Atatürk (Mustafa Kemal) in Anatolia e lavorò come insegnante a Bolu. Studiò poi sociologia presso l'università di Mosca (1921-1928) e diventò membro del partito comunista turco negli anni venti. Dopo il suo ritorno in Turchia nel 1928, senza visto, Hikmet scrisse articoli, scenari ed altri scritti. Fu condannato alla prigione per il suo ritorno irregolare ma amnistiato nel 1935. Nel 1938, fu condannato a 28 anni e 4 mesi di prigione per le sue attività anti-naziste e anti-franchiste e per essersi opposto alla dittatura di Kemal Ataturk. Grazie all'intervento di una commissione internazionale della quale facevano parte, tra gli altri, Pablo Picasso, Paul Robeson, Jean-Paul Sartre scontò solo 12 anni e nel 1950 venne liberato. Si sposò con Münevver Andaç, una bravissima traduttrice in francese e polacco ma nel 1951, a causa delle costanti pressioni, fu costretto a ritornare a Mosca (Russia) ma la moglie e il figlio non poterono seguirlo ed egli trascorse il suo esilio in tutta Europa, perse la cittadinanza turca e divenne polacco. Nel 1960 si innamorò della giovane Vera Tuljakova e la sposò. Morì il 3 giugno 1963 a causa di una crisi cardiaca mentre si trovava in esilio a Mosca

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