20 mar 2011

Libia:Peggio della guerra c'è l'oppressione!...Italia:pretendiamo risposte!!!!

Sì questa è una guerra: vuol dire sangue,bambini, vecchi e donne uccisi da bombe, si parla già di un ospedale colpito.Ma cosa fare per fermare le milizie lealiste assetate di sangue che stavano già entrando in Bengasi? Come opporsi a Gheddafi che aveva appena giurato di massacrare senza pietà il suo popolo?si parla di 10.000 civili uccisi,fosse comuni ecc.. Certo, l'ipocrisia della comunità internazionale ( peraltro non ben definita,dentro ci sta un po' di tutto ) che ha foraggiato per decenni il rais è tragica,certo nella scelta dei missili dei volenterosi c'è puzzo di petrolio e denaro e via dicendo, ma resta la domanda:come evitare un nuovo genocidio?Ripeto quello che ho detto ieri qualsiasi persona sana di mente e di cuore,non può in nessun modo chiedere la guerra,ma peggio della guerra c'è l'oppressione,peggio della guerra c'è l'ingiustizia del tiranno.Se gli alleati avessero avuto tutti questi timori nelle guerre del secolo scorso,oggi saremmo sotto il nazifascismo,sotto il tallone degli imperi centrali.
Non dobbiamo essere troppo egoisti e lo ripeto quello che stà succedendo da settimane in Libia è terribile i civili sono stati colpiti in queste settimane da Gheddaffi e aimè ora sono colpiti anche dagli attacchi dalla coalizione.Il discorso è, come più volte ha detto anche il nostro Presidente della Repubblica,che non possiamo non essere solidali con quanti insorgono contro i dittatori. Forse si doveva intervenire prima da parte dell'ONU? Sì, certo.Proprio per questo noi cittadini dobbiamo pretendere serietà,coerenza e risposte dai nostri governanti che siano in linea con le Costituzioni del paese.Chi non è all'altezza ( in tutti i sensi e ovunque non solo in Italia) di offrire queste cose deve essere messo in condizioni di non nuocere piu'.

E porre altre domande,io chiedo:Ci sono più di 300 guerre al mondo nelle quali l'Onu non interviene,chissà perché.E questo mi lascia molti dubbi,rispetto alla mia opinione..purtroppo nonostante sia giusto aiutare i ribelli alla fine so che i motivi dell'intervento militare in Libia sono legati ai soliti interessi economici come sempre quando si tratta di guerre,se l'Europa e l'America fossero state davvero preoccupate di come si vive nei paesi del Nord Africa avrebbero avuto molte occasioni per fermare Gheddafi, Mubarak molto prima che si verificassero i moti popolari costati migliaia di vittime innocenti e incolpevoli.La realtà è come dicevo ieri che Gheddafi faceva comodo a tutti..lo stesso vale per il Bahrein dove si sta effettuando una vera e propria mattanza di civili da parte dei signori del petrolio, un vero e proprio genocidio, ma siccome lì ci sono amici di Francia e Inghilterra allora non succede niente, la stessa Arabia Saudita che interviene in Bahrein e contro il suo stesso popolo fa parte della coalizione dei cosiddetti volenterosi.
Su tutto questo l'Onu tace, Sarkozy e Obama non alzano nemmeno un sopracciglio e i media tacciono.Il popolo libico e tutti i popoli sottoposti alle dittature si dovevano aiutare prima non cedendo ai ricatti dei loro dittatori...E poi dare un sostegno ai ribelli!!!Penso all'America da sempre si fa portatrice di democrazia in mezzo mondo, esportandola con le bombe ma non ha mai risolto nessun conflitto da nessuna parte, guardiamo l'Iraq e l'Afghanistan cosa sono oggi. Se sono davvero paesi migliori di ieri..Non esistono missili e bombe sufficientemente intelligenti. I dittatori si isolano, non si invitano negli stati democratici accogliendoli come degli eroi, dei veri capi di stato baciandogli le mani, non gli si dà la possibilità di diventare soci in importanti aziende, azionisti nelle banche né li si fa entrare nei palazzi istituzionali dalla porta principale. Questo doveva essere e noi cittadini dobbiamo pretendere risposte!!!!
Entrando nello specifico e nella  politica estera del nostro paese l'Italia è semplicemente il risultato del trasferimento sulla scena internazionale,da parte dell’imprenditore Silvio Berlusconi,delle modalità di gestione di una normale media azienda brianzola. Non tracciano,per solito,grandi disegni strategici,gli imprenditori che si trovano alla testa di quelle realtà produttive e di cui sovente sono pure i fondatori; conducono le proprie imprese navigando a vista,lo fanno, talvolta con straordinario successo, grazie al proprio fiuto,combinazione corruzione amicizie varie,evasioni ma anche  di doti innate e di una pluridecennale esperienza.Capitani coraggiosi,i nostri imprenditori conducono le proprie barchette tra i marosi dei mercati mondiali puntando proprio sull’agilità; cambiano produzioni dall’oggi al domani, fanno investimenti talvolta arditi, affidandosi più al proprio naso che agli studi di mercato, ma sono veloci nell’ammettere i propri errori,tagliare le perdite con licenziamenti dal basso(tagli stipendi cassa integrazione) e ripartire in una nuova direzione,se si accorgono di aver sbagliato le proprie valutazioni.

Tutto molto bello, per certi versi romantico e, come dimostra la loro capacità d’invadere il pianeta con i propri prodotti.L’Italia però non è una media azienda; non è una barchetta: è un grosso bastimento e non la si può condurre, pena il disastro, senza tracciare una rotta sulle più aggiornate carte nautiche disponibili. Le decisioni prese oggi da chi la governa possono influire sul futuro di generazioni e i lustri o i decenni, talvolta i secoli, dovrebbero essere l’orizzonte temporale della sua classe politica.Da buon imprenditore, e da pessimo politico, Silvio Berlusconi, bada invece solo ai risultati immediati – o immediatamente futuribili – e, quel che è peggio, misura questi risultati utilizzando il metro del consenso; del consenso ottenuto tra gli elettori,( influenzandone l’opinione con i propri media, ma pure seguendone gli umori rilevati in continui sondaggi) e dell’approvazione ottenuta, di volta in volta, dai propri interlocutori in politica estera.L’Italia berlusconiana è stata, in questi anni, filo-qualunque cosa; ha cercato di essere filo-russa e filo-americana, filo-araba e filo-israeliana: filo qualunque fosse il paese in cui Silvio Berlusconi stava compiendo una visita di stato e pro qualunque fosse il paese del capo di stato che arrivava a Roma in visita ufficiale.Il risultato netto è che l’Italia, a prescindere dagli infortuni personali del Presidente del Consiglio, non è mai stata così poco considerata nel mondo; che l’inflazionata amicizia del nostro paese non ha mai valso tanto poco.Gheddafi? Non si doveva umiliare l’Italia, in nome della real politik, acconsentendo alla sceneggiate che hanno accompagnato l’ultima visita ufficiale del tiranno. Ancora meno si doveva firmare, invocando la stessa real-politik, quel trattato di cooperazione italo-libica che ha condotto a dei veri e propri crimini contro l’umanità di cui, ne sono certo, ci faranno vergognare i nostri figli e nipoti.Ce lo avrebbero dovuto impedire le più elementari considerazioni di dignità nazionale; una dignità che non si dovrebbe mai barattare, e tanto meno per dei vantaggi talmente risibili come quelli offertici dall’amicizia con Gheddafi.

Ora credo si debba fare qualunque cosa per sloggiare Gheddafi (anche se vorrei tanto capire qualcosa di più di quel che sarà l’eventuale dopo) e non me la sento di criticare il governo per aver concesso basi ed aerei per fare della Libia una “no fly zone”( se pure questa avrà un’utilità pratica, visto gli sviluppi sul campo) ma devo anche costare che questa decisione è, per la nostra politica estera, una Waterloo.Che devono pensare di noi, gli altri nostri amici , vedendoci così pronti nell’attaccare chi, nella nostra capitale, fino a ieri riceveva i nostri devoti baciamano? Quanto valgono le dichiarazioni d’eterna amicizia del nostro Presidente del Consiglio? Quanto valiamo, noi, sulla scena politica mondiale?La risposta all’ultima domanda l’ha data Obama, ieri.Prima di prendere la decisione finale sulla crisi libica si è sentito con i leader più importanti della “regione”: Cameron e Sarkozy.Berlusconi? A lui avrà mandato una e-mail. Forse.

Voltafaccia all’italiana da Repubblica.it
E’ significativo e appropriato che, nel momento delle celebrazioni dell’Unità d’Italia, gli italiani, o almeno i rappresentanti istituzionali da loro liberamente eletti, soffino sulle candeline della torta confermando una delle nostre doti più caratteristiche: la capacità di fare i peggiori voltafaccia a cuor sereno, adducendo le motivazioni più false.Il più vergognoso di questi voltafaccia è forse quello nei confronti di Gheddafi e della Libia. Un anno fa abbiamo dovuto assistere all’accoglienza da terzo mondo riservata al colonnello, col quale Berlusconi aveva addirittura firmato un trattato d’amicizia fra i popoli libico e italico. Durante lo scoppio della crisi, silenzio. E ora siamo pronti non solo ad assistere silenti all’invasione del paese, ma a parteciparvi attivamente, fornendo basi e truppe.Forse che Gheddafi è diverso oggi, da com’era un anno fa? Ovviamente no. Il voltafaccia ha motivazioni molto terra terra, benchè il ministro della Difesa abbia coraggiosamente assicurato che nelle operazioni i nostri non metteranno piede sull’ex paese amico.
Queste motivazioni sono che gli Stati Uniti e la Francia hanno deciso di intervenire, e c’è il rischio che ci sostituiscano nello sfruttamento commerciale del paese.Naturalmente, le motivazioni di Obama e Sarkozy non sono molto più elevate. In fondo, presiedono entrambi paesi che sono ancora letteralmente coloniali: nel senso di possedere letterali colonie, che vanno da Puerto Rico alla Nuova Caledonia. E si tratta di paesi che hanno sempre avuto interessi in generale nel Nord Africa, e in particolare in Libia: ad esempio, il primo intervento armato che gli Stati Uniti effettuarono al di fuori del continente americano fu appunto un bombardamento su Tripoli, nel … 1804!Ma restiamo ai nostri voltafaccia. Un altro è seguìto agli incidenti nucleari causati dal terremoto del Giappone. Mentre tutto il mondo faceva un esame di coscienza e meditava sull’energia atomica, il governo italiano continuava a dichiarare imperterrito che avrebbe mantenuto in vita il programma di costruzione delle centrali nucleari. Salvo accorgersi che la cosa poteva danneggiarlo dal punto di vista elettorale, come si è lasciata scappare “fuori onda” l’ineffabile ministro per l’Ambiente. E allora, marcia indietro, senza nessun problema.Naturalmente, non possiamo dimenticare che è proprio grazie a questa nostra dote naturale che siamo risultati i veri vincitori della Seconda Guerra Mondiale.
Gli unici, cioè, che sono sempre stati dalla parte dei vincitori, per tutto il conflitto: prima con l’asse, e poi con gli alleati. All’epoca si diceva che eravamo il doppio di quanti sembravamo, cioè 90 milioni: 45 milioni di fascisti prima della guerra, e 45 milioni di antifascisti dopo.D’altronde, a proposito di fascisti, cos’altro era il Concordato del 1929, se non un altro storico voltafaccia? Personale, dell’ateo Mussolini. E nazionale, dell’Italia risorgimentale che aveva sconfitto lo Stato Pontificio ed era sorta sulle sue ceneri. Per 68 anni, dal 1861 al 1929, appunto, quell’Italia era rimasta laica e libera, e da un giorno all’altro si era ritrovata clericale e coatta.Eppure, nelle celebrazioni di questi giorni quell’Italia è assente. Perchè dovunque, in prima fila tra le autorità alle cerimonie, si vedono vescovi e cardinali. Quando non avviene il contrario, e ad essere in prima fila sono invece le autorità alle celebrazioni religiose. Addirittura, il 17 marzo, alla solenne messa celebrata dal Segretario di Stato e conclusa con il canto del Te Deum: che i preti, naturalmente, hanno ragione a cantare, per ringraziare Dio di aver reso così malleabili e generosi i governanti italiani.Naturalmente, tra i cantanti del coro ce n’erano molti che stavano facendo anch’essi il loro bel voltafaccia. A partire dal presidente della Repubblica, (ex) comunista e ateo come il miglior Togliatti: responsabile, quest’ultimo, dello storico voltafaccia alla Costituente che causò il recepimento del Concordato clerico-fascista nell’articolo 7 della Costituzione laico-repubblicana.Noi italiani siamo fatti così. E questo ci infonde speranza, perchè presto o tardi faremo un nuovo voltafaccia, e gireremo le spalle anche a Berlusconi. Non si troverà più uno che ammetterà che l’aveva votato, così come una volta non si trovava uno che ammettesse di aver votato la Democrazia Cristiana, che pure era il partito di maggioranza relativa. A festeggiare l’Italia dei voltafaccia, io aspetterò quel momento, anche se sarà ormai troppo tardi per gioire





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