17 feb 2011

Immigrazione..la storia di Azizi!!!!

In questi giorni abbiamo assistito a una nuova ondata di profughi Africani sbarcati a Lampedusa,e di questo voglio parlare attraverso una testimonianza (che ho letto nel sito migrare) e che voglio riportare,credo che possa servire a capire....Azizi(nome di fantasia,non è riportato il vero nome)era un giornalista televisivo a Mogadiscio, minacciato di morte per il suo lavoro.Molti suoi colleghi sono stati uccisi.I suoi genitori hanno venduto la casa in cui vivevano per pagargli il viaggio.È partito a novembre del 2007. Etiopia, Sudan, Libia, attraversando 3000 chilometri nel deserto. I libici lo hanno arrestato e trattenuto in carcere per sette mesi.
“Il carcere in Libia è duro,durissimo – racconta Azizi – Non hai un letto, si dorme sul pavimento, si mangia una volta al giorno e spesso picchiano con i manganelli. Sono riuscito ad uscire dal carcere solo pagando mille dollari al comandante dei soldati. Sono venuto in barca con altre 140 persone. Una sola barca, tre giorni e tre notti nel Mediterraneo. Poi la barca ha iniziato a spaccarsi, allora ci siamo spogliati e abbiamo cercato di tappare le crepe con i nostri vestiti..."
Una volta arrivato a Pozzallo, in Sicilia, gli hanno preso le impronte e lo hanno lasciato per sei mesi in un centro di identificazione,in attesa dei documenti.Finalmente arriva il permesso di soggiorno.Ma a quel punto Azizi non sa dove andare. Gli danno l'indirizzo di dove avrebbe potuto alloggiare a Roma: Via dei Villini numero 9. Via dei Villini è nel cuore di Roma tra Porta Pia e Villa Torlonia,tra sedi diplomatiche, residenze dell’alta borghesia e palazzi eleganti.
Al n°9, c’è un edificio in stile liberty dei primi del 900,ex-sede dell’ambasciata della Somalia
Dal 1990, quando l’ambasciata somala fu chiusa per la caduta del governo di Mogadiscio,la struttura si è trasformata gradualmente in un rifugio-dormitorio per stranieri.In questa villa di tre piani hanno trovato riparo 150 profughi della guerra civile in Somalia,sistemati in condizioni di emergenza,dormono ammassati in pochi metri quadrati,alcuni anche all’aperto.Niente luce,niente gas.Ogni tanto acqua corrente.Vivono in stanze luride,gelide,per lo più senza infissi.Sono tutti rifugiati o titolari di protezione umanitaria: status riconosciuto loro dall’Italia.Sono scappati dal loro paese perché lì la loro vita era a rischio.Il nostro paese si è,molto banalmente,attenuto ad uno degli obblighi più antichi del diritto internazionale il dovere di dare rifugio a chi fugge dalla persecuzione,dalla discriminazione, dalla guerra.Dalla nostra burocrazia sono chiamati casi Dublino.Dice Azizi :"Appena ho visto le condizioni in cui avrei dovuto vivere qui a Roma sono partito per la Svezia".E qui entra in gioco il Regolamento di Dublino:il richiedente asilo può fare richiesta solo una volta e nel Paese in cui arriva.Il che vuol dire che chi arriva in Italia è costretto a rimanerci.Dopo sei mesi - "stavo imparando la lingua" - gli svedesi scoprono che le sue impronte sono in Italia e lo rimandano indietro. Ma Azizi non vuole arrendersi a vivere in via dei Villini,vuole stare in condizioni civili,e ci riprova.Va in Finlandia,dove gli danno 500 dollari al mese.Ma anche lì,dopo sei mesi, lo rispediscono indietro.Dopo altri due mesi riparte di nuovo,per l'Olanda.E anche da lì lo rimandano in via dei Villini.

"Ora devo restare per forza qui. Ora basta. Se potessi, tornerei a casa, se ci fosse la pace, ma la pace non c'è".E’ la storia di tanti come racconta un altro rifugiato di Mogadiscio: "…qui nell'ambasciata la maggior parte delle persone va in altri Paesi: sanno che li rimanderanno indietro, ma sperano che nel frattempo passino sei mesi e allora qui farà caldo e non sarà così duro dormire fuori. C'è un mio amico che si è bruciato le mani, quattro mesi fa, per cancellare le sue impronte così è riuscito ad andarsene e ad ottenere i documenti in un altro paese. Ora è in Svezia. Un altro, per fare questo, ha perso le dita delle mani. Ora è in Inghilterra, ha i documenti, ma non ha più le mani".
Già nel 2004 il New York Times descrisse nei dettagli lo stato di via dei Villini, auspicando un rapido intervento da parte del governo italiano.Sono passati più di sei anni e la situazione è rimasta invariata, tranne che per l'unità mobile di MEDU (Medici per i diritti umani) che visita e assiste i rifugiati.
Restano funzionanti solo due servizi igienici,in condizioni a dir poco precarie.Per cucinare ci sono vecchi fornellini da campo poco sicuri, in spazi angusti e in vicinanza di materiali facilmente infiammabili.
Nel pieno centro della città di Roma, sono stati cancellati da tempo la dignità e i diritti fondamentali della persona e ancora non si riesce a trovare una soluzione umana.Non si tratta di assistenzialismo ma di un avviamento all’autonomia che passa per l’insegnamento della lingua e l’inserimento lavorativo.Un investimento non certo a fondo perduto poiché consente ai rifugiati di diventare produttivi,di dare il loro contributo nel paese d’asilo,di guadagnarsi da vivere onestamente e di pagare le tasse,esattamente come succede in tutti gli altri paesi europei.Purtroppo l'Italia è sempre meno un Paese per rifugiati. L'odissea dei 150 somali denuncia le carenze di un sistema di accoglienza,che comincia a scricchiolare:crollo delle domande di protezione,taglio ai finanziamenti,mancanza di una legge organica sull'asilo.In Italia, il diritto di asilo è garantito dall'articolo 10 comma 3 della Costituzione: "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge".

Qual è allora il problema?
Il fatto è che lo Stato italiano non ha doveri formali verso chi è stato riconosciuto come rifugiato.E questo, nonostante i rifugiati siano solo 55mila.A titolo di comparazione, la Germania ospita circa 580mila rifugiati, il Regno Unito 290mila, i Paesi Bassi e la Francia ne ospitano 80mila e 160mila ciascuno.
Non solo. Secondo i dati UNHCR, nel 2009 il numero delle nuove istanze di asilo presentate alle Commissioni territoriali sono state 17.603: quasi la metà in meno rispetto al 2008 (- 42,3 per cento). Un crollo dovuto agli effetti del Trattato con la Libia e dei respingimenti in mare di tutti i migranti, profughi o meno senza distinzione di sorta.Nonostante i numeri contenuti, la vita di molti rifugiati in Italia resta comunque drammatica. Secondo il CIR,solo a Roma vivono 1.500 rifugiati in condizioni abitative di drammatico degrado.Veri e propri ghetti.Luoghi che portano il nome di via Arrigo Cavalieri, nella sede dell'ex Enasarco,alla Romanina,dove da tempo abitano in condizioni indecenti 500 persone, tutte provenienti dal Corno d'Africa (Somalia, Etiopia, Eritrea); via Collatina,con altre 500 persone,originarie anche queste dalle ex colonie italiane in Africa; il binario 15 della stazione Ostiense, da anni luogo d'approdo degli afgani in fuga verso l'Europa.Fa bene l’Italia a chiedere aiuto all’Europa per la nuova ondata di profughi.Ma l’aiuto non può essere richiesto a intermittenza e,soprattutto, deve essere subordinato a una formulazione di leggi inserite in un progetto organico di accoglienza e assistenza per non stare ancora sotto il mirino degli organismi internazionali che ci definiscono paese inaccogliente e razzista,in cui può capitare che a un migrante,al momento della registrazione,gli si chieda solo il nome e l’anno di nascita e,per una comoda e superficiale convenzione,li si faccia nascere poi tutti il primo gennaio di quell'anno.Sono decine gli stranieri ad avere lo stesso nome e la stessa data di nascita e a non poter ottenere così il proprio codice fiscale, la tessera sanitaria e ad incontrare enormi difficoltà per ricevere i documenti che garantiscano loro, almeno sulla carta, protezione.
Ma come siamo arrivati a comportarci così?

1 commento:

Anonimo ha detto...

ti racconto una storia.....
una mia conoscente lavora 9 ore al giorno a nero...
suo marito lavora anche 14 ore al giorno senza giorno di riposo o vacanze estive per avere uno stipendio di 800 euro, pagato settimanlmente non tutte le settimane...
arrivano a fine mese a stento, dovendo calcolare i lavaggi della lavatrice, la luce accesa in una stanza, e non potendo comprare dolci ai bambini...
all'inizio dell'anno scolastico piangeva...
sai perchè?
perchè i fondi per la mensa per i figli erano finiti...lei non ci rientrava poichè i buoni per il pasto ed i libri erano stati assegnati a delle famiglie straniere che da poco si erano trasferiti da lei e che lavorando a nero entrambe risultavano più bisognosi di lei...
fine della meravigliosa favola:
questa donna ha dovuto fotocopiare i libri della scuola dei figli e all'asilo le maestre rinunciano al loro pranzo per darlo ai bimbi...
il diritto al lavoro
il diritto alla dignità...
il diritto...
forse si dovrebbe prima lottare per i diritti di chi già ci vive qui, e poi lottare per chi ci arriva!
non credi?!