Fabrizio De André (Genova, 18 febbraio 1940 Milano, 11 gennaio 1999)Non potevo dimenticare la data del più grande poeta e cantautore della musica italiana...Faber,che avrebbe compiuto 71 anni..E lo voglio ricordare con un pezzo che nonn ho mai presentato "Il testamento di tito" dall'album "La buona novella".Questa è una canzone iconoclasta,provocatoria,che svela le ipocrisie della chiesa e fa emergere il sentimento vero,visto da un laico come Fabrizio...Per analizzare il pezzo và detto che Tito era uno dei due ladroni che vennero crocefissi con Cristo,il ladrone che poi riconobbe in Cristo il vero salvatore!!!Secondo la mia interpetrazione Il Testamento Di Tito è uno dei pezzi incentrati sulla pietà più riusciti di De Andrè.Infatti spesso Faber ha scritto canzoni su questo tema,sugli ultimi della scala sociale,i ladri,gli assassini,le prostitute,i drogati,tutte quelle persone che viaggiano "in direzione ostinata e contraria". Per usare le parole dello stesso Fabrizio: "credo che ci sia ben poco merito nella virtù e ben poca colpa nell'errore". Per questo De Andrè,sceglie il punto di vista del ladrone...Tutto ciò in nome di una fratellanza del genere umano che,attraverso la pietà,riesca ad andare oltre il giudizio moralista di certi comportamenti, senza per questo giustificarli,ma per comprenderne l'origine e,a volte, la necessità.
Ne "La Mia Ora Di Libertà" troviamo ancora: "E adesso imparo un sacco di cose in mezzo agli altri vestiti uguali, tranne qual è il crimine giusto per non passare da criminali. Ci hanno insegnato la meraviglia verso la gente che ruba il pane, ora sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame". Questo messaggio De Andrè lo sostiene per tutta la sua vita, in molteplici forme.Questo per me è il vero cuore, l'anima de Il Testamento Di Tito, ancora di più rispetto alle critiche(dei credenti) verso i comandamenti,o meglio, verso le loro contraddizioni e il cattivo uso che se ne fa. Certamente anche queste critiche sono importanti e Faber utilizza il personaggio del ladrone,disincantato e in pace con se stesso nel momento della morteper esprimere il proprio pensiero riguardo la Chiesa e gli insegnamenti cristiani. Ma il vero messaggio è nel finale quando,dopo essersi sfogato di ogni rabbia verso l'ipocrisia di quelli che l'hanno condannato in base a leggi morali che essi stessi non rispettano,Tito lascia che sia la pietà a guidare il suo cuore negli ultimi istanti,la pietà verso chi,in quel momento,è soltanto un "uomo che muore". Proprio come lui.
Non avrai altro Dio, all'infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse, venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te,
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Non nominare il nome di Dio,
non nominarlo invano.
Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:
ma forse era stanco, forse troppo occupato
e non ascoltò il mio dolore.
Ma forse era stanco, forse troppo lontano
davvero, lo nominai invano.
Onora il padre. Onora la madre
e onora anche il loro bastone,
bacia la mano che ruppe il tuo naso
perché le chiedevi un boccone:
quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.
Quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.
Ricorda di santificare le feste.
Facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni
senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Il quinto dice "non devi rubare"
e forse io l'ho rispettato
vuotando in silenzio, le tasche già gonfie
di quelli che avevan rubato.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri, nel nome di Dio.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri, nel nome di Dio
Non commettere atti che non siano puri
cioè non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l'ami, così sarai uomo di fede:
poi la voglia svanisce ed il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore,
ma non ho creato dolore.
Il settimo dice "non ammazzare"
se del cielo vuoi essere degno.
guardatela oggi, questa legge di Dio,
tre volte inchiodata nel legno.
guardate la fine di quel nazareno,
e un ladro non muore di meno.
Guardate la fine di quel nazareno,
e un ladro non muore di meno.
Non dire falsa testimonianza
e aiutali a uccidere un uomo.
Lo sanno a memoria il diritto divino
e scordano sempre il perdono.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Non desiderare la roba degli altri,
non desiderarne la sposa.
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno una donna e qualcosa:
nei letti degli altri, già caldi d'amore
non ho provato dolore.
L'invidia di ieri non è già finita:
stasera vi invidio la vita.
Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti:
io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore.
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3 commenti:
Quando ero ragazzina, ogni periodo di Natale, mio padre ci faceva ascoltare qs capolavoro di De Andrè, LA BUONA NOVELLA...in vinile, con tutti i suoi bei frusci di sottofondo...sono cresciuta con qs canzoni nel cuore, c'è più cristianità in qs parole da ateo che in qualsiasi chiesa d'Italia il giorno di Natale, dove il cristiano esce dal letargo una volta l'anno, per la sua coscienza. Oggi, madre e moglie, ripeto e perpetuo il rito natalizio, il vinile è gelosamente custodito ed ogni anno mi emoziono a sentire quanto DIO ci sia in qs poesie, perchè non sono parole, è pura poesia che nasce dal cuore di un Uomo verso il suo DIO, non il Dio della chiesa, ma il Dio dell'uomo, fattosi Uomo, di sangue e corpo e come tale morto,ucciso da noi uomini...minuscolo.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore.
Ciao cara chiedo scusa,se ritardo a rispondere,in questi giorni Gmail non mi ha notificato i commenti correttamente...Che dire,condivido tutto quello che dici,pensa che ultimamente De Andrè considerava quest'album il suo capolavoro,quello + riuscito.In effetti,ci sono tutti gli elementi base della sua poetica,non ultimo l'aspetto cristiano e quella pietas che come dicevo è di fondo in moltissime canzoni di Faber.Qui l'ispirazione è ai massimi livelli,un miracolo della musica, testimonianza del genio infinito di De Andrè... Ogni parola nel contesto dell'album è al posto giusto,ogni frase è da pelle d'oca, ed è sconvolgente notare come la poesia si intersechi con una difficile ed attenta opera di riduzione e di esemplificazione (spesso attarverso simboli o efficaci allegorie) di concetti e tematiche assai complesse,e devo dire ancora attuali a quarant'anni della sua uscita.Ma soprattutto a stupire è la sensibilità con cui vengono trattati temi delicatissimi, il modo con cui l'ipocrisia della Chiesa e gli spauracchi della morale cattolica vengono messi in discussione, senza mai scadere nel blasfemo o in una minima mancanza di rispetto. Immenso....
Ne hai dato una descrizione per-fet-ta ed emozionante!!!! Non c'è altro da aggiungere...se non fare come ho fatto io: farlo conoscere ai tanti, troppi, che ancora ignorano qs capolavoro :))
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