Oggi con un po di tempo libero sono riuscito a terminare questo libro di Ben Jelloun,scrittore,giornalista e poeta marocchino che apprezzo molto sia per i suoi articoli su Repubblica che per le sue poesie...di lui avevo già letto un suo libro, "Il razzismo spiegato a mia figlia" era il racconto di un viaggio tra le scuole di Francia e Italia che lui stesso aveva fatto per cercare di far comprendere ai ragazzi il razzismo,da cosa nasce e come combatterlo.Il libro era un dialogo dell’autore con sua figlia che rivolgeva a suo padre delle domande sul razzismo,e su altri argomenti vissuti da lei in prima persona.. Però quello che voglio parlare oggi è MAROCCO,ROMANZO ammetto che a differenza dell'altro ci sono alcune parti dove il libro non scorre, però nel complesso mi è piaciuto e lo consiglio a tutti
il libro è un viaggio alla ricerca e alla scoperta dell'anima più autentica del Marocco,in un itinerario le cui tappe sono le città e i deserti, i ricordi personali e la storia ufficiale, le leggende della sua terra e le tracce lasciate dagli stranieri che l'hanno attraversata..E le complessità di questa terra del suo paesaggio,del carattere dell'uomo marocchino,dell'identità culturale del Paese,degli odori e dei sapori della sua vita e della sua cucina sono ben riflessi dalla struttura a mosaico del volume..Il viaggio inizia da Tangeri,poi vengono le città più note all'Occidente,Casablanca e Marrakech,mete occidentalizzate del turismo di massa dalle antiche capitali imperiali, Tétouan e Fès si giunge fino ai villaggi sperduti, indugiando sul fascino del deserto e del Rif. Ogni luogo è per Ben Jelloun l'occasione di un ricordo,di un racconto, ed è anche l'appiglio per affrontare grandi temi: la condizione femminile, l'analfabetismo, il terrorismo, la spiritualità intensa e profonda che contraddistingue le abitudini quotidiane della popolazione Il volume si chiude con due lettere: una a un simbolico giovane marocchino e che auspica un futuro migliore l'altra a Delacroix, che nei suoi disegni riuscì a trovare il segno e le tracce dell'essenza più autentica del Marocco.
Quando ho comprato il libro oltre alla fiducia dell'autore mi ha colpito la presentazione che voglio riportare qui:«Un paese è ciò che noi siamo nel momento in cui lo visitiamo».
Il Marocco bisogna intuirlo, immaginarlo, fare attenzione ai particolari, è un enigma da sedurre con garbo: per affrontarlo non serve una guida da scorrere distrattamente ma un libro che ci accolga con la stessa ospitalità dei suoi abitanti.E dato che la vita privata di un paese passa anche per l’immaginario e per le storie che ha ispirato, questo libro dovrebbe essere come un romanzo che ne contiene altri mille – alcuni fedeli alla sua anima, altri splendidamente infedeli.Sembrerebbe un libro impossibile, eppure è esattamente quello che ha scritto Tahar Ben Jelloun: l’autore di Creatura di sabbia accompagna il lettore verso l’anima più autentica del Marocco, in un itinerario le cui tappe sono le città e i deserti, i ricordi personali e la storia ufficiale, le leggende della sua terra e le tracce lasciate dagli stranieri che l’hanno attraversata.Si parte da Tangeri («una città abituata all’abbandono, che produce eroi stanchi») – anzi dal suo famoso Café de Paris da dove osservare i tanti viaggiatori, da Ginsberg a Burroughs, da Bowles a Barthes, che come pellegrini vi sono giunti in cerca di piaceri promiscui, di oblio o di un nuovo inizio – per poi proseguire verso Casablanca, Fes, Marrakech, fino ai sentieri meno battuti della Chaouia o a uno sperduto accampamento ai piedi dell’Atlante.Lo sguardo partecipe e affettuoso di Ben Jelloun non ignora nemmeno le ineguaglianze che ancora feriscono il Marocco, dalla corruzione a tutte quelle cattive abitudini che «si fanno certezze agli occhi di una popolazione che le accetta rassegnata». Perché se è vero «che ci sono paesi che ci incantano e altri che ci maltrattano o che sono una pena per gli occhi e ci danno l’emicrania», è anche vero che molto dipende dalla nostra disposizione ad accogliere quello che ci viene presentato: «L’anima non si dà, non si concede, non svela niente della sua intimità. È in noi o non è».
Tahar Ben Jelloun è nato a Fèz, in Marocco, nel 1944 ed ora vive a Parigi. Poeta, romanziere e giornalista, è noto per i suoi romanzi, pubblicati anche in Italia, e per i suoi articoli di politica internazionale che appaiono su "Repubblica". Per Il razzismo spiegato a mia figlia gli fù conferito dal Segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, il "Global Tollerance Award".
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento