Un gabbiano ed una lucciola si misero insieme per fondare una scuola di poesia. Ebbero allievi, divenuti poi famosi, come il sole e la luna, l’alba e il tramonto, l’amore e la notte, il mare e le stelle e tanti, tanti altri. Il gabbiano insegnava a disegnare le onde, raccontava di porti lontani e del volo senza battere ali. Raccontava di sentimenti da scalciare con le conchiglie sulla sabbia, di onde che si rincorrono, della schiuma sugli scogli, dello sguardo all’infinito, dell’ombra delle ali sul filo del tramonto, della malinconia dei ricordi, delle gioie rivissute di una stagione finita. La lucciola insegnava come scaldare la notte e illuminare pensieri segreti. Raccontava del tepore d’una notte d’estate, delle grida argentine di bimbi curiosi, dei passi estasiati di chi sa godere, del senso da dare al manto stellato. Così, poco a poco, tutti cominciarono a pensare poesia. Il sole invitava la luna a rendere il mare d’argento, all’alba il cielo violetto annunciava il sole in arrivo, il tramonto era un recital di fuoco, l’amore iniziava le sue battaglie notturne, il mare invitava le stelle a farsi lampare. La scuola, ormai inutile, si sciolse e ognuno riprese la sua strada portando nel cuore la fiamma del poeta, missionario d’amore.
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