10 gen 2011

Libero Grassi(10 gennaio 1991)

Caro estortore,volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere. Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al “Geometra Anzalone” e diremo no a tutti quelli come lui”

Sono passati 20 anni(il 10 gennaio 1991)  da questa lettera pubblicata  dal "Giornale di Sicilia" in cui Libero Grassi si rivolgeva agli estortori,sette mesi dopo,il 29 agosto alle 7.36,verra uccisò per mano della mafia.Uno degli esecutori, Marco Favaloro, così descrive l’omicidio “… Salvino Madonia mi disse allora di trasferirmi sulla sua automobile affiancando quella di Libero Grassi che era posteggiata sotto casa. Da una borsa prese due pistole, una piatta e una a tamburo e Madonia mi raccomandò di tenere il motore acceso e lo sportello anteriore destro aperto per facilitare la fuga. Quando quell’uomo uscì dal portone dell’edificio dove abitava, Madonia scese dall’automobile con la pistola nascosta in mezzo ad un giornale, gli si avvicinò e sparò tutti i colpi della pistola, quindi rientrò in macchina e fuggimmo”.


Libero Grassi era un uomo dalla schiena dritta, onesto, che non arretrò mai neanche di fronte alle minacce e che pose all’attenzione dell’opinione pubblica quello che tutti sapevano ma di cui nessuno voleva parlare: il pizzo. Condannò pubblicamente il giudice istruttore di Catania, Luigi Russo, per la sentenza del 4 aprile del 1991 con la quale veniva sancito che “non è reato pagare la protezione ai boss mafiosi”. Il pizzo contro cui si è battuto Libero Grassi era e rimane una base sostanziosa dell’economia mafiosa. Certo la morte di Libero Grassi ha mosso le coscienze. Dopo di lui molti sono stati di esempio,fino ad arrivare alla nascita di Addiopizzo,ma la battaglia è ancora lunga e oggi, più che mai,và combattuta a livello sociale e culturale...Quel 10 gennaio 1991 resta per molti la data che segna l'inizio della lotta al racket,infatti da quel momento nessuno potè più dire «io non sapevo».Leggo che di Libero Grassi non c'è nessuna statua che lo ricorda,né una piazza o molte vie a lui intitolate.Libero Grassi ha una lapide,scritta a mano e una macchia rossa dipinta ogni anno dalla moglie e dai figli, sul marciapiede dove i killer di Cosa Nostra lo hanno ucciso sparandogli alle spalle.Oggi Confindustria al contrario di quel che fecero le associazioni di categoria per aiutare Grassi, espelle quegli imprenditori che preferiscono non denunciare, quelli che pensano che stare zitti, tollerare, pagare un prezzo alla propria "libertà" tutto sommato convenga di piu' che ribellarsi a chi pensa che tutti abbiano un prezzo. E questo vale per la mafia ma anche per tutti i soprusi grandi e piccoli che molta gente è costretta a subìre, perché tacere non serve, non contribuisce a nessun miglioramento, perché a furia di guardare da un'altra parte arriverà il momento in cui non ci sarà nessun'altra parte dove girare la testa.La lezione di Libero Grassi quindi, non è stata inutile



«Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità».

   Libero Grassi

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