Oggi mi stò rendendo conto che in questi giorni non ho parlato dei tanti problemi del paese,come per esempio il federalismo,la guerra in Afghanistan con l'attentato che ha portato la morte di un nostro soldato,invece ho parlato solo di Berlusconi....purtroppo sono costretto anche oggi !!!!Voglio prendere in considerazioenun'altro punto,oggi il problema grave attule dell'Italia (tra i tanti),non è solo Berlusconi in se stesso,ma come ho detto altre volte è il berlusconismo,è tutto ciò che si è creato attorno per avere consensi, infatti tra tutte le miserie di Silvio e dei suoi scagnozzi nell'interpretare le relazioni sociali quotidiane (l'amore, l'amicizia, l'incontro, il gioco, il valore delle persone e delle cose), rimandano ad una miseria più generale: quella della società italiana ormai degradata ai suoi modelli televisivi.
La malattia di B. è la malattia della società italiana....Gli italiani appaiono sempre come vittime predestinate di poteri corrotti ed esterni. In realtà in questi anni è avvenuto un mutamento antropologico di grande rilevanza e ciò che siamo diventati ha spesso il volto osceno e miserrimo delle rappresentazioni arcoriane. Questa è l'amara verità.Quasi quarant'anni fa, in tempi non sospetti,PIER PAOLO PASOLINI metteva in guardia dai pericoli della tv, ricordando che la nostra Italia non si era unita attraverso una rivoluzione (come la Francia), né attraverso guerre di religione (come la Germania), bensì grazie all'introduzione della TV, che ha unificato (almeno linguisticamente e "culturalmente") l'Italia semi-analfabeta di allora.Chi si fosse impossessato della TV, sembrava dire Pasolini fra le righe, avrebbe dominato la mente degli italiani. E così è stato.
Berlusconi ha creato i propri telespettatori trasformandoli poi nei suoi elettori, e questo processo è tuttora in corso, non si è mai arrestato. La De Filippi, il Grande Fratello, ecc. sono la "realtà" dei ragazzi di oggi,i ragazzi vi sono nati e respirano quell'atmosfera.Oggi la procedura di legittimazione e/o creazione del consenso a Berlusconi pervade tutti i palinsesti televisivi,a ogni ora del giorno e della notte.Il servizio televisivo pubblico sempre meno pluralista perchè assoggettato a direttive di Berlusconi,centro del potere,diffonde informazione non interessante,ma interessata ad allargare il gap culturale che divide le nuove generazioni dalle reali problematiche sociali,desensibilizzandole con una sorta di narcosi collettiva da "reality". E allora ci domandiao perché Berlusconi stenta a cadere? Perché questo dimostra che Berlusconi è ormai "il sistema", un sistema capillarizzato e diffuso ovunque.Berlusconi è l'ape regina che tiene in piedi un alveare di api operaie che vivono o operano grazie a lui.Venendo meno lui, "l'alveare" si distruggerebbe e le "api operaie" (i suoi numerosi lacchè, miracolati, dipendenti, ecc.) scomparirebbero.
Questo sistema è sostenuto da una propaganda occulta continua e costante, che ci investe tutti, nessuno escluso.Per questo le manifestazioni degli studenti contro la riforma Gelmini sono state un'inattesa boccata d'aria fresca. Perché gli studenti hanno dimostrato che qualcuno, ancora, riesce a ribellarsi alla catalogazione che ci vuole tutti spettatori di Amici o del GF o del TG di Minzolini e quindi potenziali consumatori dei prodotti sponsorizzati dalla Tv berlusconiana (Rai e Mediaset non fa differenza), ma mai cittadini senzienti. Le coscienze di un popolo si dovrebbero formare diffondendo cultura a 360°,ma da noi come ho detto prima sono anni che c'è poca attenzione a questo elemento indispensabile a garantire ad ognuno,la giusta consapevolezza dei pericoli e delle devianze del mondo che ci circonda.La ricetta per risolvere veramente il problema è semplice,ce la ripetiamo da tempo, ma non si riesce ad attuarla: c'è bisogno che la classe politica soparatutto quella a cui io tengo "LA SINISTRA" (quella vera)
si rimbocchi le maniche e torni di nuovo a parlare alla gente tra la gente.Rinunci ai comodi siparietti mediatici ed esca dalle ovattate e confortevoli segreterie di partito per sentire e "farsi sentire" vicina alla gente: senza manifestazioni oceaniche e propagandistiche, ma nelle piazze, nelle strade,nelle fabbriche,insieme al sindacato che fa gli interessi dell'operaio non del padrone,vicina ai disoccupati,ai cassaintegrati ascoltando dal vivo i loro problemi e proponendo le proprie idee discutendo e concordando iniziative e programmi per risolverli, facendoli sentire veramente partecipi del processo di rinnovamento di cui il Paese ha disperatamente bisogno.Solo in questo modo potrà riacquisire la considerazione, il consenso e la fiducia perduti, ma tutto ciò non basta ancora: è indispensabile che una volta ottenuto, eventualmente, il potere democraticamente e su mandato popolare realizzi concretamente ciò che ha promesso...
Un pezzo di Concita De Gregorio
Fate guerra alla paura
tutti gli articoli dell'autore È venuto il momento di togliere gli occhi di dosso da Berlusconi e volgere lo sguardo agli italiani. Ho cercato di dirlo nei giorni scorsi in tv con alterna fortuna: la tv, del resto, è la vera scena del delitto. È il corpo del reato, è lei stessa la pistola fumante. Volendo parlare e non partecipare al crimine bisogna farlo altrove. Lo faccio qui, di nuovo, dunque: da molti giorni - da mesi, in varie declinazioni - scrivo che il problema dell’Italia da tempo non è più solo Silvio Berlusconi.
Il problema dell’Italia sono gli italiani incapaci di comprendere la realtà e di reagire, gli italiani che gli consentono di rappresentarli. Non sarà un processo, non sarà un vizio per quanto efferato a condannarlo. Sarà la rivolta di chi si riprende la delega scrivendoci dentro basta così: dei suoi elettori, dunque, soprattutto. Delle persone per bene capaci di esercitare la ragione che stanno a destra come a sinistra e al centro. Di quei padri - tra i suoi elettori - che non fanno prostituire le figlie perchè portino a casa i soldi. Di quelle donne, fra le sue elettrici, che pur potendo andare a letto con il professore per passare l’esame e col capufficio per fare carriera non l’hanno fatto né lo farebbero. Non perché non possono, perché non sono state scelte: perché non vogliono. Chissà se è ancora possibile o se è già troppo tardi. Ho visto giorni fa il bellissimo spettacolo di Fabrizio Gifuni su Pasolini. Difficile che arrivi mai in tv. La descrizione del “genocidio culturale” commesso dalla dittatura televisiva e del “mutamento antropologico” che produce sono di precisione millimetrica.
È questo il crimine, perfettamente premeditato e congegnato: vent’anni di ipnosi collettiva. Da Drive In a Kalispera passando per anni di milioni di giovani “provinati” in tutta Italia per le Isole e le Case, per diventare Amici o infermierine. Chi ha vent’anni è nato lì dentro. Non è in questione, oggi, la prostituzione consapevole: ciascuno è libero di fare di sé ciò che vuole. Il problema è chi la induce e l’ha indotta in anni di casting ad uso pubblico e privato, di chi la sfrutta la rivendica ergendola a modello di condotta di successo. Abbiamo raccolto quasi trentamila firme in due giorni chiamando all’appello le donne al di là della parte politica. È successa una cosa emblematica, il primo giorno: molte donne celebri lo hanno sottoscritto e hanno richiamato qualche ora dopo, quando i loro nomi erano in rete, per chiedere di essere tolte. Scusandosi, spiegando che non potevano, che chi fa un “lavoro molto esposto” non può firmare, rischia, viene dissuaso. Abbiamo compreso, abbiamo tolto i loro nomi che pure restano nero su bianco nelle adesioni della prima ora. Certo: chi lavora a Mediaset - è solo un esempio, c’è ben altro - non può firmare un appello libero. L’Italia non è Mediaset però. La paura, l’intimidazione si combattono solo riprendendo in mano la propria libertà. Con dignità e orgoglio, un altro modo non esiste. A destra, a sinistra, al centro
22 gen 2011
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