Nel breve numero di dodici mesi
l'anno passa, e brevi sono gli anni.
Pochi la vita dura.
Che son dodici o sessanta nella foresta
dei numeri, e quanto poco manca
al termine del futuro!
Due terzi ormai, sì rapido, del corso
che mi è imposto correre declinando, trascorro.
M'affretto, e subito finisco.
Abbandonato in declivio cedo, e riluttante affretto
il moribondo passo.
Non so di chi ricordo il mio passato
che altro fui quando fui, né mi conosco
come se colla mia anima sentissi
quell'anima che nel sentire ricordo.
Da un giorno all'altro ci lasciamo.
Nulla di vero a noi ci unisce -
siamo chi siamo, e chi siamo stati fu
cosa vista di dentro.
Quel che sentiamo, non quel che è sentito,
è quel che abbiamo. Quindi, l'inverno triste
accogliamolo come destino.
Ci sia inverno sulla terra, non nella mente.
E, amore ad amore, o libro a libro, amiamo
il nostro teschio breve.
Sì, so bene
che mai sarò qualcuno.
So d'avanzo
che mai avrò un'opera.
So, infine,
che mai saprò di me.
Sì, ma adesso,
finché dura quest'ora,
questa luna, questi rami,
questa pace in cui stiamo,
lascino che mi creda
quel che mai potrò essere.
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