18 dic 2010

La normalità impossibile

È ARRIVATA la famosa "morsa del gelo" (il normale sottozero e la normale neve di un normale inverno), ampiamente prevista dai meteo di ogni ordine e grado. E mezza Italia slitta e si blocca per lungo e per largo.
strade, ferrovie, aeroporti, come un paese dalla personalità dissociata, che si crede tropicale non essendolo, e accoglie l'inverno, ogni inverno, come una sconcertante novità. Sull'argomento sono state già spese, negli anni, le più divertite oppure amare considerazioni. Molte delle quali ripetitive e ripetute. Ma più passa il tempo, e più si aggroviglia il gomitolo della nostra crisi economica, sociale, psicologica, più il mugugno rituale assume il carattere, più inquietante, di un dubbio strutturale. Per esempio la Firenze-Bologna, una gloriosa camionale a pagamento tracciata negli anni remotissimi del boom e oggi parodia di un'autostrada, ci sembra una metafora del tempo che si è fermato, del paese invecchiato, delle decisioni mai prese, della modernità latitante. Restare bloccati, lì o su altre strade, perché un Tir senza catene si è intraversato, oppure perché il sale grosso (il sale grosso!) sembra entrato a far parte delle spezie esotiche o delle emergenze energetiche, come il petrolio arabo e il gas di Putin, non è più solamente un contrattempo. È una conferma: la conferma che troppe sono le cose che ci colgono sistematicamente distratti o inadempienti o impreparati.
Impreparati, cioè imprevidenti. Così che le disgrazie diventano catastrofi, e i disagi diventano emergenze, la parola oramai insopportabile che risuona in ogni angolo del Paese da tempo immemorabile. Può essere, una perturbazione invernale, un'emergenza? Un fenomeno che più rituale, più prevedibile non si può? Qui non si tratta di demolire mezza Italia e ricostruirla antisismica, non si tratta di rifondare da zero o quasi il sistema di smaltimento della monnezza in Campania. Qui si tratta di sapere che in dicembre è dicembre, e dunque strade binari e aeroporti, per quanto possibile, vanno sbrinati, le gomme da neve devono essere obbligatorie per qualunque veicolo circolante. E anche i ritardi, i rallentamenti, i disagi vanno messi nel conto e in qualche maniera governati, per esempio chiudendo i caselli autostradali quando diventano imbuti verso il nulla, come ogni tanto accade. Programmabile, tutto sommato, sarebbe anche il nervosismo di chi non può partire, o deve rimandare un viaggio non sempre urgentissimo: se fosse autorevole e solerte la voce che lo ferma, se cioè fosse di riconosciuta competenza la gestione del sistema dei trasporti, rassegnarsi sarebbe più semplice, forse quasi automatico. Se la fatidica frase "ci scusiamo per il disagio" ci raggiungesse prima, quando ancora non siamo in viaggio, e non dopo, quando siamo "bloccati nella morsa del gelo" come da titolo di prammatica, ce ne faremmo più facilmente una ragione.Così non è. A ognuno di noi è toccato entrare in un'autostrada impraticabile, sommersa dalla neve o infartuata da un ingorgo terrificante, e uscendone dopo molte ore, affranto, sentirsi dire da un casellante (innocente) che non era di sua competenza impedire l'accesso. E poi arriva la protezione civile (che ormai è il Ministero dell'Emergenza Istituzionalizzata) con le coperte e l'acqua da bere, e il giorno dopo si infuocano le polemiche su chi doveva ordinare il sale e non l'ha fatto, chi doveva chiudere l'autostrada e non se l'è sentita, e in genere tutti hanno le loro ragioni, ma la somma di queste ragioni rimane sempre un torto collettivo, quello di soccombere irrimediabilmente alla normalità. Perché di questo, poi si tratta: non è l'eccezione che ci duole, non l'incidente che ci abbatte, è la normalità che troppo spesso diventa ingestibile. La normalità del freddo invernale e delle intemperie. La normalità dei rifiuti da smaltire, delle case da costruire a norma, del lavoro ben fatto che ben fatto non è. Per questo, se ieri fossi rimasto bloccato a Barberino del Mugello, non avrei pensato a quanto è sadico l'inverno, ma a quanto masochisti stiamo diventando noi altri, atterriti dalla neve di Natale.
                                                                       M.SERRA.R 

4 commenti:

Anonimo ha detto...

E' il vecchio discorso del sapere/ma non curarsene.
In altri Paesi, dove la neve copre per metri, non si ferma niente o nessuno;tutto procede nella normalità...si chiama organizzazione.
Pochi centimetri in Italia...e tutto va in tilt.
Come giustamente dici Emanuele, la "dama bianca" dovrebbe rallegrarci, soprattutto se si pensa a come, nel disgelo, riempie le sorgenti di acqua.
Ma da noi, TUTTO è un problema..
Povera patria che si arena pur negli elementi naturali!!!!!
Un abbraccio Emanuele che ci scaldi in questo clima piuttosto rigido.
Michela

ANAM ha detto...

Ciao cara Michela,dici benissimo..cmq voglio precisare "non so se hai letto la firma del pezzo" è di Michele Serra di Repubb...Qua in Toscana,ci sono stati tanti disagi...oggi sentiamo un rimbalzo delle responsabilità..eppure il bollettino meteo di lunedì era stato chiarissimo:venerdì 17 nevicate fino al livello del mare.Persino i tabelloni dell'autostrada nella giornata di giovedì indicavano tale previsione,eppure... ogni città della mia regione hanno avuto gli stessi problemi.Mi chiedo: esistono i piani di protezione civile? Chi, cosa, quando, e dove si deve intervenire? Quali sono le priorità da garantire? La mia impressione è che tali piani, se ci sono, siano sempre frutto dell'improvvisazione, a seconda delle persone che si trovano a coordinare, perdendo di vista le priorità.Dici organizzazione,il problema è che siamo in Italia..l'abbiamo visto per i rifiuti a Napoli..
Un forte abbraccio anche voi....grazie mille!!!
Emanuele

Anonimo ha detto...

Scusami Emanuele, non ho letto di chi fosse l'articolo ma penso che le constatazioni del giornalista Michele Serra siano anche un pò il nostro "sentire".
Siamo in Italia...ti sembra che esistano delle priorità se non quelle di aggiudicarsi una poltrona noncuranti dei veri problemi che assillano il Paese???
Michela

ANAM ha detto...

No...non devi scusarti... cmq l'ho inserito proprio per questo,perchè mi riconosco in questo suo articolo...e nella tua riflessione... i veri problemi del paese? quando mai? vorrei ridere...ma c'è da piangere aimè...bacio!!! saluta Enzo