Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
-t'ho visto- dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T'ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero,
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all'altro fratello:
"Andiamo ai campi". E quell'eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
16 ott 2010
Uomo del mio tempo(Salvatore Quasimodo)
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2 commenti:
Sono versi angosciati e dolenti che svolgono un'accorata meditazione sulla barbarie che è ancora nell'uomo contemporaneo, capace di odio come i progenitori preistorici.
Mi tornano a mente, nell'immediato,alcune parole di F. Guccini: " io chiedo quando sarà che l'uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare..."(Auschitz).
Capirà mai l'uomo la forza dell'amore?
Michela
Capira? sembra utopia pensare questo,purtroppo la fame di potere ha semnpre prevalso su tutto..Belle le parole di Guccini io vorrei lasciati questa citazione:
Godetevi la vita, innamoratevi, siate felici. Ma diventate partigiani di questa nuova resistenza,la resistenza dei valori, la resistenza degli ideali. Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare e di agire da uomini liberi e consapevoli."
A.Caponnetto
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