11 ott 2010

CLAUDIO BAGLIONI E ANTONIO COGGIO

Anche chi dorme in un angolo pulcioso
coperto dai giornali le mani a cuscino,
ha avuto un letto bianco da scalare
e un filo
di luce accesa dalla stanza accanto,
due piedi svelti e ballerini
a dare calci al mare
nell’ ultima estate da bambino,
piccole giostre con tanta luce
e poca gente e un giro soltanto.
Anche questi altri
strangolati da cravatte
che dentro la ventiquattrore
portano la guerra,
sono tornati
con la cartella in braccio al vento
che spazza via le foglie
del primo giorno di scuola,
raggi di sole che allungavano i colori
sugli ultimi giochi
tra i montarozzi di terra
e al davanzale di una casa
senza balconi, due dita a pistola.
Anche quei pazzi
che hanno sparato alle persone
bucandole come biglietti da annullare,
hanno pensato che i morti li coprissero
perché non prendessero freddo
e il sonno fosse lieve,
hanno guardato l’aereoplano
e poi l’ imboccano e son rimasti così
senza inghiottire e nè sputare,
su una stradina e quattro case
in una palla di vetro
che a girarla viene giù la neve.
Anche questi cristi,
caduti giù senza nome e senza croci,
son stati marinai dietro gli occhiali
storti e tristi
sulle barchette coi gusci delle noci
e dove sono i giorni di domani,
le caramelle ciucciate nelle mani
di tutti gli uomini persi dal mondo,
di tutti i cuori dispersi nel mondo.
Quelli che comprano la vita degli altri
vendendogli bustine
e la peggiore delle vite,
hanno scambiato figurine e segreti
con uno più  grande,
ma prima doveva giurare,
teste crollate nel sedile di dietro
sulle vie lunghe e clacksonanti
del ritorno dalle gite
e un po’ di febbre nei capelli
ed una maglia che non vuole passare.
E i disperati che seminano bombe
tra poveri corpi
come fossero vuoti a perdere
come se fossero pupazzi,
seduti sui calcagni han rovesciato sassi
e un mondo di formiche che scappava,
le voci aspre delle madri
che li chiamavano
sotto un quadrato di stelle,
dentro i cortili dei palazzi
e la famiglia a comprare
il cappotto nuovo
e tutti intorno a dire come gli stava.
Anche questi occhi,
fame di nascere per morir di fame,
si son passati un dito di saliva
sui ginocchi
e tutti dietro a un pallone
in uno sciame
leggeri come stracci
e dove fanno a botte,
dov’è un papà che caccia via la notte
di tutti gli uomini persi dal mondo,
di tutti i cuori dispersi nel mondo.

2 commenti:

little-prince ha detto...

Davvero un grande Baglioni !

Se andiamo avanti di questo passo ce ne saranno sempre più di uomini persi ; ce ne sono già tanti , troppi , per un paese che si definisce progredito e civile .

un abbraccio ^_____^

ANAM ha detto...

Sì Pallina... purtroppo è la realtà!!! Baglioni non è uno dei miei preferiti ma quando si legge dei testi del genere...Chapeau!!!