10 set 2010

The Doors...

Oggi voglio parlare di un gruppo a cui sono particvolarmente legato e di un album capolavoro "The Doors"...Però per cominciare parliamo un pò del gruppo,secondo una delle leggende del rock,i Doors sarebbero nati su una spiaggia della California,quando Jim Morrison declamò a Ray Manzarek i versi di una poesia appena composta:"Moonlight Drive".Morrison e Manzarek si erano conosciuti alla Scuola di Cinema a unirli,la passione sfrenata per i classici della letteratura...Ma i due hanno storie diverse.Morrison,originario della Florida,è il figlio di un alto ufficiale della Marina americana,destinato anch'egli alla carriera militare.

Ma è un personaggio complesso,fragile e carismatico insieme,animato da una vena poetica fuori del comune e da una smaccata attitudine anticonformista.Una personalità inquieta,che lo porterà a scontrarsi con la propria famiglia al punto da arrivare a dichiararsi "orfano". Manzarek,originario di Chicago,ha meno fascino ma più solide basi musicali,grazie alla sua esperienza di pianista di impostazione classica con una particolare predilezione per il rock e il blues,ha sempre coltivato la sua passione per il blues cantando con un complessino composto dai fratelli Rick e Jim e al batterista John Densmore.A questa formazione si unisce Jim Morrison...poi a Morrison,Manzarek e Densmore si aggiunge...il chitarrista Robbie Krieger.
Il primo Album e secondo me la migliore creazione è " The Doors "

assolutamente uno dei massimi capolavori della storia del rock.Visionario,intenso,selvaggio,il disco è un saggio del talento poetico di Morrison,ma anche della straordinaria abilità degli altri musicisti:Robby Krieger,ottimo compositore e chitarrista,Ray Manzarek, tastierista e organista fantastico,John Densmore,batterista jazz in perfetta sintonia con i tempi teatrali e i rituali ipnotici della band.L'alchimia musicale dei Doors fonde blues e rock psichedelico,poesia decadente e teatralità,rituali occulti e ritmi esotici.E le storie declamate dal baritono inquietante di Morrison sono un pugno in faccia ai valori precostituiti."The End",
versione rock del mito di Edipo che sfocia nella celeberrima e iper-censurata strofa "Mother, I will fuck you!", è un lungo, sfibrante raga,perso in un mare di ricami orientaleggianti, di improvvisazioni sonore, di vortici psichedelici che annebbiano la mente e la ipnotizzano, per poi folgorarla con un finale da elettroshock, in cui chitarra, organo e batteria convergono in un vertiginoso crescendo.Consumato attore teatrale,oltre che rocker,Morrison interpreta una delle sue sceneggiate più agghiaccianti,spaziando tra toni soffusi e slanci furoreggianti, tra momenti di estasi mistica e spasmi epilettici.Il brano sarà reso ancor più immortale dalla colonna sonora di "Apocalypse Now",il capolavoro di Francis Ford Coppola.
Ma ripartiamo dall'inizio... "Break On Through":due minuti tiratissimi ed è già un colpo da ko immediato.Un inno generazionale in cui il profeta Morrison predica la ribellione,la ricerca della libertà assoluta,accompagnato da un ritmo rockeggiante di kinksiana memoria.
Ma i Doors sono anche maestri nello stemperare il pathos con improvvisi cali di tensione.Così,nella ballata di "Crystal Ship" l'inquietudine si trasfigura in sogno, in una sorta di dolce dormiveglia.Il canto baritonale di Morrison favoleggia di luoghi surreali e di mondi remoti,nei quali ritrovarsi dopo aver abbattuto ogni barriera, Il blues dei Doors acquista toni allegri, quasi a voler simulare un intermezzo "leggero", in "20th Century Fox", ritratto al vetriolo di donna fatua e fatale.E l'atmosfera si fa addirittura surreale nello stralunato remake di "Alabama Song" del duo Kurt Weill-Bertold Brecht.
Poi l'anima del disco prende sopravvento nei sette minuti di "Light My Fire", vorticosa ode al sesso che si consuma tra le fiamme di un blues-rock selvaggio
Morrison,sembra quasi voler risvegliare la notte dei sensi perduti con la sua invocazione oltraggiosa e autodistruttiva: "Come on baby, light my fire/ Try to set the night on fire/ The time to hesitate is through/ No time to wallow in the mire/ Try now we can only lose/ And our love become a funeral pyre". E mentre Morrison intona il suo oscuro,primordiale richiamo,un’esplosione sonora deflagra tra le volute dell’organo di Manzarek e i riff lancinanti della chitarra di Krieger,in un ideale amplesso tra jazz e sonate barocche,flamenco rock e folk arabo.Un duetto tra i più leggendari mai apparsi su un pentagramma rock.
E se la melodica "I Looked at You" e l’incalzante "Take As It Comes" potevano dare l’impressione di una conclusione "leggera" dell’album, è la litania ancestrale di "End Of The Night" - sorta di terrorizzante fiaba notturna scandita al lento ritmo di una liturgia psico-lisergica - a far presagire che il finale sarà tutt’altro che un "happy ending". E infatti la fine arriva, implacabile: "The End". Ma per la storia del rock sarà solo l’inizio...

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