Ci lascia non solo un uomo amato dalla città di Firenze ma anche un testimone delle persecuzioni nazifasciste,della deportazione e della Shoa!!
Un uomo di pace che dopo aver vissuto l’orrore dei campi di sterminio ha dedicato il resto della sua vita a raccontare quella tragica esperienza ai più giovani.Grazie a persone come lui è stato possibile tramandare intatta, alle nuove generazioni, una delle pagine più drammatiche della nostra storia»...
Lo sterminio degli Ebrei in Europa non è solo una ferita indelebile ma rappresenta anche una crisi di civiltà sulla quale non cessiamo di interrogarci e intorno alla quale,col passare del tempo, cresce il problema della trasmissione della memoria.Anno dopo anno i diretti testimoni scompaiono,nessun evento per quanto clamoroso può autoimporsi definitivamente per il solo fatto di essere accaduto...se non se ne cura la memoria, ascoltando anzitutto i testimoni,pian piano,esso rientra nella normalità.Non solo cercano uno spazio coloro che negano l’esistenza stessa di eventi come Mauthausen ma constatiamo purtroppo la presenza,di indifferenti,di persone che non vogliono ricordare.Il primo obbligo che abbiamo oggi è dunque quello di ascoltare i testimoni e i superstiti.Lo dobbiamo a loro a Mario Piccioli che ci ha insegnato questo dovere.Ildovere di proteggere e trasmettere la verità storica».
Hi ripreso dal corriere cronaca Firenze il ritratto di Mario Piccioli:
Piccioli era cresciuto nel quartiere di San Frediano: fu arrestato l’8 marzo del 1944 mentre cercava la madre, arrestata il giorno precedente in seguito allo sciopero generale proclamato nell’Italia centro-settentrionale. La madre venne rilasciata ma lui, dalla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella, assieme a tanti altri, fu deportato al campo di concentramento di Mauthausen, dove arrivò l’11 marzo. Venne poi trasferito a Ebensee, quindi di nuovo a Mauthausen e infine fu portato al campo di Linz III. Piccioli, dopo più di un anno dal suo arresto, il 5 maggio del 1945, venne liberato dalle truppe americane. Al momento della sua liberazione pesava 31 chili. Il suo lungo viaggio per rientrare in Italia si concluse il 23 giugno, quando fece ritorno nella sua Firenze. Negli anni successivi lavorò in una cartiera; poi nel 1963 entrò a lavorare alla Provincia di Firenze. Aveva anche pubblicato un libro dal titolo «Mario Piccioli. Da San Frediano a Mauthausen», a cura di Bruno Confortini.
«La città piange una persona coraggiosa e un amico: gli dedicheremo la cerimonia dell’11 agosto per ricordare il 66/o anniversario della Liberazione di Firenze». Lo afferma il sindaco Matteo Renzi nel messaggio di cordoglio che ha inviato oggi, a nome dell’Amministrazione e dell’intera città, dopo la morte di Mario Piccioli, presidente dell’Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti (Aned) di Firenze.
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